Michele Ligorio e i giovani medici italiani, perchè restare quando le cose non cambiano?
Giovane laureato in medicina in Italia, rimanere o provare ad andarsene?
Michele Ligorio di 26 anni, si è laureato all’università di Bari con una tesi sperimentale. I risultati che ha ottenuto e il suo nuovo approccio sperimentale, non erano mai stati indagati prima.
Con la sua tesi dal titolo “Studio prospettico dell’efficacia della chemioterapia a base di Taxolo settimanale come ‘terapia di salvataggio’ nelle pazienti con tumori ginecologici”, Michele Ligorio propone un trattamento alternativo di taxolo. Il taxolo è un chemioterapico che viene utilizzato nei trattamenti di diversi tumori ginecologici, lo schema utilizzato maggiormente prevede la somministrazione ogni tre settimane. Nella sua ricerca sperimentale invece, ha dimostrato come la somministrazione settimanale, con un dosaggio più basso mantiene inalterata la sua efficacia. L’esito della ricerca di Michele Ligorio ha dimostrato che la somministrazione settimanale non solo rappresenta una valida e efficace opzione terapeutica, ma è anche meglio tollerata dalle pazienti che vanno incontro a minori effetti collaterali.
Dopo la sua tesi Michele Ligorio ha proseguito i suoi studi, ora è iscritto alla laurea specialistica sempre all’Università di Bari, ma ci ha confessato di sognare di lavorare in Germania.
Sogno dell’estero, Michele e molti altri
Michele Ligorio ha visitato Berlino 5 anni fa, rimanendo molto colpito dalla dinamicità e multiculturalità che la capitale tedesca ha da offrire. “A Berlino ho avuto l’occasione di visitare il Museo storico di Medicina, istituzione della Charitè, eccellenza europea. Sono rimasto molto affascinato dal museo e dagli investimenti che la Germania ha da offrire ai nuovi ricercatori. Per questo una delle opzioni che sto valutando è quella di venire a lavorare a Berlino una volta terminata la specialistica” ci racconta Michele.
“In Italia si parla da molti anni di cervelli in fuga e gli italiani sono tra i più bravi al mondo nella ricerca, riescono a pubblicare anche in molte riviste prestigiose nonostante godano di investimenti inferiori rispetto ai ricercatori stranieri. Nei bandi europei più rinomati i primi posti vengono spesso assegnati a italiani, ma il nostro Bel Paese offre un sistema che produce eccellenti scienziati ma non altrettanto eccellenti centri di ricerca. Chi rimane in Italia tende a seguire il difficile percorso da assegnista dove bisogna periodicamente giocare il rinnovo sottostando a continue scadenze per continuare a lavorare, un ritmo che potrebbe intaccare la tranquillità della ricerca. In Germania, invece, il dottorato è pagato tramite stipendio e non c’è nessuna borsa di studio da rinnovare”.
“In Italia, inoltre, c’è anche un diffuso problema di mentalità. Le procedure di selezione del personale di ricerca rispondono spesso a logiche tutt’altro che meritocratiche, come accade anche in altri ambiti”. Questo motivo spinge ancora di più le persone ad andarsene, oltre ai pochi investimenti disponibili, come presto sogna di fare anche Michele.