“Io, traduttrice tedesca che ha preferito la Sardegna a Berlino”
Janina Vahl, da Berlino a Lodè per tradurre Grazia Deledda
La traduttrice Janina Vahl, berlinese Doc, vive ormai da qualche anno in Sardegna. Immergersi nella quotidianità della piccola Lodè, cittadina in provincia di Nuoro, le ha fatto scoprire una nuova realtà e un modo di vivere ben distante dalla vita in una metropoli come Berlino. Tutto questo le ha permesso di tradurre “Canne al vento” di Grazia Deledda. Ho avuto la possibilità di farle qualche domanda attraverso Zoom, mentre lei si mostrava in uno splendido paesaggio sardo insieme allo scrittore Lino De Palmas.
La traduzione di Canne al vento
La connessione di Janina con la Sardegna nasce durante il percorso universitario, quando inizia a studiare il sardo. Dopo un primo periodo a Lodè dove traduce alcuni dei testi per bambini di Lino De Palmas, tra cui “Spaghettino” e “L’asilo al contrario”, le si presenta l’occasione di tradurre “Canne al vento”.
Nel romanzo di Grazia Deledda, i personaggi sono in balia come canne al vento. Nella sua prosa si consuma una fusione quasi carnale tra stati d’animo e paesaggio, tra gli uomini e l’aspra terra sarda, un mondo ancestrale e primitivo che la scrittrice proietta in una dimensione mitica. Mi viene, dunque, spontaneo chiedere a Janina come è riuscita a riprodurre in lingua tedesca un’ambientazione così distante dall’immaginario del pubblico d’arrivo. Si tratta, infatti, di una dimensione sconosciuta anche alla stessa Janina, che fino al trasferimento in Sardegna quel modo di vivere “non lo aveva mai visto neanche in tv”. Dunque, la traduzione del romanzo è stata una bella sfida. Ma ben prima della traduzione, si sono resi necessari un intenso studio e un’accurata analisi del linguaggio, delle metafore, dei luoghi e dei singoli personaggi. Proprio per questo, Janina mi dice che non è possibile quantificare il tempo impiegato per l’intero processo di traduzione, che resta comunque un processo in continuo aggiornamento e mai realmente concluso.
Dal sardo al tedesco
Andando più a fondo nel testo e nella chiacchierata, inoltre, Janina mi rivela che alcune metafore e alcuni contenuti del romanzo non avevano la stessa forza espressiva neanche in italiano. La lingua originale è, infatti, il sardo. Eppure, nel passaggio dal sardo al tedesco, c’è stato un punto di contatto, così come mi fa notare Lino. Le due lingue avrebbero in comune il lessico bellico, essendo sia i tedeschi che i sardi due popoli guerrieri. Infine, una nota positiva che ha illuminato Janina e le ha permesso di riuscire in questa grande impresa: “La fortuna è che i tedeschi amano il romanticismo“. Il romanticismo tedesco le ha dato l’opportunità di veicolare tutti quei messaggi e quei concetti espressi in sardo tramite metafore.
I temi di Canne al vento
Soffermandosi sul romanzo in sè, invece, Janina mi fa notare quanto il romanzo di Deledda sia in realtà più attuale di quello che sembra. Anzi, c’è un aspetto che rende il romanzo molto vicino al pubblico tedesco. Infatti, così come mi fanno notare Janina e Lino, il senso di società e comunità racchiuso nella Deledda è più applicabile che mai alla città di Berlino, soprattutto nel paragone con i kiez, i minuscoli quartieri berlinesi, o con il più ampio distretto di Kreuzberg, con cui è possibile riscontrare una profonda similitudine.
Altro elemento da non sottovalutare è poi l’analisi delle dinamiche familiari e la centralità della donna. E, a tal proposito, emerge dalla conversazione un’interessante riflessione sulla donna nel contesto sardo. Così come mi spiega Lino, la donna proveniente da una società pastorale, molto comune nei piccoli e, aggiungerei, incontaminati paesi sardi, ha per assurdo molte più libertà di una donna proveniente da un contesto borghese, che è quello a cui apparteneva Deledda. Ciò si spiega e si comprende nella misura in cui la donna, in assenza del marito pastore che si assenta dal contesto familiare per lunghi periodi, ha bisogno ed esercita tutta l’indipendenza che le necessita nello svolgimento della vita quotidiana. In questi contesti, la donna non veniva e non viene ancora esclusa da pratiche solitamente associate esclusivamente al mondo maschile come la caccia. In quest’ottica, mi fa sorridere un aneddoto che i due mi raccontano. Si tratta di un commento della madre di Lino sul femminismo moderno, secondo cui “col femminismo la donna ha perso in libertà”. Chiaramente, il riferimento è a una libertà da contestualizzare al mondo di appartenenza, e sconosciuto a chi è cresciuto in realtà più moderne.
Progetti futuri
Prima di salutare Janina, un ultimo riferimento a “Canne al vento” e alla sua traduzione, che pensa di aggiornare ancora e ancora. Infatti, maggiore è il tempo che spende in Sardegna e, in particolare, a Lodè e maggiore è la capacità di comprendere il testo originale e, di conseguenza, veicolare al pubblico tedesco i contenuti in maniera più accurata. Infine, mi rivela che sta lavorando anche ad altri testi in traduzione, sempre dal sardo al tedesco, scritti da Lino sia per un pubblico più giovane sia per adulti.
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Immagine di copertina: Foto di Janina Vahl