Fine del tetto affitti a Berlino, Deutsche Wohnen: ”No a sfratti e arretrati a rate”

La Corte Costituzionale di Berlino mette fine al tetto massimo degli affitti. Nessun affittuario della Deutsche Wohnen sarà sfrattato

La lotta in merito al blocco del prezzo degli affitti a Berlino è una questione che si protrae da molto tempo. Lunghe battaglie legali tra affittuari e società immobiliari e dall’altra  diversi movimenti popolari. Lo scorso 15 aprile la Corte ha preso una decisione al riguardo: il Mietendeckel è incostituzionale e pertanto non può avere nessuna validità. Lo Stato di Berlino non ha nessun diritto di attuare tale normativa dato che esiste già una legge federale che regola gli affitti. Deutsche Wohnen ha accolto favorevolmente la decisione della Corte e ha affermato, attraverso un comunicato stampa pubblicato sul suo sito ufficiale, che per evitare ogni forma di sfratto o richiesta di arretrati si procederà con il massimo della responsabilità sociale. Verranno offerti differenti modi per regolare il saldo del canone: pagamenti una tantum, rateizzazione e proroghe. Inoltre Deutsche Wohnen ha dichiarato che in nessun caso gli inquilini verranno sfrattati.

Oltre a Deutsche Wohnen pochi giorni fa un’altra società immobiliare aveva dichiarato che non avrebbe chiesto gli arretrati ai suoi inquilini

Poche ore dopo la sentenza della Corte costituzionale anche la società immobiliare Vonovia aveva pubblicato un breve comunicato stampa sul suo sito ufficiale in cui dichiarava che “Vonovia rinuncia al diritto di recuperare gli affitti perduti”. Stando a quanto riportato dalla società, la cifra che Vonovia avrebbe potuto richiedere si aggira intorno ai 10 milioni di euro. Una scelta che, come si legge nel comunicato, è stata presa poiché “c’è un gran numero di inquilini che non hanno seguito il consiglio del Senato di Berlino di mettere da parte i soldi risparmiati. Inoltre, Vonovia non vuole mettere i suoi inquilini nella scomoda posizione di dover rivelare tutta la loro situazione finanziaria personale”. Rolph Buch, amministratore delegato della società, ha dichiarato che “la mancanza di alloggi a prezzi accessibili a Berlino rimane una sfida importante per la società, i legislatori e le società immobiliari anche dopo questa sentenza. Solo se tutte le parti interessate uniranno le forze saremo in grado di stabilizzare il mercato immobiliare, preservare e ammodernare il patrimonio immobiliare e aggiungere nuovi appartamenti a prezzi accessibili. Non chiedendo la restituzione dei soldi da parte dei nostri affittuari, dimostriamo che ci stiamo impegnando a trovare una soluzione”. Nel 2018 gli utili della società avevano superato il miliardo di euro.

Rimane in milioni di inquilini la preoccupazione di dover restituire i soldi risparmiati

Circa 1,5 milioni di appartamenti avevano beneficiato della legge sulla limitazione degli affitti ad esclusione di tutti gli alloggi costruiti dopo il 2014. Gli affitti erano stati di fatto congelati dalla fine di febbraio 2020, per un periodo di 5 anni. Inoltre i canoni potevano essere aumentati solo dell’1,3% a partire dal 2022. Una seconda fase era entrata in vigore nove mesi dopo, il 22 novembre. Da quel giorno erano dichiarati illegali gli affitti che avessero superato il 20% del limite imposto dal Mietendeckel. Adesso che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge, i proprietari potrebbero richiedere agli inquilini il pagamento dell’affitto risparmiato. Uno scenario plausibile dato che alcuni contratti, redatti dopo l’introduzione della legge, contengono una clausola che costringe l’inquilino a pagare la differenza tra i due affitti nel caso in cui la legge fosse stata rigettata.

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Immagine di copertina: Deutsche Wohnen da Pexels  ©Ingo Joseph  CC0