I giardini di Mirò: “In concerto a Berlino, città del soft touch”
I Giardini di Mirò tornano a Berlino per Suono Grasso, il festival che vuole portare il sound emiliano in giro per il mondo
Berlino si anima al RAW (Friedrichshain) il 15 Dicembre con Suono Grasso, festival che riunisce artisti come Cemento Atlantico, i Giardini di Mirò e Julian Zyklus, Korobu, R.Y.F e i Savana Funk.
Ho avuto il piacere di intervistare i Giardini di Mirò, una band di cinque direttamente da Cavriago in provincia di Reggio Emilia. Il loro sound post-rock si è evoluto negli anni con una continua ricerca di forme sonore nuove. Una sperimentazione continua che ha fatto nascere album come “Rise and Fall of Academic Drifting”, fino all’ultimo album “Different Times” (2018).
Dopo 4 anni dall’ultimo album « Different Times » e una pandemia di mezzo tornate a suonare a Berlino dopo una prima tappa a Londra. Cosa vi aspettate da una Berlino post pandemia ?
Berlino è una città piena di fascino e suggestione a prescindere dal momento storico. Per i Giardini di Mirò rappresenta un punto d’arrivo, così come lo è stato nel 2002, quando abbiamo suonato per la prima volta qui e molti della band non erano mai stati a Berlino.
Poi siamo tornati tante volte, io anche insieme ad Emidio Clementi, in una storica data dove ho perso il mio ipad con tutte le tracce dello spettacolo per poi ritrovarlo nell’ascensore dell’hotel dove dormivo!
Cosa aspettarsi? A me piacerebbe pensare che è ancora “la città spensierata”, “povera ma sexy” dove si dorme poco e si vive molto.Forse non a caso sei partita dal titolo del nostro ultimo disco “Different Times”. All’epoca nessuno di noi poteva immaginare quel che sarebbe successo, ma la creatività, volente o nolente, intercetta i cambiamenti e prova sempre a dare forma a delle visioni. Di sicuro Berlino così come tutta l’Europa ha dovuto fare i conti con tempi molto diversi e particolarmente imprevedibili. Speriamo che la prossima domanda sia più semplice.
A Berlino avete dedicato la canzone « The soft touch of Berlin ». Cosa vi lega a questa città e perché per voi Berlino ha un «soft touch»?
I nostri titoli, soprattutto quelli nati da Jukka Reverberi nascono da processi mentali randomici. Spesso escono da titoli di giornali, o frasi trovate in qualche articolo o recensione. All’epoca, sia io che lui compravamo molte riviste (ancora internet non offriva granché) e ci fornivamo all’edicola notturna di Reggio Emilia dove il giornalaio ci teneva diverse riviste da NME a cose più sofisticate di design o altro. Mi sento di dire che il “soft touch” riguarda più noi e l’approccio mentale con cui, all’epoca , ci relazionavamo con l’idea di Europa unita, aperta, circolabile, dalla moneta unica. Grandi cambiamenti che la mia generazione ha vissuto a pieno.
Suono Grasso è un festival che vuole portare il suono emiliano romagnolo in giro per il mondo. Come pensate possa essere percepita la vostra musica da un pubblico estero ?
Il concetto di “estero” legato alla percezione della musica spero sia oggi un’idea superata, tanto più che le piattaforme digitali e l’evoluzioni tecnologiche hanno abbattuto le distanze tra un qui e un altrove. L’Emilia Romagna è una regione che investe sulla musica con politiche culturali che permettono ad associazioni ed operatori del settore di mantenere le proprie attività sul territorio senza necessità di spostarsi a Milano o altrove, e questo non è poco. Poi se mi chiedi come siamo stati accolti a Berlino ti rispondo: sempre benissimo! Infatti siamo molto contenti di tornare.
Ci sarà un next step a Different Times? State già lavorando ad un nuovo album o a qualche progetto?
I Giardini di Mirò sono un gruppo che è una sorta di romanzo di formazione, racconta la vita di cinque o sei persone della provincia reggiana che verso la metà degli anni ’90, quasi tutti vergini e ancora un po’ metallari, decidono di mettere su un gruppo per movimentare la propria esistenza che in provincia rischia di diventare facilmente monotona. Oggi abbiamo quasi tutti famiglia, figli, lavori, impegni che determinano una relazione diversa tra il tempo dedicato al gruppo e la propria vita personale. L’ultimo lavoro che abbiamo pubblicato “Del Tutto Illusorio” ha un lato A con un pezzo di venti minuti, il pù lungo che abbiamo mai composto, e nel lato B nulla.
Mi piace pensare che quel nulla sia lo spazio dedicato ad altro, alla non creatività, al silenzio, al tempo coi propri figli, consapevoli del fatto che, superata una fase iniziale di “urgenza espressiva”, la creatività deve respirare e respirando si rigenera con nuovi stimoli: bisogna vivere, leggere, guardare, pensare, capire per mettere insieme qualcosa di interessante da dire. Al momento il progetto più importante che abbiamo è venire a Berlino e passare una serata tutti insieme, a suon di musica e feedback poi per il futuro si vedrà…
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Immagine di copertina: © Simone Mizzotti