Otto Koehler, lo psicologo che a Berlino nel 1926 capì perché ci si allena meglio in gruppo che da soli

Ecco perché l’allenamento di gruppo è più benefico di quello individuale secondo Otto Koehler, celebre psicologo degli anni Venti

Era il 1926 quando lo psicologo Otto Koehler constatò, in seguito a un esperimento condotto a Berlino con dei membri del club di canottaggio, che l’allenamento di gruppo è di gran lunga migliore di quello individuale. Si parla, secondo lo scienziato, di miglioramenti riguardanti le prestazioni al momento dell’esercitazione: fattori come la pressione sociale e la competizione incidono molto sulla motivazione degli atleti. Questi studi, in realtà, sono validi non solo per il campo sportivo, ma si potrebbero estendere anche ad altri ambiti, come quello lavorativo, ad esempio.

La Teoria del contagio comportamentale

“Sei la media delle cinque persone con cui trascorri più tempo”, disse una volta l’imprenditore statunitense Jim Rohn. Ed è proprio con questa citazione che si potrebbe definire il cosiddetto “effetto Koehler“. In altre parole, il lavoro umano diventa notevolmente più produttivo quando ci si relaziona e si entra in competizione con altri individui. Più specificamente, l’idea secondo cui gli esseri umani tendono a imitare coloro che li circondano è scientificamente conosciuta come Teoria del contagio comportamentale.

Lo psicologo arrivò a queste conclusioni dopo un esperimento in collaborazione con dei vogatori del club di canottaggio. Durante un allenamento finalizzato al potenziamento dei bicipiti, a Berlino Koehler notò che coloro che sollevavano pesi in coppia o a gruppi si allenavano meglio, con i vogatori più deboli che esercitavano uno sforzo maggiore. Inoltre, questi ultimi si dimostravano complessivamente più soddisfatti al termine dell’esercitazione.

In seguito, un altro noto psicologo statunitense, Norman Triplett, perfezionò gli studi di Koehler portando avanti ulteriori ricerche. Lo studioso ci lascia i suoi studi riguardanti il cosiddetto co-action effect e l’audience effect. Il primo spiega che i guadagni e i risultati in termini di prestazioni si verificano in presenza di qualcuno che sta eseguendo un compito simile. Il secondo, invece, rileva il pubblico passivo come un elemento che ha un impatto sulla performance di un attività.

L’effetto Koehler ai giorni nostri

Gli studi di Koehler sono giunti fino ai giorni nostri e, di conseguenza, i risultati di colui che è considerato come il primo etologo tedesco si sono adattati ai nuovi tempi. L’effetto Koehler, infatti, è stato sperimentato e verificato in maniera più “digitalizzata” da alcuni ricercatori dell’University of Michigan. Questi ultimi sono arrivati a comprendere che la motivazione durante l’allenamento può essere aumentata anche da un partner virtuale. Grazie al coaching online, si è verificato un incremento delle squadre online, vale a dire di gruppi fisicamente lontani, ma che seguono la stessa programmazione e che, quindi, ambiscono a risultati simili.

 

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Immagine in evidenza: foto di shelley_shang  da Pixabay