L’influenza di Friedrich Nietzsche nell’opera di David Bowie
L’opera del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche ha avuto un forte ascendente su David Bowie. Un’influenza che ha permesso all’artista britannico di comporre dei veri e propri capolavori
Nel corso della sua decennale carriera svariati sono stati gli influssi culturali che hanno fatto sì che David Bowie potesse comporre dei veri e propri capolavori della musica contemporanea. Sicuramente alcuni elementi della cultura tedesca sono stati tra gli aspetti che più hanno influenzato l’opera dell’artista britannico. Tra quelli che più hanno avuto un forte impatto nella composizione di alcune opere di Bowie, ci sono stati certamente alcuni scritti realizzati dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. L’influsso della poetica del pensatore dell’Ottocento ha permesso a Bowie di comporre alcuni indiscussi capolavori, non solo della sua carriera, ma di tutta la storia della musica contemporanea.
Il pensiero del Superuomo di Nietzsche nelle prime opere di David Bowie, The Man Who Sold the World e Hunky Dory
Se per i primi album – David Bowie e Space Oddity – il musicista britannico era stato ispirato soprattutto dall’atmosfera della Swingin London o dal folk rock americano alla Bob Dylan, nel suo terzo lavoro – The Man Who Sold the World – già cominciava a sentirsi l’influenza del pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Ovviamente l’opera di quest’ultimo si risentiva nella composizione dei testi, mentre, a livello musicale, Bowie si stava avvicinando ad un sound proto-punk che troverà la sua piena maturità in The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars. È soprattutto un aspetto delle opere di Nietzsche a colpire più di tutti David Bowie. Si tratta del concetto di Übermensch (tradotto in italiano come Oltreuomo o Superuomo), un essere che si elevava al di sopra della morale comune, imponendo i suoi valori. Una nuova ‘razza’ che avrebbe soppiantato i ‘deboli’ esseri umani.
Questa figura metaforica appariva soprattutto nell’opera del filosofo tedesco Also sprach Zarathustra (Così parlò Zarathustra), scritta tra il 1883 e il 1885. Nell’album, la potente figura del Superuomo fa timidamente capolino nella canzone intitolata, appunto, The Supermen i cui accordi erano stati composti e donati a Bowie da un giovanissimo Jimmy Page, molti anni prima che diventasse il leggendario chitarrista dei Led Zeppelin.
Un altro accenno alla figura del Superuomo – mediato dall’opera dell’occultista britannico Alesteir Crowley – ricompare anche in Oh, You Pretty Things, uno dei brani contenuti nel successore di The Man Who Sold the World, Hunky Dory, pubblicato nel 1971. Qui il Duca canta di un Homo Superior che, a breve, spazzerà via l’Homo Sapiens e controllerà il mondo. Ma è con il successivo album, The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, che la poetica del Superuomo di Nietzsche entrerà prepotentemente nelle liriche di David Bowie.
Con il personaggio di Ziggy Stardust, David Bowie crea un Superuomo dionisiaco, fondendo due aspetti del pensiero di Friedrich Nietszche
Pochi anni prima della stesura di Also sprach Zarathustra Nietzsche scrisse, nel 1872, il libro Die Geburt der Tragödie aus dem Geiste der Musik noto in Italia come La nascita della tragedia. Senza analizzare completamente il testo del filosofo – per cui potremmo scrivere tranquillamente un centinaio di articoli – basta citare un elemento che è stato ripreso da Bowie nella stesura dei testi per il capolavoro The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars pubblicato nel 1972. Parliamo dei concetti di apollineo e dionisiaco, inglobati dal musicista britannico – insieme all’idea di Superuomo – per creare uno dei suoi alter-ego più famosi: l’alieno Ziggy Stardust. Per capire pienamente l’influenza di Nietzsche per la composizione dell’album bisogna però spiegare, brevemente, il concetto di dionisiaco presente in La nascita della tragedia. Come si deduce dal termine stesso ‘dionisiaco’ è strettamente legato al dio del Pantheon mitologico greco Dioniso, divinità legata al vino e all’ebbrezza.
Nietzsche usa il termine dionisiaco per definire una volontà di scatenare l’impulso vitale, superando le censure e le regole imposte dalla società sino ad arrivare a uno stato di ebbrezza e totale libertà dell’individuo. Proprio come accadeva durante i riti orgiastici dedicati al dio nei tempi dell’antica Grecia. Queste caratteristiche sarebbero poi confluite all’interno del concetto di Superuomo, individuo al di sopra delle leggi e dei costumi che regolano la vita degli umani. E proprio Ziggy Stardust incarna perfettamente i due concetti concepiti dal filosofo tedesco.
Ma chi è Ziggy? In un’interessante intervista rilasciata allo scrittore William Burroughs nel 1973 – contenuta nel libro Rock and Roll virus – David Bowie spiega che, contrariamente all’opinione comune, Ziggy non è un alieno venuto da un altro pianeta ma è un ‘tramite’ tra creature provenienti dallo spazio e l’umanità intera. È un essere sessualmente ambiguo, che trascende i generi maschile/femminile è l’incarnazione corporea del Superuomo profetizzato da Nietzsche. È la totale libertà dionisiaca della mente e del corpo in un’epoca in cui la repressione era all’ordine del giorno. Il messia Ziggy veniva ad annunciare la venuta di esseri spaziali che avrebbero liberato i terrestri sia mentalmente che dal punto di vista fisico. Ed è così che fece sia dal punto di vista musicale che estetico.
La cresta di capelli arancioni, gli atteggiamenti al limite dell’oscenità sul palco e la ‘ruvidezza’ di alcune canzoni influenzarono e anticiparono di un lustro le contestazioni dei gruppi punk della fine degli anni ’70; la teatralità e l’ambiguità sessuale suggestionarono l’attività di altri artisti che ancora oggi continuano a seguire gli insegnamenti di questo Superuomo venuto dallo spazio.
Station to Station e la nascita del Thin White Duke, l’Esile Duca Bianco
David Bowie ‘uccise’ Ziggy Stardust il 3 luglio 1973, durante un concerto all’Hammersmith Odeon di Londra. I successivi album sono caratterizzati soprattutto da un sound più vicino al rock americano (Aladdin Sane), al funky e alla black music (Young Americans). Dai testi scompare del tutto l’influenza dell’opera di Nietzsche presente negli album precedenti. Per Aladdin Sane, pubblicato nel 1973, l’ispirazione principale per le liriche era stato il recente trasferimento di Bowie negli Stati Uniti. Per Diamond Dogs (1974), invece, il musicista aveva tradotto in musica 1984 di George Orwell, arrivando a concepire un allucinato concept album distopico incentrato sul famoso romanzo. La poetica del Superuomo ritornerà, prepotentemente, nell’album Station to Station, per il sottoscritto uno dei tre album migliori della produzione bowiana. Se per Ziggy Stardust la filosofia di Nietzsche aveva caratterizzato sia la creazione ‘fisica’ dell’alieno che i testi delle canzoni, per Station to Station Bowie usa il pensiero dell’autore tedesco quasi esclusivamente per creare un nuovo personaggio: il Thin White Duke, l’Esile Duca Bianco.
Dopo gli eccessi glam di Ziggy, i fan del musicista si trovarono di fronte un personaggio lontano anni luce dallo sfavillante alieno caduto sulla terra. Il Duca Bianco era un personaggio ieratico, algido, sempre vestito elegantemente con camicia bianca e gilet nero. Si poneva al di sopra dell’umanità intera e incarnava tutti gli aspetti di un Superuomo, pronto a soppiantare l’intera razza umana. Oltre che al pensiero di Nietzsche Bowie aveva attinto moltissimo dall’opera dell’occultista britannico Alesteir Crowley il cui pensiero aveva fortemente influenzato buona parte dei testi, soprattutto se si ascolta la title track dell’album, Station to Station. Il Duca Bianco ‘visse’ solo per pochi anni, in quello che forse era stato uno dei periodi più bui della sua carriera, caratterizzato dal consumo di ingenti quantità di cocaina e da una dieta che comprendeva solo latte e peperoni. Proprio per uscire da quel vortice devastante David Bowie si trasferì con l’amico Iggy Pop a Berlino – anch’egli in una situazione fisica e mentale non proprio rosea – per disintossicarsi. Come è noto, i due riuscirono nell’impresa e produssero alcuni dei capolavori delle loro carriere. Bowie, negli album successivi, non venne più influenzato dalla poetica di Nietzsche ma attinse parecchia ispirazione da altri aspetti della cultura tedesca e mittleuropea che lo accompagnarono per tutta la sua successiva carriera. Ma questa è un’altra storia da raccontare.
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David Bowie – Aladdin Sane ©stratopaul da Flickr CC2.0 https://www.flickr.com/photos/55966100@N06/11033766584/in/photostream/