Nel vaccino che ho fatto ieri a Berlino c’è anche il potere riabbracciare l’Italia. È questa la libertà

Vaccinarsi contro il Covid19 è il primo passo di un percorso che da miraggio finalmente comincia a inquadrare il traguardo

di Lisa Cardellini, pediatra presso il St. Joseph Krankenhaus di  Berlino (qui la sua storia)

“I morti per Covid? Ammazzati apposta” -“Le terapie intensive sono vuote!”

Poi però nelle Terapie Intensive a lottare per la vita dei pazienti… c’eravamo noi.

“E’ tutto un complotto delle case farmaceutiche, è solo un’influenza”.

Poi però a tenere la mascherina 8 ore continuative di turno che ti lascia il segno per ore dopo averla tolta …c’eravamo noi.

“Tamponatevi il c**o, questa è una dittatura sanitaria”.

Poi però, stremati da turni infiniti lì a rassicurarvi quando arrivavate in pronto soccorso… c’eravamo noi.

“Le persone che conosco io sono tutte asintomatiche. Le mascherine sono inutili, noi non le mettiamo”.

Poi però ad avere il panico di contrarre il virus perché andavamo a lavoro e poi rischiavamo di contagiare chi ci aspetta a casa ogni sera…c’eravamo noi.

“Ma tanto colpisce solo i vecchi, a me che me frega?”. “E per gli immunodepressi? Mi dispiace per loro, ma la legge di Darwin…sapete come funziona no?”

Ma con le lacrime agli occhi perché una persone ci è morta davanti agli occhi…c’eravamo noi.

Ci siamo stati, noi.

In 11 mesi di pandemia, tra le bufere di negazionismi, la paura, gli straordinari, le occhiaie, i segni della mascherina, i mal di testa, le lacrime, le distanze emotive e sociali, i voli cancellati, il Natale lontano da casa, la paura.

E sì ci siamo anche oggi.

Con il sorriso e un po’ di tachicardia, come per le cose belle.

Come per i passi importanti, come per l’emozione di essere un tassello importante di una battaglia lunga, estenuante, dura, ma in cui non abbiamo MAI mollato.

Cosa c’è all’interno di questa prima dose di vaccino che ho ricevuto ieri e che, a poco a poco, tutti noi, se lo vorremo, potremo ricevere?

I baci.

E gli abbracci dei miei genitori.

E poterli andare a trovare ogni volta che voglio prendendo da Berlino un aereo, sempre che ci sia, o un treno, o un auto, ore e ore di viaggio senza avere il timore di portargli il virus a casa.

Dentro c’è il Natale che verrà e che passeremo assieme.

C’è un caffè al bar con il mio migliore amico, Marco

C’è un 5 dato ad un collega di lavoro qui in ospedale.

Ci sono le partite di basket che ho ancora in sospeso

C’è la cena con le mie Girls, le tavolate degli amici “Improvvisando”, gli aperitivi di aggiornamento

C’è il vedere realizzati i sogni del VLab della mia amica Noemi

C’è la possibilità di pensare di poter ritornare a viaggiare con lo zaino in spalla

C’è il poter regalare un biglietto aereo per il mio compleanno

Ci sono i fine settimana di ritorno a Perugia e una colazione al bar con un cornetto alla crema di limone

C’è la possibilità di andare a ballare e tornare felici alle 5 del mattino

C’è la musica

C’è il dipingere le emozioni con parole, colori, suoni e odori che ci sembrino vicini e non il riflesso di cose che ormai pensiamo esistano solo su uno schermo o dietro una nostra finestra.

C’è il potersi incontrare nella mia Berlino

Nella mia prima dose di vaccino c’era la libertà di poter rimanere a casa che poi, chi ci rimane più, dentro quelle quattro mura? C’è la scuola in presenza, il lavoro in ufficio, gli aerei che ripartono e le stazioni piene.

Sono i gesti del quotidiano che fino ad un anno fa davamo per scontati, e che adesso ci sembrano lontanissimi…ma che in realtà sono ancora lì che aspettano di essere rivissuti, magari con maggiore consapevolezza e gioia.

Sono le piccole cose che in realtà poi sono le più grandi.

Una stretta di mano per presentarsi a uno sconosciuto,

La palestra ‘con l’odore di sudore’,

Le candeline soffiate su una torta e poi tutti a mangiare.

Il mettersi il rossetto rosso che più rosso non si può (ti penso Valeria)

I visi tutti interi

Gli insegnanti che parlano zigzagando fra i banchi

Gli anziani accuditi e coccolati che raccontano sempre la stessa storia e sempre nello stesso modo, ma tu l’ascolti come fosse la prima volta.

Ho sentito il senso di altruismo perché il vaccino si fa per se stessi, ma soprattutto per gli altri e c’è un senso di pace che si impossessa di te quando stai lavorando per tutti.

Perché per me, più di ogni altra cosa questo vaccino dimostra che ancora una volta la scienza ha fatto un enorme passo. Ci ha teso la mano affinché ognuno possa riappropriarsi dei nostri sogni, in particolare della nostra libertà.

Io con questa dose di vaccino ho vissuto un momento bellissimo che mi ha emozionata alle lacrime … e che auguro ad ognuno di voi…perché oggi ci sono anche io.

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