Filosofo figlio di superstiti dell’Olocausto cena con due SS. Il suo tweet ora è virale
Jason Stanley, docente di filosofia di Yale e figlio di sopravvissuti dell’olocausto, pubblica un tweet sulla sua esperienza nella Germania post-nazista negli anni ’80 suscitando reazioni forti
“I have had polite dinners with former members of the Waffen SS”. Iniziava così il thread che ha suscitato un polverone e che, per ammissione dello stesso autore, era scritto in modo da dare adito a fraintendimenti. Viste le reazioni il tweet è stato eliminato. L’autore ha però colto questa occasione per raccontare come i tedeschi degli anni ’80 vivevano in un paese dove la memoria dell’Olocausto era naturalmente viva e presente, ma altrettanto era il nazismo.
Per il professor Stanley comprendere quel particolare momento storico, in cui la Germania faticava a trovare un equilibrio tra i sensi di colpa e il rispetto innato per i propri genitori, è fondamentale per capire il mondo di oggi.
Vivere nella Germania negli anni ’80
In una recente intervista a Forward, magazine che si rivolge ai lettori ebrei in U.S.A., Jason Stanley ha chiarito e approfondito il significato del suo tweet raccontando la realtà della Germania nei decenni successivi all’Olocausto.
Il racconto del professore è centrato sulla sua vita in Germania negli anni ’80, un periodo in cui tutti nel Paese avevano avuto qualche forma di relazione con il nazismo, che sarebbe stato difficile da evitare in ogni caso, ma si ostinavano a negarlo. Al tempo erano ancora in vita persone che avevano frequentato scuole naziste, erano cresciute in seno all’ideologia nazista e covavano sentimenti antisemiti. È quello che l’autore definisce l’ubiquità del nazismo, vale a dire che il nazismo era ancora presente ovunque, più di trent’anni dopo la guerra.
Così ci si poteva trovare a tavola con dei sostenitori del nazismo senza saperlo. È quello che è accaduto allo stesso Stanley che, invitato a cena con i nonni della sua ragazza di allora, ha scoperto solo in un secondo momento di aver passato una piacevole serata sì, ma in compagnia di ex ufficiali delle SS.
Per il suo pubblico americano Stanley offre un paragone interessante. La sua esperienza, dice, può essere in qualche modo assimilata a quella della popolazione di colore negli Stati del Sud degli U.S.A. Anche lì il razzismo è ovunque, ma nessuno lo ammette.
Per quanto riguarda i giovani di allora, Stanley ricorda che spesso tendevano a difendere le proprie famiglie, come è in fondo comprensibile, negando qualunque coinvolgimento da parte di genitori o nonni.
La Germania tra tolleranza e negazionismo
Più complesso il discorso sulla cancel culture, tema molto sentito negli U.S.A. e anch’esso parte del tweet che ha fatto tanto scalpore.
Il professor Stanley afferma che lo straordinario lavoro che è stato fatto in Germania per la riconciliazione è dovuto passare per forza di cose anche per la tolleranza. Sarebbe stato impossibile infatti cancellare qualcosa che era così onnipresente. Se questo sia stato un bene o un male e fino a che punto, l’autore non sa dirlo, perché spesso questo ha consentito ai colpevoli di non assumersi le proprie responsabilità, aprendo talvolta la strada ai negazionisti dell’Olocausto.
Al netto di questi estremi, comunque, alla Germania è rimasta almeno la consapevolezza che un paese può cadere preda delle ideologie razziste, antisemite e suprematiste. Questa consapevolezza, conclude Stanley, manca ancora negli U.S.A. ed è un pericolo. .
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Immagine di copertina: foto di Pixabay CC0