Come l’allora trentenne ebrea Charlotte Beradt raccolse i sogni dei tedeschi del Terzo Reich e ne fece un libro
“Das dritte Reich des Traum”: il libro di Charlotte Beradt che racconta di come cambiò il modo di sognare sotto il regime nazista
Non c’è un confine netto fra i sogni e il contesto in cui sono prodotti. “Das Dritte Reich des Traum” (in italiano: Il terzo Reich dei sogni) di Charlotte Beradt, è un esempio emblematico di questo concetto. Si tratta di una raccolta di tutti i sogni delle persone vissute sotto il regime nazista fra gli anni 1933 e 1939. Viene pubblicato nel 1966 in Germania e costituisce un pezzo unico nel suo genere, non si trova nulla di simile nella storia della letteratura. “Questi sogni- questi diari della notte – sono indipendenti dalla coscienza del sognatore” scrive Beradt “Erano dettati dalla dittatura”.
Charlotte Beradt (nome da nubile: Charlotte Aron) nacque nel 1907 a Forst, una cittadina al confine con la Polonia, e fu una giornalista ebrea. Quando Hitler diventò Cancelliere, nel 1933, si trovava a Berlino. Quell’anno le fu proibito di pubblicare i suoi lavori e fu arrestata col marito Heinz Pol, in seguito al decreto dell’incendio del Reichstag. Dopo il suo rilascio iniziò a registrare in segreto i sogni dei tedeschi. Nel frattempo, suo marito, il quale lavorava per un giornale liberale, il “Vossische Zeitung”, fuggì a Praga. Charlotte, invece, andò a vivere col suo futuro marito, Martin Beradt, a Charlottenburg, quartiere che ospitava anche personalità come quella di Walter Benjamin. Le persone intervistate da Charlotte erano persone comuni che non avevano nulla a che fare col regime. Sarti, amici, lattai e parenti costituivano per lei i soggetti perfetti. Per proteggere se stessa e l’identità degli intervistati, conservava le trascrizioni dei sogni nella sua libreria privata e li camuffava come aneddoti di vita quotidiana. Nomi come quelli di Hitler, Göring e Goebbels diventavano “Zio Han, Gustav e Gerhard”. Una volta che le perquisizioni e i roghi di libri divennero all’ordine del giorno, iniziò a inviare i suoi scritti a un amico oltreoceano. Infine, nel 1939 Charlotte e suo marito fuggirono dalla Germania per andare a New York e la loro casa diventò un rifugio per personalità come la politologa Hannah Arendt e il filosofo Heinrich Blücher.
La struttura del libro e alcuni esempi dei sogni raccontati
Il libro si struttura in 11 capitoli, intervallati dai commenti crudi di Beradt basati sulla sua esperienza del nazismo e l’emigrazione. L’ultimo capitolo, il più carico a livello emotivo, è dedicato a coloro che hanno resistito al regime e a chi era ebreo. Per esempio, un dottore ebreo, racconta di aver sognato di essere l’unico che poteva curare Hitler, ma che veniva rifiutato da un giovane tedesco solo per la sua appartenenza al gruppo etnico. Bruno Bettelheim, psicologo austriaco, sottolinea il fatto che molti di questi sogni sono premonitori, dimostrando che le persone riescono inconsciamente a vedere oltre le apparenze, a capire la realtà del sistema. Per esempio, dopo pochi mesi che Hitler fosse nominato cancelliere, una donna sostiene di aver sognato che avevano installato dei cartelli con una lista di parole proibite.
Sono molto ricorrenti i sogni riguardo il controllo della mente, perquisizioni a sorpresa, regole e perdità di individualità. Infatti, un uomo sogna poster, bandiere, barricate e megafoni da cui vengono declamate una serie di norme da rispettare, mentre un altro afferma che non riusciva a parlare, se non in coro con gli altri. Il mondo dei sogni rappresentava all’epoca una dimensione in cui si era ancora liberi di agire e pensare senza costrizioni, in cui si poteva in parte riacquistare un senso di agency. Una via di fuga dalla realtà. Il proprietario di una fabbrica, per esempio, sogna di non riuscire a performare il saluto nazista durante una visita di Goebbels. Tenta più e più volte, finché il suo braccio non si spezza.
Gli ultimi anni di vita e l’impatto del libro
Dopo la fine della guerra, nonostante le fosse permesso di tornare in Germania, Charlotte decise di rimanere a New York. Qui creò dei programmi radiofonici, come i “Diari” e tradusse cinque saggi politici di Hannah Arendt dall’inglese al tedesco. Nel 1966 pubblica “Das Dritte Reich des Traum”, riscuotendo un grande successo. Il libro venne, infatti, tradotto in inglese solo due anni dopo da Adriane Gottwald e fu più volte ristampato. Charlotte è stata attiva come giornalista fino alla vecchiaia. Nel 1980 le è stato chiesto se volesse scrivere un’autobiografia. Lei ha dichiarato che non la scriverà mai e che nessuno potrà mai realmente sapere com’è stato vivere quest’esperienza sulla propria pelle. Charlotte morì a New York nel 1986.
Il Terzo Reich dei sogni
Charlotte Beradt
Meltemi Editori, edizione 2020
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Immagine di copertina: Hitler accepts the ovation of the Reichstag after announcing the “peaceful” acquisition of Austria, CC BY-SA 1.0 © di Office for Emergency Management, da Flickr
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