Gerhard Wolf, il console tedesco a Firenze che salvò Ponte Vecchio nel 1944

Chi è l’uomo che salvò il ponte più bello e più antico di Firenze? Grazie all’animo artistico di Gerhard Wolf la città conserva ancora il Ponte Vecchio

Nella notte fra il 3 e il 4 agosto del 1944, Firenze combatteva per liberarsi dall’occupazione nazi-fascista. Le autorità militari tedesche diedero il comando di far saltare tutti i ponti sull’Arno per rallentare l’avanzata dell’esercito anglo-americano verso nord. Grazie al suo lavoro diplomatico Gerhard Wolf, console tedesco nel capoluogo toscano, riuscì a convincere il barone Von Munchausen, comandante militare, a non minare Ponte Vecchio, comunque reso inagibile danneggiando la sponda e le case circostanti.

A perenne ringraziamento per il suo operato, il sindaco La Pira – primo cittadino di Firenze negli anni ’50 e ’60 – gli ha conferito la cittadinanza onoraria nel 1955. Inoltre Firenze fu gemellata con Dresda, città natale di Wolf. Nel 2007 venne posta – nel punto centrale di Ponte Vecchio, proprio sotto il corridoio vasariano – una lapide commemorativa.

 

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Il custode di Ponte Vecchio

Gerhard Wolf nacque a Dresda nel 1896 figlio di un avvocato e ultimo di 7 fratelli. Dopo il servizio di leva si dedicò agli studi in filosofia, lettere e storia dell’arte. Nel 1927 entrò nel servizio diplomatico tedesco. Nel 1933 rifiutò l’adesione al partito nazista, a cui aderì, però, nel 1939 a seguito di pressioni e minacce. Dal 1940 al 1944 fu console tedesco a Firenze dove si innamorò della città e del suo patrimonio artistico. Era un uomo molto coraggioso perchè, grazie all’appoggio di Rudolf Rahn, si adoperò per nascondere e salvare molti ebrei, mettendosi in contrasto con le stesse SS. Contribuì inoltre a evitare che i nazisti trafugassero da Firenze la preziosa collezione di opere dello storico dell’arte americano Bernard Berenson. Grazie alla sua posizione da diplomatico ebbe la possibilità di visitare e osservare da vicino tutte le opere più importanti e rappresentative del Rinascimento italiano.

Un’altra leggenda racconta come Ponte Vecchio fu salvato

Nel 2016, in seguito al racconto di una testimone, si è diffusa una ricostruzione alternativa secondo la quale alcuni orafi sabotarono gli ordigni tagliandone i fili. Nella notte tra il 3 e il 4 agosto del 1944, Burgassi, chiamato da tutti Burgasso, aiutante degli orafi lasciato libero di circolare dai tedeschi perché menomato fisicamente dalla poliomielite, ma dalla mente lucida, assistette alla posa delle mine. Avendo visto tutto, avrebbe saputo dove erano gli allacciamenti e indicò come disinnescarli. Entrambe le ricostruzioni non dispongono di fonti certe, sebbene la prima sia storiograficamente quella più accreditata. Ponte Vecchio venne comunque risparmiato a discapito di altre zone limitrofe.

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Immagine di copertina: Ponte Vecchio Foto di Kevin Phillips da Pixabay