Crisi del gas, in Germania a ruba le stufette elettriche
Il rimedio popolare per sopperire agli aumenti del costo del gas sembra essere l’acquisto di stufe elettriche. Gli esperti avvertono: non è una buona idea
Impossibile fare previsioni sui costi futuri del gas. Da inizio conflitto il tema è al centro di un braccio di ferro tra Russia e Occidente, ma la situazione incerta ha spinto le persone a prepararsi per l’inverno. Se il gas costa troppo l’idea generale è che possa essere sostituito dall’elettricità, creduta più a buon mercato. Migliaia di cittadini tedeschi affollano i negozi cercando una soluzione alternativa, come le stufe elettriche. In molti accumulano ciò che per il momento si trova senza particolari difficoltà, per l’ansia che in un futuro prossimo diventi merce rara, come carta igienica o lievito in pandemia.
Ma quella che sembra all’inizio un’idea geniale, ad una più attenta analisi si rivela per quello che è: un abbaglio. Ad alimentare l’equivoco una situazione sempre più incerta e la paura di pagare presto delle cifre ancor più irragionevoli. Secondo gli esperti infatti l’utilizzo delle stufe è più costoso e il loro uso simultaneo può mettere a dura prova la rete elettrica, non pronta a sostenere il sovraccarico.
I dati
Secondo i dati elaborati dal GFK, un importante istituto tedesco di ricerche di mercato, per il Tagesspiegel, tra gennaio e giugno sono state vendute 600,000 stufe elettriche, dato che comparato con lo stesso periodo dell’anno scorso, risulta in un aumento delle vendite del 35%. Si stima che da giugno gli acquisti siano aumentati esponenzialmente, in virtù di una dichiarazione rilasciata dalla catena specializzata nel DIY Hornbach al Frankfurter Allgeimeine la domanda a luglio era circa del 500% rispetto al 2021.
I costi effettivi
Le stufette elettriche sono pensate per scaldare piccoli ambienti in breve tempo, non per un utilizzo continuo poiché energicamente inefficienti. Esse utilizzano infatti un grande quantitativo di energia che si aggira tra i 1000W e i 2000W, pari a quella consumata da un phon per capelli. Inoltre il calore provvisto dai termoventilatori non è omogeno e duraturo come quello garantito dai normali termosifoni a gas. Possono quindi essere visti come aggiuntivi all’impianto a gas, ed utilizzati ad esempio per riscaldare il bagno prima di fare la doccia.
Parlando concretamente, secondo i calcoli riportati da Focus, per scaldare un appartamento di 50 metri quadri sarebbero necessarie dalle quattro alle cinque stufe elettriche, ciascuna con una potenza di 2000 watt. L’acquisto si aggirerebbe tra i 150-200 euro l’una e riscaldare l’intero appartamento da ottobre a marzo costerebbe circa 3400 euro al prezzo corrente dell’elettricità. In definitiva, considerando anche i recenti aumenti dell’energia elettrica determinati dall’aumento del prezzo del gas e del carbone, non un grande affare.
Il problema del sovraccarico
Secondo quanto dichiarato da Martin Kleimaier, capo della divisione di power generation and storage all’associazione di ingegneria elettrica VDE, la rete elettrica non è pensata per gestire un carico elettrico aggiuntivo simultaneo. Poiché i dispositivi sono semplicemente collegati alla presa, non possono essere spenti dal gestore in caso di imminente sovraccarico della rete, a differenza delle pompe di calore o degli accumulatori elettrici. Ciò potrebbe risultare in un black-out locale, avverte Hendrik Lens, un altro esperto in VDE.
La società di analisi Prognos, che prepara anche le previsioni per il ministero federale per l’economia, calcola per FAZ che sarebbero necessari 8 gigawatt di potenza aggiuntiva, anche se solo il 10% degli impianti di riscaldamento a gas fosse sostituito da termoventilatori. Inoltre la Germania fornisce una grande quantità di energia alla Francia, che nel caso di un consumo anomalo non sarebbe più in grado di fornirgli.
La soluzione
Interessante anche l’intervento di Andreas Jahn, esperto della rete elettrica tedesca e associato senior della RAP, ente per la progettazione economica e ambientale sostenibile, per il giornale CLEW “bisogna investire nell’efficienza energetica il prima possibile”, soprattutto nelle case così da ridurre di molto la richiesta energetica dei singoli.
Nel breve termine invece, una possibile soluzione può essere rappresentata dalle pompe di calore, più efficienti e regolabili dal gestore della rete. In generale comunque bisognerà abituarsi ad una nuova condizione, per cui 22 gradi fissi in casa saranno un dolce ricordo.
Jahn evidenzia inoltre come lo sguardo dovrebbe essere più a lungo termine. Andrebbero accelerate ad esempio le tempistiche burocratiche per l’approvazione di progetti per la transizione ecologica, in modo da non ritrovarci nei prossimi anni nella stessa situazione.
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Immagine di copertina: CC0 – pixabay