“Bring Me Back Home, le mie foto a sostegno dei profughi in Polonia e Ucraina”

Bring Me Back Home, ultimo progetto di beneficienza di Antonino Condorelli, racconta l’esodo dei rifugiati ucraini in Polonia

Poche settimane dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, Antonino Condorelli, fotogiornalista italiano residente in Germania, raggiunge la Polonia per realizzare un reportage sull’arrivo dei rifugiati ucraini in Europa. Presto il reportage fotografico si trasforma in un progetto di beneficienza: Bring Me Back Home ha la forma di un libro che contiene le storie dei rifugiati che hanno attraversato il confine, in 63 foto in bianco e nero e diverse testimonianze scritte in italiano, inglese e tedesco.

L’artista sta organizzando poi diverse mostre, in Germania e Italia. Il 100% del ricavato netto delle vendite del libro e delle mostre è destinato a due fondazioni polacche, Nidaros e Regia Civitas, che con il loro lavoro aiutano i rifugiati in Polonia e Ucraina.

Bring Me Back Home

Tratto da Bring Me Back Home, ©Antonino Condorelli

“In 26 anni non ho mai provato così tanto dolore”: la nascita del progetto

Questo progetto nasce da un reportage che ho realizzato per la rivista svizzera Doppelpukt. In seguito a questo lavoro ho deciso che le mie fotografie dovevano essere qualcosa di più di un semplice reportage e che dovevano avere uno scopo ulteriore, cioè quello di aiutare.

Bring Me Back Home prende piede dall’urgenza di Antonino di rendere testimonianza dell’esodo dovuto alla guerra e di aiutare. Come per la maggior parte dei cittadini europei, anche il fotografo è stato fortemente toccato dallo scoppio della guerra in Ucraina: “il problema in Ucraina è pesante, anzitutto per il mio animo. In 26 anni di lavoro non ho mai provato così tanto dolore come in questo reportage. È stato difficile per me, per il mio animo.” Da qui la decisione di documentare l’arrivo delle persone dall’Ucraina e la loro partenza verso altri luoghi di accoglienza. Per fare questo lavoro, il fotografo si è servito del sostegno delle fondazioni a cui ha deciso di devolvere il ricavato delle vendite, Nidaros a Cracovia e Regia Civitas a Przemysl.

Il lavoro per portare a termine il progetto di beneficienza è in continuo sviluppo: diverse settimane prima della partenza Condorelli ha iniziato a preparare il progetto per essere pronto una volta in Polonia, dove è rimasto una ventina di giorni. Una volta rientrato, oltre al lavoro di post produzione, con l’organizzazione degli scatti, l’elaborazione delle testimonianze raccolte e la stampa del libro, è iniziato il lavoro di divulgazione e preparazione delle mostre, che permetterà al fotogiornalista di portare un aiuto concreto in Polonia. Condorelli è riuscito già in Maggio e Luglio a raccogliere delle offerte per sostenere le due fondazioni. Con l’arrivo di Novembre poi partiranno le prime mostre in Germania.

Bring Me Back Home

Tratto da Bring Me Back Home, ©Antonino Condorelli

Le storie di Bring Me Back Home

Le foto di Antonino raccontano le storie dei profughi, principalmente donne e bambini, che hanno attraversato il confine tra Polonia e Ucraina. Per farlo, Antonino si è spostato in diverse città polacche, come Zamosch, Medyka, Cracovia, Przemysl. Nel suo libro sono raccolte le diverse testimonianze delle storie che ha ascoltato durante il suo lavoro.

Potrei raccontare la storia di Anna, che ho fotografato e intervistato nella casa delle suore a Przemysl dove era accolta con i suoi due bambini, e dove era in convalescenza a seguito di un intervento subito a causa di alcune ferite durante la fuga. Una donna molto provata dall’esperienza della guerra e dal fatto che il marito fosse dovuto rimanere in patria.
Oppure la storia di Janetta e Vitali, due ragazzi che si sono sposati poche ora prima di attraversare il confine con la Polonia. Hanno una figlia, Olivia, di 10 mesi, e sono scappati con la loro auto attraversando città e bombe fino a quando, arrivati a un albergo  in una città di confine, hanno trovato il modo di sposarsi, per poi  rimettersi di nuovo in auto e aspettare, 4 ore, di superare i controlli e arrivare a Zamosch. Avevano un negozio di vestiti e biancheria che hanno dovuto chiudere a causa delle bombe. Entrambi, in Ucraina, hanno lasciato i loro genitori.
Come anche la storia di Daniel, il ragazzino con le stampelle che si vede in foto. Vive con il fratello Anton, che lo aiuta. Daniel è malato di cancro e l’ho incontrato al confine con l’Ucraina, poco prima che l’organizzazione Soleterre lo portasse in Italia per essere curato. I ragazzi sono orfani. Anton è il tutore di Daniel e per questo non è rimasto in Ucraina a combattere. Daniel dice “Amo mio fratello, mi aiuta in tutto e non saprei come fare se non ci fosse lui, certo però, se ci fosse la mamma….”

 

Bring Me Back Home

Tratto da Bring Me Back Home, ©Antonino Condorelli

Diritti umani e problemi sociali: la fotografia di Antonino Condorelli

Antonino Condorelli nasce a Catanzaro nel 1973 e vive attualmente in Germania, a Buxtehude. Dopo un’avventura come studente di scienze naturali all’Università di Messina, dal 1996 inizia a lavorare come fotogiornalista. Conclusa la propria formazione come fotogiornalista a Milano, inizia la sua carriera da freelancer e da allora collabora con diversi giornali e agenzie in tutto il mondo, comprese Reuters e Associated Press. Nel 2016 vince il premio “Der Blaue Löwer” con il progetto “Here We Are”.

Come si può leggere dal suo sito, la fotografia di Condorelli si concentra su tematiche relative i diritti umani e problematiche sociali contemporanee. Le sue foto sono state pubblicate su vari giornali, tra i quali sono presenti Newsweek, Die Zeit, L’Espresso, The Herald Tribune, Le Monde Ado, e Suddeutsche Zeitung Familie. Oltre a collaborare con i magazine, lavora su diversi progetti a lungo termine. Prima di “Bring Me Back Home”, l’ultimo progetto ha preso forma durante la pandemia per documentare il lavoro di alcuni medici volontari che si occupano di senzatetto.

Bring Me Back Home

Ultimo charity project di Antonino Condorelli

100 pagine – 63 foto in bianco e nero – testi in italiano, tedesco e inglese

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 Immagine di copertina: ©Antonino Condorelli