La Norvegia darà 14 milioni di € al Gabon per evitarne la deforestazione
Gabon riceve 14 milioni dalla Norvegia per tutelare le sue foreste. Il totale di 136 milioni sarà versato nei prossimi 10 anni
Il Gabon sarà il primo paese africano a ricevere fondi per promuovere iniziative contro la deforestazione del suo territorio. Uno degli Stati più boscosi al mondo, è coperto per quasi il 90% da fitte foreste. Fanno eccezione gli altipiani centro-meridionali, caratterizzati dalla savana. La Norvegia finanzierà il Gabon con 14 milioni di euro (come prima trance di un totale di 136 milioni) secondo quanto stabilito dall’accordo firmato nel 2019 tra il Gabon e il Cafi (Central African Forest Initiative), con il sostegno delle Nazioni Unite. Il pagamento dovrà avvenire in 10 anni e sarà basato sui risultati effettivi di riduzione delle emissioni dovute alla deforestazione e del contrasto al degrado del suolo. La manovra vorrebbe ostacolare in particolare il disboscamento illegale e le cattive tecniche di raccolta del legname.
Politiche di tutela contro la deforestazione
Il Gabon vanta tassi di deforestazione storicamente bassi. Negli ultimi tre decenni, infatti, si è registrato un tasso inferiore allo 0,1 %. Berta Pesti, funzionaria capo del Cafi, ha dichiarato al Climate Home News che i dati del Gabon mostrano che le emissioni complessive legate alle foreste (registrate dal 2010 in poi) sono state inferiori rispetto al decennio precedente. Il motivo? Pratiche di gestione forestale sostenibili. Dall’inizio del 2000 sono stati creati 13 parchi nazionali in un’ottica di tutela del patrimonio faunistico. Nel 2017 il governo gabonese si è impegnato a dimezzare le emissioni delle foreste entro il 2025 rispetto al 2005. Nel 2019 ha dichiarato, inoltre, che entro il 2022 tutte le concessioni forestali che concederà saranno certificate dal Forest Stewardship Council.
Situazione da monitorare: la minaccia dell’industria di olio di palma
Tuttavia una nota di demerito non può essere tralasciata. I tassi di deforestazione, nonostante un generale buon andamento, sono leggermente aumentati dal 2011. La causa è la promozione dell’industria di olio di palma, scelta economica che va nella direzione di distaccarsi dall’industria del petrolio. Il Cafi afferma così che la situazione è da monitorare costantemente, perché se dovesse peggiorare i finanziamenti saranno congelati. I benefattori europei potrebbero quindi ripetere quello che è già avvenuto per l’Amazzonia. Nel 2019, infatti, Norvegia e Germania avevano deciso di ritirarsi dal piano di finanziamento per la conservazione della foresta pluviale a causa dell’efferato trattamento della stessa da parte del governo Bolsonaro.
La risposta del Ministro per l’ambiente Lee White
Il Ministro per l’ambiente del Gabon, Lee White, ha affermato in una conferenza stampa questa settimana: “Il Gabon assorbe ogni anno 100 milioni di tonnellate di CO2 grazie alla nostra foresta pluviale. È più del doppio delle emissioni annuali della Norvegia”. E poi: “Stiamo cercando di sviluppare un nuovo modello economico. Creeremo posti di lavoro e mezzi di sussistenza in Gabon grazie alle nostre risorse naturali. E Cafi sta investendo in quella transizione economica”.
Preoccupati gli ambientalisti delle ONG
Contro questi buoni propositi si pongono invece alcune voci ambientaliste di ONG. Joe Eisen, direttore della Rainforest Foundation UK, ha affermato che il Gabon non ha intrapreso azioni reali contro la deforestazione. Commenta amareggiato la transazione economica come suggello di una relazione diplomatica. Simile la posizione di Marc Ona, segretario esecutivo della ONG Brainforest, che denuncia un aumento dello sfruttamento illegale del legname negli ultimi tre anni. A conferma del fatto: la denuncia della ONG Mighty Earth sul rapporto tra il governo del Gabon e Olam, società con base a Singapore. Quest’ultima, tra il 2012 e il 2016, avrebbe disboscato quasi 40.000 ettari di foreste per la produzione di olio di palma.
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Immagine di copertina: Foresta da Pexels, © David Riaño Cortés