L’ultimo dell’anno la Germania ha chiuso tre centrali nucleari
Il 31 dicembre, in Germania, hanno chiuso altre tre centrali nucleari. In programma altre tre chiusure alla fine del 2022
Lo scorso venerdì 31 dicembre la Germania ha chiuso tre centrali nucleari come parte del processo che porterà alla graduale eliminazione dell’energia nucleare dal Paese. Gli impianti di Brokdorf, nello stato settentrionale dello Schleswig-Holstein , Grohnde in Bassa Sassonia e Unità C di Gundremmingen, in Baviera, nel sud, sono stati chiusi nella giornata di Capodanno. Il processo di smantellamento richiederà circa venti anni e un costo stimato di 1,1 miliardi di euro per impianto. Le chiusure avvengono durante una delle peggiori crisi energetiche europee e mentre l’energia nucleare guadagna sostegno. Ciò deriva dal fatto che rispetto ad altre fonti di energia ancora molto utilizzate ad oggi, il nucleare produce significativamente meno anidride carbonica. Con la chiusura delle tre centrali, il phase-out nucleare in Germania entra nella sua fase finale, ovvero la totale abolizione del nucleare con la chiusura dei tre ultimi siti nel 2022.
La scelta del governo Merkel nel 2011
A seguito dell’incidente all’impianto di Fukushima Daiichi in Giappone nel marzo 2011 e in base alla politica di transizione energetica della Germania, una grande maggioranza del Bundestag, guidato al tempo dal governo Merkel, decise che il Paese avrebbe gradualmente eliminato l’energia nucleare entro la fine del 2022. Al tempo, la decisione incontrò un ampio sostegno pubblico in un Paese con un potente movimento antinucleare, alimentato prima dai timori di un conflitto della Guerra Fredda e poi da disastri come Chernobyl e Fukushima.
La discussione sulla chiusura delle centrali nucleari
Sebbene le centrali nucleari abbiano contribuito solo per il 12% all’apporto energetico tedesco nel 2021 – rispetto al 41% di energie rinnovabili, al 28% di carbone e al 15% di gas – interrompere il contributo del nucleare senza un’immediata compensazione porterà alla necessità di incrementare l’utilizzo di energie fossili, aumentando quindi le emissioni di carbonio. Di recente, in una lettera, un gruppo di firmatari, tra cui attivisti, ricercatori e gruppi pro-nucleare, si è opposto alla chiusura delle centrali nucleari rimaste. Il loro appello fa riferimento a quanto detto sopra: l’abolizione totale del nucleare deve essere successiva alla creazione di infrastrutture alternative più green che possano compensare l’energia prodotta dalle centrali. Tale decisione rischia altrimenti di essere controproducente. La chiusura, tuttavia, potrebbe aumentare la pressione per promuovere rapidamente l’espansione delle energie rinnovabili.
La Germania mira a soddisfare l’80% della domanda di energia entro il 2030 attraverso l’energia eolica e solare. Secondo quanto riportano in un articolo dagli economisti dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), nonostante “il declino dell’energia nucleare porterà temporaneamente a un maggiore utilizzo delle energie fossili, l’espansione accelerata delle energie rinnovabili compenserà rapidamente tale perdita”, hanno concluso. Il neo governo tedesco, insediatosi lo scorso dicembre, è deciso nel sostenere e procedere con l’abolizione del nucleare. La nuova Ministra dell’ambiente Steffi Lemke (Verdi) ha espresso la propria contrarietà nel posticipare la chiusura delle centrali nucleari. “L’energia nucleare non renderebbe il nostro approvvigionamento energetico né più sicuro né più economico. Una tecnologia che non ha soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti tossici non può essere sostenibile”
Prezzi esorbitanti dell’energia in Europa
Tuttavia, alla luce dell’impennata dei prezzi dell’energia in tutta Europa, è indubbio, che i tempi delle chiusure siano scarsamente favorevoli. All’inizio di dicembre, il prezzo di riferimento del gas in Europa era 10 volte più alto rispetto all’inizio dell’anno e, non meno preoccupanti, sono gli aumenti che riguardano l’elettricità. Per quanto riguarda il gas, l’apice è stato raggiunto a seguito delle tensioni geopolitiche con la Russia, che fornisce un terzo del gas europeo, ed è accusata di limitare le consegne per esercitare pressioni sull’Unione europea sul conflitto in Ucraina.
Il piano della Germania per chiudere tutte le sue centrali elettriche a carbone entro il 2038
Nel 2019 è stato varato anche un piano per chiudere tutte le centrali elettriche a carbone entro il 2038. Una sfida peculiare per la Germania, principale produttrice mondiale di lignite. L’estrazione della lignite è altamente inquinante, e sta continuando a portare distruzione di villaggi e paesaggi per l’espansione di enormi miniere a cielo aperto. L’obiettivo della Germania di liberarsi delle lignite implica che energie rinnovabili come l’eolico, il solare, la biomassa e l’energia idroelettrica dovranno costituire il 65% del contributo energetico del Paese entro il 2030. Eppure, lo scorso anno, la Germania ha installato solamente 1.65 gigawatt di parchi eolici, il livello più basso dell’ultimo decennio secondo il gruppo advocacy Wind Europe. “Per raggiungere gli obiettivi del governo, la Germania dovrebbe aggiungere 9,8 GW di solare e 5,9 GW di eolico onshore ogni anno”, ha affermato l’economista esperta in ricerca energetica e protezione ambientale Claudia Kemfert.
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Foti di copertina di fietzfotos da Pixabay.