Berlino, mostra su Klimt e altri pittori secessionisti scatena polemica femminista

Poche artiste donne rappresentate alla nuova mostra dell’Alte Nationalgalerie: proteste davanti all’edificio

La sera del 22 giugno scorso, l’associazione Fair Share for Women Artists ha manifestato davanti all’Alte Nationalgalerie. Nonostante la Secessione di Berlino fosse una delle prime associazioni a includere artiste donne come membri, la nuova mostra Secessionen include solo 15 opere realizzate da donne su un totale di 220.

Le donne nelle Secessioni novecentesche

All’Alte Nationalgalerie, le donne sono presentate nella mostra Secessionen principalmente come muse e seduttrici, non come artiste. Su 220 opere presentate, solo 15 sono state realizzate da donne.

Alle donne pittrici ancora non era permesso entrare nelle accademie d’arte statali, ma era permesso solo nella Repubblica di Weimar. Eppure, la Secessione di Berlino, a differenza di quella di Vienna e di Monaco, fu una delle prime associazioni di artisti in cui le donne non solo furono autorizzate a esporre, ma furono anche accettate come membri.

La polemica dell’associazione Fair Share for Women Artists alla mostra Secessionen

Già la mattina del 22 giugno scorso alla conferenza stampa che presentava la mostra -presieduta da Ralph Gleis, direttore dell’Alte Nationalgalerie, da Ursula Storch del Wien Museum e da Katharina von Chlebowski-, le giornaliste di Fair Share for Women Artists avevano diplomaticamente criticato la scelta dei curatori di inserire poche opere realizzate da donne.

Dora Hitz, Julie Wolfthorn, Sabine Leipsius, Ernestine Schultze-Naumburg sono alcuni dei nomi delle fondatrici della Secessione berlinese. Molte donne hanno vissuto del proprio lavoro di artiste all’epoca dell’avanguardia di Berlino, ha sottolineato Fair Share for Women Artists.

La critica dell’associazione non è piaciuta a una parte del pubblico giornalistico: una donna ha interrotto bruscamente prima la portavoce dell’associazione, poi lo stesso direttore della galleria Ralph Gleis, attaccando le idee femministe come “fuori luogo”.

Le risposte dei curatori della mostra

Gleis ha risposto: “Non abbiamo scelto una mostra per singoli artisti, abbiamo cercato di enfatizzare la pluralità dell’arte: ci sono diversi artisti, diverse opere, i cui temi erano appropriati alla mostra. Questa è stata la decisione curatoriale: raccontare una storia. Volevamo una collezione vasta per raccontare le 3 secessioni, e a mio parere ci siamo riusciti abbastanza bene. La cosa positiva è che non ci sono caratteristiche tangibili che ci dicono che un’opera è stata fatta da un artista uomo o donna, e questa è un’osservazione interessante di cui tenere conto”.

Ursula Storch, vicedirettrice del Wien Museum e curatrice della mostra, ha risposto alle critiche spiegando che l’esibizione riflette approssimativamente la proporzione di genere che era consuetudine alla Secessione 120 anni fa. Più che un approccio critico a questo movimento artistico, sarebbe quindi un approccio storico, che non dà alle numerose artiste della Secessione il posto che meritavano già allora.

Cosa si sarebbe potuto fare…

Sarebbe stata apprezzabile una sezione della mostra, se non completamente femminile, almeno che problematizzasse la scarsa rappresentanza di donne nel mondo dell’arte del primo Novecento. Sarebbe stato interessante far comprendere agli spettatori il ruolo delle donne nell’arte dell’epoca, spesso viste solo come modelle nude e seducenti, e non come artiste e artefici del proprio destino.

Si sarebbe poi potuto mettere a fuoco come la Secessione di Berlino fosse ben più aperta al mondo femminile rispetto a quella di Monaco e a quella di Vienna, perché poteva includere le donne non solo come pittrici, ma anche come membri, con un potere decisionale importante.

Uno spunto interessante lo fornisce anche l’Autoritratto in studio di Anna Hillermann, pittrice di Monaco che nel 1900 dipinse se stessa mentre lavorava al cavalletto. Una figura bianca aleggia dietro di lei, una figura velatamente polemica e ribelle, una modella nuda con il seno ben evidente. Il ritratto deve aver suscitato sgomento negli spettatori dell’epoca non per il nudo in sé -alle donne era permesso posare nude-, ma perché alle artiste erano negati i corsi di disegno delle accademie, e ancor più quelli di disegno nudo.

Fair Share for Women Artists

“Più di 100 artiste provenienti dalla Germania e dall’estero hanno preso parte alla Secessione di Berlino, oltre 600 opere sono disponibili a portata di mano, ma solo 14 degli 80 artisti in questa mostra sono donne. Chiediamo allo Staatliche Museen zu Berlin e a tutte le istituzioni di rompere la narrativa tradizionale di una storia dell’arte dominata dagli uomini e di adempiere al mandato educativo per la diversità e l’uguaglianza di genere“.

 

Leggi anche: Secessionen, da Klimt a Liebermann: la mostra a Berlino – Berlino Magazine

 

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