Soldati israeliani come maiali: la nuova Documenta di Kassel travolta da accuse di antisemitismo

In occasione della quindicesima edizione dei Documenta, il tema dell’antisemitismo torna a creare contrasti. Un’opera di un collettivo indonesiano è stata coperta e successivamente rimossa con l’accusa di rappresentare nelle sue figure temi nazisti e antisemiti

Il 25 giugno avrà inizio la rinomata mostra d’arte contemporanea dei Documenta a Kassel, evento che durerà cento giorni fino al 16 settembre. Tenuto ogni cinque anni, Documenta è ampiamente considerato come uno degli eventi più importanti del mondo dell’arte, secondo solo alla Biennale di Venezia. L’edizione di quest’anno è la quindicesima. La maggior parte degli artisti partecipanti proviene dal Sud del mondo, con pochi partecipanti dall’Europa e dagli Stati Uniti.
Ieri 22 giugno, a soli quattro giorni dall’inizio dello spettacolo, i suoi organizzatori hanno annunciato che sarebbe stata rimossa un’opera dalla possibile lettura antisemita. La decisione è stata provocata da alcune proteste di legislatori e diplomatici.

L’opera che ha causato la discussione è uno striscione dipinto lungo quasi 60 piedi intitolato “People’s Justice”. Il pezzo è nato dal collettivo indonesiano Taring Padi nel 2002, quando fra i suoi membri vi erano alcuni attivisti che avevano lottato contro la dittatura militare in Indonesia. L’opera d’arte rappresenta sotto forma di cartone animato centinaia di singole figure impegnate nella resistenza politica. Due di queste figure hanno suscitato indignazione dopo che le loro fotografie sono circolate sui social media. Una delle due figure è un uomo con ciocche laterali e zanne, che indossa un cappello colorato con uno stemma nazista. L’altra figura è un soldato con la testa di maiale, che indossa un fazzoletto al collo con la stella di David e un elmo con scritto “Mossad”. “Mossad” è il nome del servizio di sicurezza israeliano.

Le critiche all’opera d’arte e la decisione di rimuoverla

Claudia Roth, Ministra della Cultura tedesco, ha dichiarato in una pubblicazione sui social media, che secondo lei in campo ci sono immagini espressamente antisemite, e che anche la libertà artistica deve porsi dei limiti etici e morali. Dopo la dichiarazione della ministra Roth, Documenta aveva coperto l’opera in questione con fogli di stoffa nera, nel giro di poche ore.
Ma ciò non è bastato a far tacere la controversia. Il consiglio di sorveglianza della mostra si è riunito decidendo infine di rimuovere del tutto l’opera d’arte. La decisione definitiva è stata resa pubblica con un comunicato stampa del tardo pomeriggio delle autorità cittadine.

È tuttavia improbabile che le pressioni sugli organizzatori di Documenta si esauriscano con la rimozione dell’opera. Charlotte Knobloch, ex presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, ha dichiarato che “l’antisemitismo doveva essere preso sul serio come un problema in vista dell’evento”. Afferma inoltre che siano necessarie ulteriori azioni rivolte contro l’esposizione. Sabine Schormann, direttore generale di Documenta, avrebbe dovuto addirittura dimettersi, secondo le dichiarazioni della Knobloch, dal momento che non è ammissibile, secondo le parole della ex presidente, che questo murale con immagini antisemite fosse installato lì. “La tutela della dignità umana, la protezione contro l’antisemitismo, contro il razzismo e ogni forma di disumanità è la base della nostra convivenza”, ha affermato infine Charlotte Knobloch.

La questione dell’antisemitismo e la risposta alle critiche

La questione dell’antisemitismo aveva preoccupato per l’evento di quest’anno già mesi prima dell’apertura dei Documenta. L’edizione di quest’anno è curata da ruangrupa, un altro collettivo artistico indonesiano, che a sua volta ha invitato a partecipare altri 14 collettivi. Vi era già il timore alcuni artisti sostenessero il movimento contro Israele, mettendo in dubbio il diritto di esistere del Paese ebraico. A gennaio, un gruppo di protesta chiamato Alliance Against Antisemitism Kassel ha accusato ruangrupa di sostenere il boicottaggio israeliano. Secondo l’alleanza il collettivo avrebbe chiesto anche l’inclusione nella mostra di un collettivo artistico palestinese che, secondo l’alleanza, sarebbe simpatizzante del boicottaggio.

Da parte sua, Taring Padi, artista della controversa opera d’arte, ha affermato in un comunicato stampa diffuso lunedì dagli organizzatori di Documenta, che il lavoro “non intendeva essere correlato in alcun modo all’antisemitismo”. L’artista si dice inoltre “rattristato dal fatto che i dettagli in questo banner siano intesi in modo diverso dal suo scopo originale”. Il lavoro sarebbe infatti un commento sul militarismo e sulla violenza vissuti dagli indonesiani durante i 32 anni di dittatura di Suharto, terminata nel 1998.

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Immagine di copertina: © Foto Michael32710 da Wikimedia Commons