In Germania si presenta un nuovo disegno di legge sull’aborto (sostanzialmente ancora illegale)

In Germania l’aborto è ancora un crimine. 26 organizzazioni presentano un disegno di legge per una nuova regolamentazione

Diverse organizzazioni, tra cui Amnesty International, stanno presentando in Germania un nuovo disegno di legge  per rivedere la regolamentazione dell’aborto, attualmente – anche se solo tecnicamente – ancora considerato illegale e ancora classificata nel Codice Penale del paese nella sezione dedicata ai “crimini contro la vita” (paragrafo 218 del Strafgesetzbuch). In sostanza entro le 12 settimane non c’è nessuna pena, però i termini restano.

La nuova iniziativa mira a rendere, anche da un punto di vista tecnico, completamente legale l’aborto. Non solo: lo si vuole rendendolo più accessibile, seguendo l’esempio di paesi come Argentina, Messico e Francia, dove la libertà di aborto è stata recentemente fissata nella Costituzione.

Le organizzazioni stanno esortando il Cancelliere federale, i ministri federali e i membri del Bundestag a riorganizzare l’aborto su questa legislatura.

Già numerose sono le opposizioni all’iniziativa, il portavoce della Conferenza episcopale tedesca, Matthias Kopp ha espresso in un comunicato il pensiero della Chiesa cattolica tedesca: “I vescovi tedeschi continuano a sostenere il mantenimento del concetto di protezione giuridica esistente ai sensi dell’articolo 218 del codice penale in combinazione con la legge sui conflitti di gravidanza. Protegge l’autodeterminazione e la salute della donna e del nascituro e tiene conto del rapporto speciale tra madre e figlio durante la gravidanza”.

Le eccezioni attuali all’illegalità dell’aborto in Germania

Nonostante l’aborto in Germania sia tecnicamente illegale, è attualmente depenalizzato sotto determinate condizioni, come l’obbligo di colloqui preliminari. Tuttavia, ostacoli come l’obiezione di coscienza, ne complicano l’accesso, una problematica che ricorda quella dell’Italia, dove l’alta percentuale di medici obiettori limita l’applicazione della 194.

Le organizzazioni richiedono quindi un cambiamento urgente per allinearsi agli standard internazionali sui diritti umani.

Le manifestazioni a sostegno del disegno di legge sono già a Berlino dal 21 settembre.

 

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Il disegno di legge

Il progetto di legge è stato guidato dagli avvocati coinvolti nella Commissione per l’autodeterminazione riproduttiva e da medici, ed è stata commissionata da un gruppo di 26 associazioni in collaborazione. I regolamenti proposti si basano sulle raccomandazioni della Commissione, sugli organismi internazionali per i diritti umani e sulle linee guida sanitarie internazionali tenendo conto della giurisprudenza costituzionale.

La bozza di legge proposta dalle organizzazione sostiene e protegge le donne incinte che scelgono di abortire, attraverso una migliore assistenza medica e facile accessibilità al servizio. Il disegno è infatti funzionale a dimostrare come l’aborto in Germania possa finalmente far combaciare la Costituzione con i diritti umani delle persone interessate.

Julia Duchrow, segretaria generale di Amnesty International in Germania, afferma che: “Questo disegno di legge per regolare gli aborti autodeterminati al di fuori del diritto penale è un primo passo importante verso il rispetto degli standard dei diritti umani. L’accesso a un aborto sicuro fa parte di una società paritaria e la criminalizzazione degli aborti risale ancora all’epoca imperiale, in cui le donne in Germania non avevano il diritto di voto né potevano decidere del proprio corpo. La Germania dovrebbe basarsi sugli standard dei diritti umani e fare lo stesso degli altri Paesi: negli ultimi 30 anni, più di 50 paesi hanno modificato le leggi per consentire un migliore accesso agli aborti. In Argentina, Colombia e Messico, l’aborto è diventato legale negli ultimi anni. In Francia, la libertà di aborto è addirittura ancorata alla Costituzione“.

Le principali proposte del regolamento di legge, in sintesi, mirano a garantire un maggiore accesso e determinazione ai diritti riproduttivi, nello specifico:

  • L’aborto non sarà più un reato penale 
  • Aborto fino alla 22esima settimana di gravidanza (per adesso è 12 settimane)
  • Eliminazione dell’obbligo del colloquio di consulenza e del periodo di attesa di tre giorni
  • Introduzione di una consulenza volontaria
  • Accesso più ampio e facilitato ai servizi medici per l’aborto

La situazione giuridica in Germania

In Germania l’aborto è ancora vietato dalla legge, come si può vedere nel paragrafo 218 del Codice Penale. Da oltre 150 anni il divieto d’aborto è nella sezione “crimini contro la vita”, affiancato dall’omicidio e dall’omicidio colposo.

L’aborto in Germania, essendo regolato dal Codice Penale, è tecnicamente illegale, però depenalizzato. Ciò vuol dire che esistono delle condizioni tramite cui può essere effettuato. Ad esempio l’aborto è consentito entro 12 settimane di gestazione, a condizione che la donna si sottoponga a un colloquio obbligatorio di consulenza almeno 3 giorni prima dell’intervento. Colloquio spesso denunciato da diverse donne: circa una donna su cinque ha raccontato di aver subito abusi o pressioni per continuare la gravidanza durante la sessione di consulenza. Una donna della Renania Settentrionale-Vestfalia racconta: “la consulente mi ha rimproverato di mettere la mia vita al di sopra di quella del mio bambino ancora non nato e ha detto che noi donne siamo sulla terra per avere figli”.

Un diritto di difficile accesso

Il diritto all’aborto, sebbene garantito per legge, viene spesso reso inaccessibile a causa di numerosi ostacoli burocratici, pratici e culturali. Tra questi, il più rilevante è rappresentato dagli obiettori di coscienza.

Il Consiglio d’Europa ha riscontrato che “le donne che cercano di sottoporsi ad aborto continuano a imbattersi in notevoli difficoltà per accedere all’interruzione di gravidanza”. E che “la minoranza del personale sanitario non obiettore di coscienza (medici, ostetriche, anestesisti) deve affrontare svariati tipi di ripercussioni negative sul lavoro, sia dirette che indirette, in termini di carico di lavoro, distribuzione delle mansioni, e opportunità di sviluppo della carriera”.

In Italia l’aborto è legale e garantito ai sensi della legge 194 del 1978, stessa legge che tutela anche l’obiezione di coscienza, che consente ai medici e al personale sanitario di rifiutarsi. Ciò significa che lo stato deve garantire il servizio dell’aborto, ma al tempo stesso consente ai medici di non eseguirli. In tutto ciò, secondo la legge, le strutture sanitarie devono comunque assicurare che l’aborto sia disponibile a chi ne ha diritto, ovvero garantendo che ci sia personale sufficiente per effettuare il servizio, anche se nella pratica non è così, perchè se circa il 70% dei medici si dichiara obiettore, allora è chiaro che accedere al servizio risulta molto complesso. La situazione è analoga anche in Germania.

Cosa rivelano le inchieste tra Italia e Germania

Un’inchiesta del sito Corrictiv in collaborazione con FragDenStaat, rivela che le donne tedesche che abortiscono ricevono cure mediche inadeguate, incontrano impedimenti burocratici e subiscono esperienze umilianti oltre ad un’atteggiamento colpevolizzante da parte delle strutture sanitarie.

Niente di lontano alla ormai nota situazione in Italia. Gli obiettori di coscienza sono circa il 70% dei medici e l’interruzione volontaria della gravidanza è praticata soltanto nel 60%  degli ospedali italiani.

In Germania fino al 2019 era vietato anche dire dove e chi praticasse legalmente gli aborti (ad oggi sono autorizzati). Le informazioni sui metodi e sui costi sono considerate pubblicità e restano vietate. “Gli attivisti anti-aborto sono autorizzati a diffondere informazioni fuorvianti sugli aborti su internet. Non devono temere punizioni. Mentre i medici che forniscono informazioni concrete sono perseguiti”, denuncia Correctiv.

Nel complesso in Germania solo il 57% delle cliniche eseguono aborti, ma il 19% degli ospedali ha dichiarato di eseguire l’aborto solo se c’è pericolo di vita o se si è vittime di uno stupro (aborti terapeutici). Appellandosi ad una presunta “immagine cristiana dell’umanità“.

La legge tedesca, come l’italiana, permette l’obiezione di coscienza, ma la Corte Costituzionale Federale ha stabilito che i Land sono obbligati a garantire un servizio che sia sufficiente. Esattamente come in Italia, anche in pratica questo criterio di sufficienza non è rispettato in entrambi i paesi. Il Land dove ci sono più obiettori in Germania è la Baviera. La regione in Italia è la Sicilia, con ben 85,5% medici anti-abortisti.

L’Italia è infatti l’unico paese europeo a raccogliere informazioni sull’obiezione di coscienza. In 21 paesi dell’UE, invece, come Norvegia e Svizzera, il diritto dei medici di appellarsi all’obiezione di coscienza è garantito per legge. Rifiutarsi di praticare un aborto è invece illegale in altri Stati membri dell’UE come Svezia, Finlandia, Bulgaria, Repubblica Ceca e Islanda.

Prospettive future e conservatorismo

In Italia questo atteggiamento tendenzialmente conservatore viene spesso ricondotto alla forte presenza della Chiesa e al prevalere di una generica mentalità “bigotta” nel ministero della Salute (il tema è ancora percepito come “tabù”). Anche in Germania sono molte le opposizioni da parte della chiesa, in particolare da parte della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) che si è espressa contro la revisione delle attuali norme sull’aborto.

Secondo altri punti di vista, il problema reale, aggiunge la ginecologa Silvana Agatone, è la discriminazione istituzionalizzata: “Il medico non obiettore è considerato un criminale, non un dottore dotato di grande senso civico”.

Ad oggi, in molti stati risultano esserci passi avanti circa il diritto d’aborto ma in molti altri la strada sembra ancora lunga e tortuosa. L’11 aprile 2024 ha avuto luogo la votazione del Parlamento Europeo circa l’inserimento del diritto nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, ma ha avuto 366 voti a favore, 163 contrari e 36 astensioni. Prima che tale modifica venga implementata, sarà necessaria l’approvazione da parte dei 27 stati membri. Tuttavia, avendo alcuni paesi come Polonia e Malta manifestato una visione contraria nei confronti della mozione è difficile che venga effettivamente inclusa nella carta dei diritti fondamentali.

L’europarlamentare francese di sinistra Manon Aubry ha attaccato quelli che ha definito “reazionari” di destra per aver votato contro la misura. “Il diritto all’aborto non è una questione di punti di vista. È un diritto. No, il diritto all’aborto non è una questione controversa. È una libertà fondamentale. No, il diritto all’aborto non uccide. Al contrario, salva delle vite. E mentre voi lo attaccate tranquillamente qui al Parlamento europeo, voi donne potete contare su di noi, saremo con voi fino in fondo”.

La Francia ha fatto da apripista, inserendo l’aborto in Costituzione. Tuttavia, il percorso per ottenere lo stesso risultato negli altri paesi è ancora lungo e complesso. Ad oggi, in Germania, sarebbe già una piccola vittoria importante riuscire ad approvare una nuova regolamentazione che decriminalizzi l’aborto, almeno escludendolo dal Codice Penale.

Leggi anche: Germania chiede procedure d’asilo come l’Italia, l’Albania dice no

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