Germania chiede estradizione di irlandese che nel 1994 minacciò un uomo a Berlino con una sedia

Chiesta l’estradizione in Germania per un reato di 30 anni fa: l’imputato irlandese, residente a Birmingham, nel ’94 aveva tentato una rapina da ubriaco in un fast food

Un uomo irlandese di 50 anni rischia l’estradizione dal Regno Unito per scontare la pena carceraria in Germania. Il capo d’accusa risale al 1994, quando Liam Patrick, da ubriaco, entrò in un fast food di Berlino, minacciando il personale del posto con una sedia, per ottenere denaro. Dopo 3 giorni di fermo tornò in libertà, poi una serie di coincidenze ambigue hanno rimandato il processo ed una eventuale pena da scontare per 30 anni. Ora si attende una definitiva quanto surreale sentenza.

La dinamica del reato

Sarebbe “ingiusto” estradare un irlandese ancora ricercato in Germania per uno “stupido” incidente da ubriaco in un takeaway di Berlino quasi 30 anni fa. Questo quanto hanno dichiarato gli avvocati di Liam Patrick (50 anni) all’Alta Corte. Per l’uomo nato a Dublino e residente a Birmingham, è stato emesso per la prima volta un mandato d’arresto dalle autorità tedesche nel 1996, con l’accusa di essere entrato in un takeaway di Uhlandstrasse a Berlino il 18 febbraio 1994, tenendo la gamba di una sedia e chiedendo soldi.

Il mandato afferma che sarebbe entrato ubriaco nel takeaway Berolina alle 22.00 con una maschera in testa, brandendo la gamba rotta di una sedia di legno nella mano destra e tentando di colpire alla testa un lavoratore del bar. Liam aveva l’intenzione di sottrarre denaro al lavoratore, che è riuscito a respingere l’aggressione senza riportare lesioni. La polizia lo arresta e trattiene per tre giorni, per poi rilasciarlo con il suo passaporto, dopo aver indicato l’indirizzo berlinese della sua fidanzata per la notifica di qualsiasi documento legale.

Tuttavia, Liam ha cambiato indirizzo poco dopo il suo rilascio, impedendo così la notifica degli atti d’accusa. Nell’agosto 1994 infatti fu emesso un mandato di cattura nazionale tedesco, seguito da un mandato d’arresto europeo nel marzo 1996. Liam in quel momento aveva già fatto ritorno in Irlanda, per poi trasferirsi definitivamente a Birmingham nel 2002, dove vive ancora ora.

Il rifiuto all’estradizione nel 2003

Hughes, avvocato difensore dell’imputato, ha affermato che non c’era stato “alcun obbligo” per Liam di comunicare alle autorità tedesche di aver cambiato residenza e che non c’era stato alcun accenno a limitazioni della libertà del suo cliente. Anche negli spostamenti tra Irlanda e Regno Unito ha utilizzato il suo regolare passaporto irlandese e non ha mai cercato di eludere le autorità, oltre a non essersi più reso protagonista di altri problemi con la giustizia.

Nel 2003 il Regno Unito ha rifiutato estradare Liam e di consegnarlo alle autorità tedesche, poichè i nove anni di ritardo tra l’emissione del mandato e il suo arresto presentavano motivi di incompatibilità nell’iter giudiziario per il troppo tempo trascorso. Apparentemente il caso sembrava essersi chiuso, tanto che per altri 20 anni l’irlandese ha continuato a vivere e lavorare senza alcuna restrizione o notifiche legali.

Le posizioni delle parti sull’imminente sentenza

La riapertura o proseguo del caso porta dunque i legali di Patrick a parlare di abuso di processo, con una chiara violazione dei diritti umani nei confronti dell’imputato, colpevole di un qualcosa ormai totalmente estraneo dalla sua vita e che tra l’altro non ha provocato danni o conseguenze nel tempo.

Non sono dello stesso avviso le autorità tedesche, in particolare il giudice Naidoo che segue il caso, secondo cui le procedure legali e giudiziarie hanno rispettato il giusto iter e, se hanno avuto tempi più lunghi del normale, è stato a causa della poca collaborazione di Liam e del cambio degli ordinamenti giuridici europei, entrati in vigore dal 2004.

Nei prossimi giorni arriverà la sentenza ufficiale, prima sarà necessario un confronto con il ministero della giustizia irlandese, per verificare se fosse a conoscenza del primo mandato internzaionale di arresto del proprio cittadino. Nell’attesa di conoscere l’esito della faccenda, quella che rimane indubbia è l’estrema fiscalità in materia della legislazione tedesca.

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