È morto Henry Kissinger, il diplomatico ebreo di origine tedesca dietro gli USA
Henry Kissinger muore all’età di 100 anni. Il diplomatico di origine tedesca che ha avuto un’enorme influenza sulla politica internazionale
È morto all’età di 100 anni l’ex segretario di Stato americano e premio Nobel per la pace Henry Kissinger, nella sua casa nel Connecticut. Nato a Fürth, in Franconia, ebreo di origine tedesca, scappato negli USA per sfuggire ai nazisti, Kissinger è una figura molto controversa. Per molti un cinico stratega “che faceva rispettare spietatamente gli interessi degli Stati Uniti ignorando i diritti umani”, per altri è stato una delle menti strategiche più brillanti del XX secolo. La sua dipartita, alla veneranda età di 100 anni, segna la fine di un’epoca. Le opinioni controverse, che compongono il mare di idee sullo statista, ribadiscono che la santità sicuramente non riguarda la politica internazionale. Il biografo di Henry Kissinger addirittura lo definisce “Quasi dolorosamente amorale”. Sta di fatto che Kissinger, tra luci e ombre, è una delle figure più importanti della sua generazione, protagonista diplomatico di eventi storici, ormai sedimentati nella memoria comune. È stato, innegabilmente, il più influente politico internazionale degli anni Settanta.
“La prima pop star della politica mondiale”
Così lo definisce il Morgenpost, riportando una delle tante eccentriche accezioni riferite a Henry Kissinger. Come riporta la testata, sono molte le frasi “vuote” che orbitano intorno alla figura dello statista. Molte e controverse, ma sempre vere, in qualche modo. Nessun emigrante tedesco è riuscito ad arrivare così lontano nella politica statunitense come Kissinger, così riporta il Berliner-Zeitung. È stato il Segretario di Stato in carica per più tempo, con 45 anni di servizio.
Nato il 27 maggio 1927 a Fürth, da una famiglia ebrea, i Kissinger lasciano la Germania nel 1938, per sfuggire alla persecuzione nazista. Arrivato oltreoceano, si arruola con l’esercito degli USA e torna in Germania per la Seconda Guerra Mondiale. Successivamente, ebbe un’illustre carriera universitaria ad Harvard, attirando l’attenzione con le sue analisi sulla strategia di difesa e sulle armi nucleari e iniziò a fornire consulenza al governo degli Stati Uniti. Una carriera politica, quella di Kissinger, legata fortemente al presidente Nixon, con una politica estera improntata all’apertura verso l’Unione Sovietica e la Cina comunista. Appoggiò anche, più o meno esplicitamente, le dittature militari in Sud America.
Questo, però, non estirpò le radici tedesche di Kissinger, anzi. Il suo forte accento tedesco e le sue abitudini non lo hanno mai abbandonato, costruendo un personaggio emblematico, molto iconico rispetto al ruolo istituzionale da lui ricoperto.
Le ombre di Kissinger: una diplomazia troppo “pragmatica” verso le relazione internazionali
Principale ispiratore dell’approccio pragmatico alle politiche internazionali, Kissinger, si concentrava sugli interessi concreti della nazione, invece che sul rispetto di principi ideologici.
Kissinger fu aspramente criticato per il suo ruolo nel conflitto in Vietnam, anche per i bombardamenti su Laos e Cambogia. Le critiche riguardano anche la corresponsabilità degli Stati Uniti, con Kissinger Segretario di Stato, verso il colpo di stato di Pinochet in Cile del 1973. Ignorò i massacri in Pakistan durante la guerra del Bangladesh del 1971 e approvò la sanguinosa invasione indonesiana di Timor Est nel 1975.
Con le elezioni presidenziali del 1976, finì la carriera di Kissinger, ma rimase un’importante consigliere di Washington fino alla fine dei suoi giorni.
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