Weiße Maus, la storia del leggendario cabaret di Berlino degli anni ’20
Weiße Maus, il cabaret di Berlino dove si poteva mantenere l’anonimato indossando una maschera
Friedrichstrasse, nel quartiere berlinese di Mitte, negli edonisti anni d’oro della Repubblica di Weimar pullulava di club e teatri di cabaret. Fra questi c’era anche il Weiße Maus, famoso perché qui si poteva nascondere la propria identità, ma soprattutto perché a mezzanotte le ballerine si spogliavano e si esibivano nude.
La storia del Weiße Maus e le sue particolarità
Il Weiße Maus (Il Topo Bianco) è stato aperto nel 1919 e si dice che sia stato chiamato così in antitesi al Cabaret Le Chat Noir (il Gatto Nero) che si trovava dall’altra parte della strada.
È stato descritto come un “bellissimo locale di cabaret da 98 posti con un palcoscenico con tende” e i clienti che lo frequentavano provenivano da diverse estrazioni sociali. Si potevano trovare sia venditori ambulanti che esponenti della malavita, così come coppie di anziani o uomini d’affari e intellettuali berlinesi.
I clienti che volevano mantenere l’anonimato avevano la possibilità di indossare una maschera o bianca o nera in modo da non farsi riconoscere.
Inoltre, oltre agli spettacoli standard del cabaret, al Weiße Maus si organizzavano anche balli di “bellezza nuda”. Peter Sachse, il titolare del locale, prima di ogni spettacolo di questo genere ci teneva a precisare che non ci fosse alcun contenuto pornografico ma si era lì “solo per la bellezza”.
Le esibizioni della ballerina Anita Berber e la chiusura del locale
Dall’autunno del 1923 iniziò ad esibirsi regolarmente la ballerina Anita Berber assieme alla sua compagnia che contava altre sei ragazze adolescenti. Anita era molto provocante e alle lamentele del pubblico rispondeva sempre in maniera poco ortodossa. A volte urinava sui clienti, una sera, però, perse il controllo e spaccò una bottiglia di champagne vuota sulla testa di un cliente. Venne licenziata la sera stessa.
Il cabaret chiuse nel 1926 e al suo postò aprì il più famoso “Kabarett der Namenlosen”. Ora invece si trovano gli uffici del Quartier 206.
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Immagine di copertina: Anita Berber Screenshot da YouTube