Cannes, lunghi applausi per La Pazza Gioia di Virzì alla Quinzaine

Al Théatre Croisette sono stati lunghissimi i minuti di applausi per il nuovo film di Paolo Virzì, La Pazza Gioia presentato alla Quinzaine. Secondo italiano ad essere proiettato in questa sezione (Fai bei sogni di Bellocchio ha aperto la rassegna e a breve debutterà Giovannesi con Fiore), Virzì è stato accolto non solo con applausi in chiusura ma anche con applausi e risate durante tutto il film. Una simile accoglienza non è scontata per un film che non sia francese, anche davanti ad un pubblico di certo più abituato di altri. Le trappole delle differenze culturali che decretano i successi nazionali di alcuni film e i loro flop all’estero non sono sempre immediatamente prevedibili. É un po’ questa la discriminante che rende Virzì invece capace di parlare ad un pubblico che oltrepassa le Alpi.

La storia. Le due protagoniste Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi), di nobili origini e affetta da bipolarismo, e Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti), depressa e anoressica, si ritrovano insieme in una struttura di recupero di donne con disturbi mentali, classificate come socialmente pericolose e stringono una amicizia che sembra benefica per entrambe. Anche se paragonato da molti a un Thelma e Louise all’italiana – film che viene apertamente citato in alcune scene – La Pazza Gioia è però molto diverso dalla pellicola americana e se ne discosta in molti sensi. Non c’è una vera intenzione di fuga da qualcosa come per le protagoniste americane, ma voglia di evasione momentanea, libertà, normalità, momento di leggerezza in un mondo che di leggero ha ben poco. Di fondo esiste in entrambe la consapevolezza che la struttura sia l’unico posto dove possano trovare protezione da un mondo esterno che non sono capaci o di gestire o di affrontare.

Si ride tanto, ma si piange anche. Scritto con la collaborazione di Francesca Archibugi, il segreto del film di Virzì sta proprio nella sceneggiatura brillante che esalta le figure delle due attrici protagoniste. Il registro comico della Bruni Tedeschi è sfavillante ma anche necessario a far da contraltare alla durezza e tristezza delle storie di autodistruzione che le due protagoniste interpretano. Si piange e si ride in dosi equamente distribuite. Con leggerezza sono toccate delle corde profonde senza che lo spettatore se ne renda nemmeno subito conto. Arriva tutto insieme, verso la fine del film, quel senso di amarezza nascosto nel ritmo sostenuto delle battute per una felicità che non solo è ormai negata alle due protagoniste, ma deve esserlo per il bene delle persone a cui loro stesse tengono di più. Preparate i fazzoletti.

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Foto di copertina © La Pazza Gioia-YouTube