La storia dell’irlandese che salvò Hitler
All’inizio del ‘900 un giovane irlandese salvò una vita. Non si trattava della vita di un uomo qualunque, ma era quella di uno dei dittatori più sanguinari di tutti i tempi: Adolf Hitler
Cosa succederebbe se, salvando una vita, avessi inavvertitamente fatto precipitare il mondo nell’orrore più catastrofico di tutti i tempi? Un uomo in particolare, corrispondente al nome di Michael Keogh, ha lottato con quel “se” per molti decenni fino alla sua morte, avvenuta nel 1964. Prima di raccontare l’avvenimento che ha concorso ad indirizzare drasticamente la storia, occorre percorrere alcuni passi delle “innumerevoli vite” affrontate dal giovane irlandese.
Michael Keogh
La straordinaria vita di Michael Keogh
Nato in Irlanda, nella contea di Carlow, Michael proveniva da una lunga stirpe di avventurieri anticonformisti. I suoi antenati, infatti, erano stati protagonisti di determinanti eventi storici. Il suo prozio, Myles, aveva combattuto ed era morto come secondo in comando di Custer a Little Big Horn. Suo zio, Feniano Jack, aveva cercato – senza molto successo – di far saltare in aria il Westminster Bridge. Dunque non c’è da stupirsi quando Michael, a soli 16 anni, aveva deciso di lasciarsi indietro l’Irlanda per dirigersi negli Stati Uniti in cerca di gloria e fortuna, quella stessa fortuna che aveva accompagnato i suoi antenati.
Sbarcato in America, nel 1907, si era ritrovato dopo pochi anni dalla parte delle truppe statunitensi a combattere in Texas contro i banditi messicani ma, ferito all’addome, era stato costretto a far ritorno in Irlanda. Ripresosi in breve tempo, nel 1913, aveva preso parte al Royal Irish Regiment dell’esercito britannico. Ma, anche questa avventura, si era rivelata breve, essendo stato processato e imprigionato per aver espresso forti opinioni repubblicane. Dopo un solo mese di prigionia, era stato chiamato al fronte per combattere nelle trincee della Grande Guerra, venendo successivamente catturato dalle truppe nemiche e rinchiuso in un campo di prigionia tedesco. Da qui era riuscito a liberarsi, convincendo i nemici con una semplice ed efficace proposta: istituire una brigata irlandese di prigionieri disposti a cambiare “squadra”.
Destini incrociati con Adolf Hitler
Liberatosi dalla prigionia nemica, Keogh aveva deciso di arruolarsi nell’esercito tedesco, dove, in breve tempo, era riuscito a ricoprire il grado di tenente di campo. Nel suo reggimento aveva incontrato, per la prima volta, un giovane e appassionato caporale: Adolf Hitler. Ma fu il loro secondo incontro ad essere più decisivo.
Con l’immagine di una Germania, dopo la guerra, caduta nel caos di fazioni rivali intente a colmare il vuoto politico inizialmente riempito dalla Repubblica di Weimar, Keogh era rimasto in Germania e precisamente a Monaco. E proprio qui i destini di Hitler e Keogh si intrecciarono per una seconda e decisiva volta. Durante una rivolta scoppiata in una palestra, Keogh era stato chiamato con l’ordine di sedarla. E quello che aveva trovato davanti a sé non era esattamente un combattimento leale. Si era ritrovato, infatti, di fronte a una folla di circa 200 soldati intenti a picchiare spietatamente due soli uomini oramai morenti. Keogh, intento a sedare tale brutalità, aveva sparato in aria una raffica di colpi in segno di avvertimento; mossa che si era rivelata decisiva per disperdere i soldati e salvare le vite dei due uomini. Tuttavia, Keogh non si era accorto che uno di quegli uomini era quello stesso appassionato caporale incontrato durante la Grande Guerra.
Solo undici anni dopo, partecipando ai raduni di Norimberga, Michael Keogh si era reso conto che l’uomo che guidava il raduno era lo stesso soldato salvato con il suo intervento a Monaco, ovvero Adolf Hitler.
L’ultimo aneddoto
Negli ultimi anni di vita, Keogh decise di tornare con la sua famiglia in Irlanda, dove morì nel 1964. Ma anche poco prima della sua morte, ci fu un’ ultima e oscura questione intorno a questo straordinario personaggio. Difatti, Michael aveva tenuto un diario nel quale raccontava scrupolosamente i molteplici eventi della sua vita. Tali memorie, però, scomparvero misteriosamente quando, oramai inerme, si trovava in ospedale sul letto di morte. Fu un tentativo di occultare un tesoro di informazioni che sarebbero dovute rimanere celate? Dopo cinquant’anni suo nipote riuscì a rintracciare e pubblicare i diari del nonno, rendendoci partecipi delle innumerevoli vite vissute dall’avventuriero irlandese Michael Keogh e dell’avvenimento sfortunato che ne ha riconosciuto la notorietà.
Dopo la guerra diceva: “Se fossi intervenuto pochi minuti dopo o se Hitler avesse avuto qualche calcio in più sulle sue vecchie ferite o fosse stato colpito mortalmente?… Cosa sarebbe successo se non fossimo intervenuti e lui fosse morto? “
Ma questa è una domanda destinata a non avere risposta.
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Immagine di copertina: Adolf Hitler Bundesarchiv, Bild 146-1990-048-29A / unknown Heinrich Hoffmann / CC BY-SA 3.0 DE