Roland Freisler, il giudice boia che condannò Sophie Scholl e morì prima di fare la spia
Roland Freisler, presidente del Volksgerichtshof, il Tribunale del Popolo, il giudice che diede la sentenza per i membri della Rosa Bianca, condannandoli a pena capitale
Tutti conoscono il gruppo di resistenza anti-nazista dal nome Weiße Rose (Rosa Bianca), ma pochi sanno il nome del giudice che condannò a pena capitale i membri dell’organizzazione. Si chiamava Roland Freisler, meglio noto come giudice boia. Il processo si tenne presso il Tribunale del Popolo, allora presieduto proprio dallo stesso Freisler. Fu responsabile di migliaia di condanne a morte: tra il 1942 e il 1945 ne sentenziò quasi 5.000. Si trattava principalmente di processi farsa, i cui esiti erano noti prima dell’entrata in aula. Riteneva che le udienze dovessero essere rapide, con sentenze definitive e punizioni eseguite entro 24 ore dalla condanna.
Chi era Roland Freisler, il giudice boia al servizio di Hitler
Roland Freisler nacque a Celle nel 1893. Dopo essersi iscritto alla facoltà di giurisprudenza, fu chiamato al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 1915 fu fatto prigioniero sul fronte orientale dai russi imperiali e poté far ritorno in Germania solo nel 1920. Durante gli anni di prigionia imparò il russo e sviluppò un grande interesse verso il marxismo. Questo gli valse l’appellativo di “Vecchio bolscevico”, conferitogli dallo stesso Hitler. Finita la guerra, completò i suoi studi di avvocatura ed entrò a far parte del NSDAP (Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori). Nel 1934 divenne Segretario di Stato presso il Ministero della Giustizia del Reich: in quegli stessi anni pubblicò diversi articoli sulla teoria giuridica nazista. Contribuì difatti a diffondere concetti come razza, principio di autorità e popolo e, in nome di questi principi, avallò le responsabilità del regime. Partecipò nel 1942 alla Conferenza di Wannsee sulla Soluzione Finale della Questione Ebraica.
La malvagità di Roland Freisler in tribunale ebbe fine solo con la sua morte
Famigerato per il suo atteggiamento in aula, aggressivo e mortificante, Freisler ricorreva spesso a lunghi discorsi deliranti e ad umiliazioni verso gli imputati. Privava loro di qualsiasi dignità, a volte anche letteralmente. Era solito mandare i condannati nudi al patibolo oppure gli faceva indossare vestiti di taglie più grandi, senza cinture di supporto, durante i processi. La sua malvagità raggiunse l’apice con la promulgazione di una legge che consentiva la condanna a morte dei minorenni. Morì il 3 febbraio 1945, quando alcune bombe americane colpirono la Corte del Popolo. Freisler, secondo alcuni resoconti, si rifiutò di evacuare immediatamente dopo aver sentito la sirena del raid aereo. Ironia della sorte, pare che fosse rimasto indietro per raccogliere i fascicoli sul processo di Fabian von Schlabrendorff, un cospiratore che sperava di mandare a morte quel giorno stesso.
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Il processo farsa ai membri della Rosa Bianca
La Weiße Rose fu un gruppo di resistenza tedesco contro il regime nazista. Operativo a Monaco di Baviera, si componeva di giovani studenti fra cui i fratelli Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf. Nota per le sue azioni non violente, la Rosa Bianca promuoveva una resistenza passiva tramite opere di volantinaggio e propaganda. Per la stesura degli ultimi due opuscoli, il gruppo si avvalse della collaborazione con il professore Kurt Huber. La loro azione durò pochissimo, infatti caddero in mano della Gestapo nel 1943, e il 22 febbraio dello stesso anno dovettero affrontare un processo farsa gestito proprio dal giudice Freisler. Memorabile fu il coraggio della Scholl il giorno dell’esecuzione e di cui si ricordano le ultime parole: “È una splendida giornata di sole e devo andare. Ma quanti devono morire sul campo di battaglia in questi giorni, quante vite giovani e promettenti? Che importa la mia morte se dai nostri atti migliaia di persone vengono avvertite e allertate? Tra il corpo studentesco ci sarà sicuramente una rivolta”.
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In copertina: Roland Freisler, nazismo, da Wikimedia, CC 3.0