Vettel ha fatto di tutto per porre l’attenzione sui diritti LGBTQ+ negati in Ungheria
Il pilota tedesco Sebastian Vettel indossa una maglietta arcobaleno pro LGBTQ+ durante l’inno ungherese. La critica alle leggi omofobe del governo Orban.
A Budapest, al Gran Premio di Formula 1 svoltosi domenica 2 agosto, il pilota tedesco Sebastian Vettel – in segno di protesta contro il Governo ungherese per le sue politiche anti-LGBTQ+ – ha indossato una maglietta arcobaleno con scritto “Same Love”. Già giovedì, durante la conferenza stampa, aveva affermato: “Trovo imbarazzante per un paese membro dell’UE avere tali leggi o votarle”. Il parlamento ungherese, infatti, ha approvato una legge che limita i diritti della comunità LGBTQ+. Vettel è finito sotto indagine per aver indossato la maglia con i colori dell’arcobaleno, in quanto presentava una divisa che non rispettava i canoni del regolamento.
La risposta di Vettel
Davanti alla notizia dell’indagine aperta nei suoi confronti per aver indossato una maglia pro LGBTQ+, ha affermato: “Sono felice se mi squalificano. Possono fare quello che vogliono, non mi interessa. Lo rifarei” ha commentato il tedesco davanti alla notizia di una indagine aperta nei suoi confronti. «Durante l’inno nazionale ho tenuto la maglietta. L’ho fatto in sostegno di quelle persone che soffrono in questa nazione perché alcuni fanno leggi che anziché proteggere i bambini probabilmente li minacciano e ne compromettono la crescita. Sono ben felice di ricevere qualunque penalità mi vogliano comminare». Alla fine è arrivata una semplice ammonizione verbale, ma la decisione della FIA ha lasciato molte perplessità.
L’appoggio di Lewis Hamilton
Il campione del mondo di Formula 1 in carica – l’inglese Lewis Hamilton – si è congratulato con Vettel per l’attenzione posta sui diritti LGBTQ+. “Sono super orgoglioso di questo ragazzo. Non esiste una regola che imponga il colore della maglietta da indossare, sostenere la comunità LGBTQ+ non è da biasimare. Questa è una stron*ata. Ben fatto, Seb. La prossima volta mi unirò a te indossando la stessa maglia” ha dichiarato Hamilton. Anche il pilota inglese, alla vigilia del Gran Premio, aveva duramente criticato la legge omotransfobica ungherese: “È inaccettabile, vigliacco e fuorviante per chi è al potere suggerire una legge del genere. Tutti meritano di avere la libertà di essere se stessi, non importa chi amano o come si identificano” aveva dichiarato.
L’ipocrisia delle istituzioni sportive
Le istituzioni sportive fingono di poter tenere lontana la politica dalla sfera sportiva. Tuttavia, la loro malleabilità si è riproposta domenica a Budapest. Già la UEFA, recentemente, ha mostrato la sua ipocrisia. In occasione dell’incontro Germania e Ungheria per l’europeo 2020 a Monaco di Baviera, le autorità tedesche volevano illuminare lo stadio con i colori dell’arcobaleno. Il messaggio era una chiara critica alle leggi anti-LGBTQ+ approvate dal parlamento ungherese. La UEFA lo avevo proibito, con una rapida inversione di rotta in quanto investita dalle critiche. L’attacco più forte alla Uefa venne dal Ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, ufficialmente gay, che si è detto “irritato” dal rifiuto accusando l’organizzazione di ipocrisia: “La Uefa ha come sponsor aziende di Cina, Russia e Qatar, Stati autoritari che discriminano donne, omosessuali e dissidenti. Anche questa è politica, dov’è la neutralità?”.
Vedi anche Angela Merkel condanna la legge ungherese anti-LGBTQ+
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Immagine di copertina Screenshot da Youtube