Germania, 13 anni a marito per femminicidio avvenuto sotto lo sguardo dei figli
Marito condannato a 13 anni di reclusione per aver accoltellato a morte la moglie di 28 anni sotto lo sguardo dei figli
Il fatto è accaduto a maggio dell’anno scorso a Cottbus. Burhan Z., un afgano di 32 anni, ha violentemente ucciso la moglie di 28 anni, Nahid N., davanti ai figli di 10, 6 e 3 anni. Il marito, apparentemente preso da un attacco d’ira nei confronti della moglie, l’ha accoltellata ripetutamente fino ad ucciderla. Il tutto è cominciato nell’appartamento dei due, situato al secondo piano. Quando lui ha cominciato ad aggredirla, lei presa dal panico, è saltata dalla finestra dell’appartamento ed è atterrata su un baldacchino. Lui l’ha inseguita e l’ha accoltellata ripetutamente davanti ai figli e ai vicini, poi l’ha riportata dentro e lanciata sui gradini della casa, battendo la testa più volte. E’ morta sul colpo.
Il processo
All’inizio del processo lo scorso novembre, il 32enne afgano ha ammesso in una dichiarazione letta dal suo avvocato difensore di aver reagito impulsivamente perché, durante il litigio, la moglie l’avrebbe più volte insultato. Secondo l’accusa, l’uomo era sconvolto per la separazione voluta dalla donna e, non meno rilevante, per il suo modo di vestire ritenuto troppo occidentale. L’imputato nega tali accuse. Inizialmente, l’accusa ha chiesto l’ergastolo per omicidio mentre la difesa ha chiesto una reclusione di 5 anni perché l’imputato era stato istigato al fatto da gravi insulti. In fine sembra che la corte abbia deciso di condannarlo a 13 anni di reclusione, ma il processo non è ancora finito. Il 16 novembre i due fratelli della vittima, due agenti di polizia e due vicini di casa testimonieranno in tribunale contro l’imputato. Il giudice, inoltre, vuole che al processo assistano anche i tre figli.
La questione del femminicidio in Germania
Ogni giorno in Germania un uomo cerca di uccidere la propria compagna o ex compagna. Ogni tre giorni un tentativo va a buon fine. Nell’Unione Europea, la Germania è in cima alla lista per numero di femminicidi nel 2018. “Il femminicidio è ancora un argomento tabù“, sostiene Vanessa Bell dell’ONG Terre des Femmes. Succede spesso che il problema venga attribuito ad alcune minoranze religiose o etniche, per esempio quelle orientali, che hanno una concezione della donna molto diversa da quella occidentale. Con questa categorizzazione etnica la Germania prende le distanze da un problema sociale che in realtà riguarda tutti, considerando che due terzi di coloro che commettono femminicidio sono tedeschi. “La violenza domestica si verifica in tutte le parti della società, non è una questione di religione, nazionalità o istruzione”, afferma l’ex procuratore Schäfer. “È nostro obbligo non chiudere un occhio e dire che non sono affari miei, ma piuttosto essere coinvolti, offrire aiuto o chiamare la polizia”.
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Immagine di copertina: Violenza sulle donne, © ninocare, CC0
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