Ursula Hirschmann, l’ebrea tedesca dal cuore italiano, antifascista che ispirò il federalismo europeo
Ursula Hirschmann, la donna tedesca di origine ebraica che si batté per il federalismo europeo e contro il nazi-fascismo in Germania e in Italia
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L’attività di Ursula Hirschmann prima della guerra
Ursula Hirschmann ha frequentato l’Università di Berlino insieme al fratello Albert Otto, più tardi candidato al premio Nobel. Ha studiato presso la facoltà di economia e nel 1932 si è unita all’Organizzazione giovanile del Partito Socialdemocratico in opposizione all’avvento del nazismo. È proprio in questo periodo che conosce il giovane filosofo e socialista Eugenio Colorni, co-autore del Manifesto di Ventotene. Nel luglio 1933, con l’intensificarsi della repressione nazista contro i gruppi di oppositori, Ursula decide di allontanarsi per un po’ dalla Germania. Trova rifugio presso il fratello a Parigi, dove inizia a frequentare circoli di antifascismo europeo e gruppi comunisti. Tuttavia non aderisce al Partito Comunista, resta fedele al Socialismo e si schiera a favore della politica del “fronte unito”. Hirschmann decide poi di prendere ulteriore distanza dai gruppi comunisti e si trasferisce a Trieste, dove sposa Eugenio Colorni nel 1935. Frequenta l’Università di Venezia e, una volta terminati gli studi, si dedica nuovamente alla Resistenza antifascista insieme al marito. Quando nel 1938 Colorni viene arrestato e imprigionato nell’isola di Ventotene, Ursula decide di seguirlo.
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La lotta di Ursula Hirschmann per un’Europa federale
Sull’isola la coppia incontra Ernesto Rossi e Altiero Spinelli. Nel 1941 Rossi e Spinelli collaboravano alla stesura del Manifesto di Ventotene “Per un’Europa libera e unita”, considerato il punto di partenza del Federalismo Europeo. Il documento, scritto di nascosto sulle cartine delle sigarette, era al contempo una dichiarazione politica e un modello per la federazione democratica d’Europa. La sua realizzazione però sarebbe stata possibile solo al termine della guerra. Il manifesto incitava alla rottura con il passato al fine di fondare un nuovo sistema politico basato su una profonda riforma sociale. Quando Ursula riesce a fuggire dall’esilio porta con sé il documento. Lo traduce in tedesco e lo diffonde in tutta Europa per farne lo strumento della Resistenza antifascista. Arrivata a Milano nel 1943, fonda il Movimento Federalista Europeo (MFE) insieme ad Altiero Spinelli e altri attivisti. Nel contempo collabora anche alla redazione e alla diffusione del primo numero del giornale clandestino “L’Unità Europea”. Nel 1944 Eugenio Colorni viene assassinato dai fascisti a Roma e l’anno successivo Hirschmann sposa il collega Spinelli. Si trasferiscono in Svizzera per internazionalizzare il MFE e in quell’occasione contribuisce all’organizzazione del primo congresso federalista internazionale, che si terrà a Parigi nel 1945.
Il sogno femminista di Ursula Hirschmann diventa realtà
La battaglia politica di Hirschmann non termina certo con la fine della guerra. La donna vuole ricoprire un ruolo di primo piano nell’organizzazione delle attività federaliste. A questo scopo fonda nel 1975 l’associazione “Femmes pour l’Europe” a Bruxelles. L’associazione nasce con lo scopo di radunare donne appartenenti sia all’ambiente politico e culturale che a quello femminista. Gli obiettivi dell’unione si concentrano su questioni concrete, come la promozione dell’accesso all’istruzione, la difesa della parità salariale e la lotta per migliorare le condizioni di vita delle donne immigrate e di quelle nei Paesi in via di sviluppo. Hirschmann vuole superare la diffidenza reciproca presente tra femministe e donne attive in politica. A questo scopo è fondamentale che si miri a una partecipazione paritaria di tutte le donne nel contesto decisionale politico, sociale, economico e culturale, al fine di raggiungere obiettivi comuni. L’associazione si batte ancora oggi per promuovere l’uguaglianza di genere in Europa.
L’eredità intellettuale di Ursula Hirschamann
Nel 1975 Ursula Hirschmann è colpita da un’emorragia cerebrale da cui non si riprenderà mai del tutto. Hirschamann muore nel 1991 all’età di 77 anni. Nella sua autobiografia Noi senzapatria, pubblicata postuma nel 1993, Ursula scrive: “Non sono italiana benché abbia figli italiani, non sono tedesca benché la Germania una volta fosse la mia patria. E non sono nemmeno ebrea, benché sia un puro caso se non sono stata arrestata e poi bruciata in uno dei forni di qualche campo di sterminio“. Ma Hirschmann non è stata l’unica a scrivere di sé. Nel 2019 infatti Silvana Boccanfuso ha pubblicato “Ursula Hirschmann. Una donna per l’Europa”, un bellissimo libro in cui si ripercorrono le varie tappe della vita della famosa europeista. La figura di Ursula compare anche nel film del regista Alberto Negrin “Un mondo nuovo”. Ambientata nel 1941, anno dell’esilio, la pellicola ripercorre l’avventura degli esuli sull’isola di Ventotene, impegnati nella stesura del noto manifesto.
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Immagine di copertina: ©Oliver Cole / Unsplash / CC0