Ho passato una notte al… KitKatClub di Berlino

Il KitKatClub di Berlino mi ha colto di sorpresa oppure, a coglierlo di sorpresa, sono stato io

*di Federico Cattaneo

Il KitKat, specialmente per un ragazzo gay, è tra i club di cui si sente parlare di più una volta arrivati a Berlino.

Ed ecco che venerdì scorso, dopo essere stato al cinema, mi sono detto: “Perché no? Perché non ora? anche se da solo?” Pratica che ho scoperto essere abbastanza comune a Berlino.

Fermata U-bahn, Heinrich-Heine-Straße, 2 di notte. Esco dalla metro e vedo subito la coda che parte dal locale, fa l’angolo e prosegue su un’altra strada. Una striscia di persone vestite e svestite con i più svariati outfit kinky (harness, catene, leather, la fantasia non mancava). La maggior parte aveva vestiti pazzeschi, studiati e selezionati. Non tutti però: ovviamente i turisti in t-shirt e jeans che non hanno capito il concept della serata ci sono sempre. Io mi guardo e inizio a pensare che il mio outfit maglia a rete e pantaloni neri sia troppo “vanilla” e ho paura di far parte del secondo gruppo: “i rimbalzati”.

La lunga fila, il kebabbaro e via i vestiti

La fila scorre velocemente, con la felicità del kebabbaro che, coperto dalla fila, continua a vendere patatine e birre alla gente che aspetta. Dopo 40 minuti sono davanti al buttafuori. A  sinistra la gente che non ce l’ha fatta, ancora appesi alla speranza di entrare. Il buttafuori: “Are you alone?”, uno sguardo da capo e piedi e “go”. Sono dentro. 

Pago il biglietto (18€, prezzo buono per la media berlinese) e mi dirigo subito al guardaroba: è uno stanzone dove la gente si spoglia ancora di più. Consegno giacca e telefono al tipo al bancone che, non convinto, mi squadra e mi fa: “nice underwear, honey you don’t need pants inside the club”. Via i pantaloni e inizia la serata.

Tre sale con tre Dj set: techno, techno hard e house & disco. Come “plus” al centro del locale si trova una grande area relax all’aperto con piscina.  Giro subito tutte le stanze passando attraverso corridoi con divanetti, più o meno appartati e adibiti a dark room, che si popolavano sempre più andando avanti con la serata. Chi non vuole concludere la serata in bellezza fino in fondo?

La “sexy” libertà di non scandalizzarsi

Inizio a ballare spostandomi da una sala all’altra, circondato da persone mezze nude (chi più e chi meno), tutte accomunate dalla voglia di ballare in libertà, sfoggiando il proprio corpo e i propri kink, sentendosi sexy e a proprio agio nel ballare. 

L’atmosfera che per tanti può sembrare pesante, perché facilmente puoi vedere contenuti vietati ai minori, a me ha dato un senso di libertà (forse perché sono a mio agio con il sesso e difficilmente mi scandalizzo).

Certamente anche il caldo è stato un importante fattore che aiutava le persone a spogliarsi, ma anche per me, pur essendo la mia prima volta, il momento di imbarazzo e disagio nell’essere mezzo nudo a ballare la techno è durato poco. Questo proprio per l’aria di libertà e inclusività che si respirava con, ovviamente, anche un piccolo “aiuto” per rilassarsi.

La cosa interessante è stata notare che, tra i frequentatori del Club, si possono trovare persone di tutte le età, diverso orientamento sessuale o aspetto fisico. In particolare ho notato un equilibrio tra omosessuali ed eterosessuali, uno scenario che in Italia non è neanche immaginabile. 

In Italia difficilmente trovi discoteche che siano per tutti, o meglio, sì ci sono e sono tutte le discoteche generali. Però, un ragazzo gay in un ambiente di questo tipo, se può, sceglierà sempre il locale gay o la serata gay. Questo perché sa che solo lì ha la serenità e tranquillità di passare una serata, sentendosi libero di essere sé stesso, senza avere paura di essere picchiato fuori dal locale per colpa di un bacio.

Ballare insieme non è ballarsi addosso

In Italia c’è una lotta tra due fazioni: i queer da una parte e gli eterosessuali dall’altra, due mondi che non vogliono avere nulla a che fare l’uno con l’altro e che quasi sono scocciati quando “l’altro” invade lo spazio che non gli appartiene. Come il classico maschio bianco etero cis non vuole vedere due uomini baciarsi o vestiti in modo “femminile”, il gay basic non vuole vedere in pista l’etero che non sa ballare la musica pop e ci prova con la sua migliore amica. Ed è così che questi due mondi scelgono di rinunciare a creare uno spazio comune e ognuno vive all’interno della sua “bolla”. 

Avanguardia: il KitKatClub è il posto dove passando per il corridoio puoi trovare coppie (ma anche gruppi) che vanno ben oltre il limone, senza nessun problema o imbarazzo. Il clima disteso e inclusivo, dove ognuno può dare il libero sfogo ai suoi desideri (sempre nel rispetto altrui) permette al club di non essere ghettizzato esclusivamente a un gruppo, ma aperto e apprezzato da tutti. Il luogo dove le “bolle” possono incontrarsi e ballare insieme.

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Immagine di: Depositphotos