Berlino, rabbino sotto indagine per abusi sulle credenti
Il rabbino Reuven Yaacobov è stato allontanato dalla comunità ebraica il 31 maggio. La causa è “cattiva condotta”
Sono diverse le donne che si sono unite nel denunciare gli abusi che il rabbino della sinagoga di Tiferet Israel ha perpetrato negli anni. Una delle donne che ha recentemente deciso di parlare dell’accaduto era stata esortata a recidere il legame con il rabbino già nel 2010. L’avvertimento proveniva dalla scuola ortodossa per ragazze di cui la donna faceva parte all’epoca.
Yaacobov, perlopiù, approcciava giovani vulnerabili e che si avvicinavano per la prima volta all’ebraismo. Il rabbino ha quindi potuto sfruttare le relazioni di potere non solo in quanto figura autorevole e “caritatevole”, ma soprattutto utilizzando le conoscenze religiose per ottenere la fiducia delle giovani.
Il consiglio esecutivo della comunità ebraica di Berlino ha dichiarato che metterà in atto delle misure affinché non accadano più “simili incidenti in futuro”. C’è inoltre la possibilità che Yaacobov sia processato da un tribunale religioso, o beit din, secondo la legge ebraica.
Sebbene le donne e i loro sostenitori siano sollevati nel vedere Yaacobov allontanato, rimangono ancora delle perplessità sulla Comunità e sui suoi controlli. Il licenziamento del rabbino, che non è stato annunciato pubblicamente, solleva ulteriori interrogativi: com’è possibile che la sua presunta cattiva condotta non sia stata notata negli anni?
L’inizio delle indagini contro il rabbino
Le donne della comunità ebraica di Berlino si sono organizzate grazie a Elena Eyngorn, un’ex sostenitrice di Yaacobov. Nonostante già in passato alcuni membri delle istituzioni ebraiche berlinesi fossero stati informati di comportamenti non consoni del rabbino, è solo questa primavera che la condotta inappropriata del religioso ha avuto più risonanza.
Durante una conferenza tenuta da Yaacobov sulla tematica del “sesso kosher”, Liza Khurgin ha raccontato a JTA di aver obiettato ai commenti “sessisti” del rabbino e di essersene andata prima. In seguito ha ricevuto ripetuti messaggi dal rabbino, pur non sapendo come quest’ultimo avesse ottenuto il suo contatto. Khurgin ha dichiarato che Yacoobov “ha iniziato a scrivermi dicendomi che sembravo triste, che qualcuno mi aveva spezzato il cuore e che lui poteva aiutarmi. Ha iniziato a chiamarmi su Telegram e ha provato a contattarmi di nuovo su Facebook, ma non ho risposto”.
Consapevole del comportamento inappropriato del rabbino, la volontaria ha chiesto agli organizzatori della conferenza di non invitare più Yaacobov. A loro volta gli organizzatori hanno informato Eyngorn, ex presidente della federazione tedesca degli studenti ebrei. Elena Eyngorn è rimasta scioccata dalla notizia, conoscendo personalmente Yaacoobov, e ha iniziato ad indagare. Purtroppo non era un evento isolato, ma anzi “la storia era molto più lunga e terribile di quanto immaginassi” ha dichiaro a JTA.
Una questione di potere
Le nove donne con cui ha parlato Eyngorn e che hanno deciso di denunciare il fatto sono tutte immigrate in Germania dall’ex Unione Sovietica. In effetti il loro profilo – giovani ebree di lingua russa alla ricerca di una realizzazione spirituale – potrebbe averle rese un bersaglio. La violenza di genere ha una matrice patriarcale che si basa su relazioni di potere. In effetti, per delle giovani che si avvicinano per la prima volta alla religione, e per di più sole in un paese straniero, è confortante trovare in una figura spirituale anche un supporto emotivo. Il problema sorge quando l’autorità religiosa, che dovrebbe occuparsi solamente della parte spirituale dei credenti, interviene anche nella sfera più intima e privata.
Le storie delle vittime sono simili tra loro, non solo per origini e background, ma anche per le modalità con cui Yaacobov le adescava. Dopo aver verificato l’età delle donne, il rabbino conquistava gradualmente la loro fiducia, convincendole ad accettare contatti intimi e ad intraprendere atti sessuali. Spesso sosteneva di eseguire la volontà di un tribunale ebraico segreto che aveva prescritto loro tale trattamento, per esempio un massaggio su tutto il corpo per “sbloccare i chakra”. Altre volte invece affermava che solo lui, discendente diretto del re Davide, avrebbe potuto aiutarle a salvare la loro anima.
Nelle comunità ortodosse viene insegnato fin da piccoli a fare ciò che dice il rabbino. Ed è significativo che la presunta cattiva condotta del rabbino sia avvenuta mentre le donne venivano introdotte all’ebraismo ortodosso. Oltrepassare i limiti, coinvolgendosi in aspetti della vita di una persona che non riguardano la spiritualità, è il primo passo per instaurare una relazione squilibrata tra vittima e oppressore.
Shana Aaronson, direttrice esecutiva di Magen-Israel, ha detto che chi abusa della propria posizione lo fa abbattendo i confini emotivi. “Alla fine forniscono un’argomentazione giuridica ebraica per spiegare perché ciò che ti sto dicendo di fare è giusto o necessario”. Alcuni portano persino dei testi sacri per giustificare le loro azioni.
E ora?
La scuola femminile non era l’unica istituzione ebraica a tenere Yaacobov a distanza. L’ORD, l’organizzazione rabbinica ortodossa tedesca, ha respinto la sua richiesta di adesione più di una volta, almeno una decina di anni fa, dopo che la maggioranza dei membri aveva votato contro la sua domanda. Le ragioni non sono state rese pubbliche.
Il consiglio dell’ORD ha dichiarato che il gruppo vuole convocare rapidamente un tribunale religioso per giudicare le richieste delle presunte vittime di Yaacobov in base alla legge ebraica. Un beit din non può imprigionare una persona, ma può prendere delle decisioni che influenzano il ruolo di una persona nella comunità.
Chi potrebbe effettivamente mettere in detenzione il presunto molestatore è l’organo di polizia statale. Almeno due volte le donne si sono rivolte alle forze dell’ordine, ma non ne è scaturita alcuna denuncia. In un caso, il procuratore capo di Berlino ha rifiutato di indagare sulla denuncia ricevuta. La giustificazione è stata la maggiore età della ragazza al momento dell’incidente e la sua capacità di lasciare la scena se avesse voluto. Non ci sarebbero quindi stati i presupposti per un’indagine penale.
È chiaro è che la testimonianza resa alla Comunità ebraica di Berlino ha stimolato un’azione immediata, in netto contrasto con quanto accaduto in molti altri momenti in cui le persone hanno espresso preoccupazioni sul comportamento di Yaacobov. Ora c’è da sperare che la giustizia faccia il suo corso e che la Comunità ebraica di Berlino prenda effettivamente dei provvedimenti per prevenire il manifestarsi di simili situazioni in futuro.
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