In tutta la Germania può essere introdotta tassa di soggiorno per i turisti

La Corte costituzionale federale di Karlsruhe ha annunciato che le imposte locali sono compatibili con la Legge fondamentale tedesca. Le città e i comuni in Germania possono richiedere una tassa di soggiorno agli ospiti che pernottano

Lunedì 17 maggio, la Corte costituzionale federale tedesca ha stabilito che le tasse notturne locali – anche chiamate “Bettensteuern” o “bed taxes” – sono compatibili con la Legge fondamentale della Repubblica Federale della Germania (Grundgesetz). La decisione è stata emessa a seguito di alcuni reclami sulla riscossione dell’imposta da parte di alcuni proprietari di alberghi di Amburgo, Brema e Friburgo. Secondo The Local, gli stessi avrebbero denunciato alla più alta corte tedesca che “i loro diritti fondamentali erano stati violati perché dovevano riscuotere l’imposta dai propri ospiti per conto delle autorità cittadine o distrettuali. Inoltre, poiché l’imposta può essere riscossa solo da chi viaggia per piacere – e non da chi viaggia per lavoro – gli operatori alberghieri hanno affermato che ciò comportava un eccessivo lavoro amministrativo”.

Che cos’è la “bed tax”

Letteralmente “tassa sui letti”, questa imposta è in vigore in Germania dal 2005. Il suo nome deriva dalla percentuale aggiunta al costo del pernottamento che i visitatori sono tenuti a pagare. Di solito il costo si aggira intorno al 5% del totale e viene aggiunta automaticamente al conto. Tuttavia non esiste una regolamentazione uniforme per la tassa di soggiorno. La tassa è solitamente calcolata in base al numero di giorni di permanenza degli ospiti in un alloggio. In alcuni luoghi è invece necessario pagare un importo fisso. Inoltre, l’importo può dipendere dalla classificazione dell’alloggio. Ad Amburgo, ad esempio, l’importo è deciso in base al prezzo del pernottamento. In questo caso, gli ospiti che alloggiano in strutture più costose pagano più tasse.

Perchè secondo la Corte costituzionale sono gli albergatori a dover applicare la tassa

I giudici della Corte costituzionale hanno affermato che non è pratico per gli Stati riscuotere la tassa direttamente dagli ospiti, quindi dovrebbe spettare agli operatori alberghieri farlo. Di sicuro ciò comporta un lavoro aggiuntivo per le imprese, ma, secondo quanto affermato dalla stessa corte, si tratta di compiti che fanno parte dell’attività imprenditoriale (allo stesso modo della compilazione dei moduli di registrazione o del pagamento dell’IVA). Queste decisioni potrebbero portare ad un aumento dell’utilizzo dell’imposta. Infatti le città e i distretti che non applicano ancora una tassa di soggiorno potrebbero pensare di introdurla ora.

Come riportato da ADAC, secondo l’attuale panoramica dell’Associazione tedesca di hotel e ristoranti (DEHOGA), all’inizio del 2019 un totale di 30 città tedesche applicavano una tassa di soggiorno, tra cui Dortmund, Dresda e Bonn. Berlino, ad esempio, ha introdotto la “tassa di occupazione alberghiera” nel 2014. In generale, il nome della tassa cambia a seconda della città. Sono comuni le tasse sulla cultura e sul turismo, così come le tasse sull’alloggio, sul pernottamento o sulla città.

Tasse solo per i turisti o anche per chi viaggia per lavoro?

Già da alcuni anni, gli hotel in Germania sono stati esonerati dal pagamento di una parte dell’imposta sul valore aggiunto (IVA). All’inizio del 2010, l’aliquota fiscale è scesa dal 19 al 7% per gli hotel. I comuni, che si trovano in difficoltà economiche, hanno reagito introducendo l’imposta sui pernottamenti o “bed tax”. Grazie a una sentenza del Tribunale amministrativo federale del 2012, i pernottamenti “professionalmente obbligatori” erano ovunque esenti dall’imposta. Ciò significa che la norma riguardava solo i turisti. Nelle recenti decisioni i giudici di Karlsruhe non hanno parlato di una distinzione tra viaggiatori d’affari e privati. Ciò potrebbe significare che in futuro tutti gli ospiti dovranno pagare la tassa, non solo quelli che viaggiano per piacere.

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 Immagine di copertina: foto di davidlee770924, da pixabay