La storia del rifugiato che ha vinto un’importante causa contro tabloid e leader della destra tedesca
Falsamente accusato di manifestazioni violente e attacchi alla polizia, Alassa Mfouapon ha vinto contro mass media e politici.
Alassa Mfouapon, rifugiato camerunense di 31 anni, è stato al centro di una controversia mediatica: se esponenti dei partiti di destra tedeschi hanno spesso espresso pareri discutibili sull’immigrazione, Alassa è stato il primo a citarli in giudizio in tribunale. E a vincere la causa. Il fenomeno migratorio in Germania si intensifica a partire dal 2015, quando il governo decide di accogliere più di un milione di rifugiati, principalmente dalla Siria, dall’Afghanistan e dall’Iraq. La Germania oggi si confronta con l’eredità di quella scelta: la storia di Alassa si inserisce in un contesto di discriminazioni e rappresentazioni falsate di rifugiati e richiedenti asilo, in particolare da parte delle frange più estremiste della politica tedesca.
Il caso mediatico
Alassa è stato definito un «capobanda» da Alice Weidel, leader del partito di estrema destra Alternativa per la Germania, per essersi opposto all’espulsione di un uomo togolese dal campo profughi Ellwangen, guidando una manifestazione solidale. I media hanno parlato di violenze contro la polizia e della pericolosità degli immigrati. Molti politici tedeschi hanno visto la protesta come una prova del fatto che il paese dovrebbe inasprire la sua politica migratoria. In seguito, Alassa e altri residenti del campo hanno tenuto una conferenza stampa: un importante momento in cui le loro voci hanno trovato attenzione pubblica. In seguito alla deportazione in Italia con l’impedimento di tornare in Germania per sei mesi, un avvocato si è interessato alla sua causa, e gli attivisti della sinistra tedesca si sono mobilitati per aiutarlo. Dopo aver denunciato Weidel e i tabloid per diffamazione, vince la causa e riaccende il dibattito sulle condizioni degli immigrati.
La storia di Alassa
Alassa è nato nel Camerun occidentale e ha studiato economia e marketing presso l’École Supérieure de Gestion a Douala. Suo padre lavorava come dipendente pubblico, un ruolo che avrebbe dovuto assumere anche Alassa. Ma il suo viaggio è cominciato nel 2014: dopo aver lasciato il Camerun con la ex moglie, viene arrestato in Libia. Una volta giunto in Europa approda in Italia, dove lo coglie la tragedia: suo figlio muore durante la traversata. Decide di trasferirsi in Germania e iniziare a lavorare come traduttore nel campo profughi di Ellwangen. Oggi Alassa è parte di un’organizzazione in difesa dei rifugiati e richiedenti asilo: «Ho affrontato questi eventi semplicemente andando avanti. Farò di tutto perché questo non accada a nessun altro […]. Credo che paesi come la Germania debbano adottare soluzioni migliori, perché il flusso migratorio potrà solo aumentare in futuro».
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Immagine di copertina: © CC0 Pixabay