Busto di Nefertiti da Flickr ©Egisto Sani CC-BY-NC-SA 2.0 https://www.flickr.com/photos/69716881@N02/8525068387

L’Egitto insiste: “Berlino ci dia indietro il busto di Nefertiti!”

Dare a Cesare quel che è di Cesare. Prosegue la secolare battaglia culturale sul busto di Neferiti tra Germania ed Egitto

Nessuno dei due contendenti demorde. A più di cent’anni dal rinvenimento in Egitto, il capolavoro del 1355 a.C. è ancora oggetto di rivendicazioni. Alle insistenti richieste di restituzione delle autorità egiziane la Germania risponde con un netto rifiuto. Volano, inoltre, reciproche accuse tra i due contendenti. Come riportato da Al-Monitor il Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, Zahi Hawass, definisce come «un vero e proprio furto» quello compiuto dal team di archeologi tedeschi il 6 Dicembre 1912 ad Amarna, in Egitto. Quel giorno l’archeologo tedesco Ludwig Borchardt riporta alla luce il prezioso busto di Nefertiti nell’antico laboratorio dello scultore Thutmose, autore del capolavoro. Un anno più tardi, la statua lascia l’Egitto, destinazione Germania. Questo, in linea con la normativa sui ritrovamenti archeologici allora in vigore. Secondo il principio dell’equa suddivisione dei ritrovamenti, una metà spetta al Paese responsabile del finanziamento e dell’organizzazione delle spedizioni archeologiche. L’altra metà, invece, rimane di proprietà del Paese della scoperta. Per Hawass, precisa lo Stern, quella di Borchardt è pura strategia. Illegittime anche le modalità di ritrovamento. Secondo l’esperto, infatti, Borchardt avrebbe tentato di mantenere segreto il valore del ritrovamento. Questo per assicurare il prezioso bottino alla Germania. Una scelta, fra l’altro, molto contestata anche in patria.

Non solo furto tra le accuse rivolte alla Germania

Il Segretario Generale, infatti, sarebbe profondamente deluso dell’irresponsabilità dimostrata da un’altra istituzione culturale tedesca, la Prussian Cultural Heritage Foundation. Nel 2013, precisa lo Stern, era stato ufficialmente concordato il prestito della statua del Visir Hemiunu.  L’occasione era l’apertura del museo dedicato al faraone Akhenaton, nella provincia di Minia. Immediatamente rimpatriata in Germania, per Hawass è l’ennesimo affronto al patrimonio culturale egizio. In qualità di architetto della piramide di Cheope a Giza, anche la statua di Hemiunu andrebbe esposta in Egitto. Uno scambio con un oggetto prezioso di equo valore, inoltre, tra le offerte del Segretario Generale alla Germania pur di ottenere quanto preteso. Negative, però, le risposte dalle autorità federali tedesche. Hawass non demorde. Oggetto di pretesa, adesso, è il prestito della suddetta statua almeno per la futura apertura di un nuovo polo museale a Giza. Numerosi sono gli esperti dello stesso parere di Hawass. L’Egitto avrebbe tutto il diritto di avere indietro i tesori strappati alla propria terra d’origine. Tuttavia, le negoziazioni promesse sono state più volte smentite dalla Germania.

Quando nemmeno per gli Dei c’è pace: la storia infinita della contesa Nefertiti

Nonostante estenuanti tira e molla, la controversia prosegue. Fiera di aver rispettato la normativa archeologica, la Germania continua ad opporre resistenza. La prima resistenza tedesca risale al 1933 quando Hitler rifiutò di restituire il prezioso busto all’Egitto. Un secondo fallimentare tentativo è quello del 1946. In questa occasione il re Farouk I scrisse una lettera ufficiale alla Commissione Alleata rivendicando il busto.

Dal 2011 entra in gioco Zahi Hawass. In qualità di Segretario Generale del Consiglio Superiore delle Antichità, Hawass si rivolge in via ufficiale al Governo Federale tedesco. Tra il 18 e il 19 Settembre dello stesso anno, l’Egitto incassa una nuova sconfitta. Il Ministro Egiziano per il Turismo ed Antichità si arrende all’insistenza tedesca. Il busto di Nefertiti è troppo prezioso ed importante per la Germania. La Prussian Cultural Heritage Foundation, scrive Almonitor.com, ha inoltre smentito l’avvio delle negoziazioni promesse da Hawass. Per la portavoce ufficiale Brigitte Gobtsel, Il Cairo non può rivendicare il prezioso busto. La proprietà è ormai nelle mani del nuovo museo di Berlino. Punto di forza delle alte autorità tedesche è il principio dell’equa suddivisione dei ritrovamenti archeologici. Questo legittima ulteriormente la permanenza del busto conteso.

Il miraggio di una soluzione definitiva

Difficile individuare una soluzione comune. Nel frattempo nessuno dei contendenti molla la presa. Ma Mamdouh el-Damati, ex Ministro delle Antichità, è fiducioso nelle attuali negoziazioni. La capacità di dialogo sarà decisiva per il futuro del busto di Nefertiti. Shaaban Abdel-Gawad, al vertice del Dipartimento degli Oggetti Rimpatriati fa sapere che l’Egitto continuerà con pazienza a rivendicare i propri diritti. Hawass, inoltre, ha lanciato una petizione per raccogliere firme da intellettuali di tutto il mondo. Il ritorno di Nefertiti voluto dal popolo e la tutela della reputazione del governo egiziano sono gli obiettivi.

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Immagine di copertina: Busto di Nefertiti da Flickr ©Egisto Sani CC-BY-NC-SA 2.0