«Angela Merkel, l’Italia sta collassando: dobbiamo cambiare dialettica se vogliamo salvare l’Europa»
Secondo appuntamento con la rubrica Kipling di Stefano Casertano
Angela Merkel aspira a essere ricordata come il peggior cancelliere tedesco dal dopoguerra? A giudicare dal modo in cui sta gestendo la catastrofe europea del Coronavirus, sembrerebbe di sì. La Cancelliera continua a rifiutare l’emissione di debito pubblico garantita da tutta Europa. Sembra non rendersi conto che quella attuale in Italia e in Europa non è una crisi economica, ma un’apocalisse di sofferenza da migliaia di morti al giorno. Sembra non rendersi conto che, se continua così, assisteremo alla scomparsa dell’Italia come civiltà, gravata da un debito che potrebbe raggiungere il 170% del totale dell’economia nazionale nel 2021. Il rischio reale è quello di un collasso sociale. Il paese tra poco rischierà di entrare in un periodo violento di rivolte e devastazioni, stile Venezuela qualche mese fa.
Un appello da lanciare alla Germania
Pochi giorni fa gli italiani avvisavano i tedeschi della gravità del virus e delle privazioni che ciò avrebbe comportato, e le reazioni erano al limite della derisione. Ai tedeschi appariva inconcepibile che la quarantena avrebbe infettato anche la Germania. Ancora a metà marzo le discoteche di Berlino erano piene, e si tenevano aperti i ristoranti fino alla fine. A Berlino alcuni dei maggiori centri di contagio sono state tre discoteche.
Questo allora è un appello serio, che spero possa essere meglio considerato rispetto a quelli sull’arrivo del Coronavirus: l’Italia sta collassando. Non è un fatto di disciplina fiscale, non è un fatto di conti in disordine, non è un fatto di corruzione, non è un fatto di mafia: è una crisi umanitaria. L’economia è stata fermata a forza. La gente è praticamente agli arresti domiciliari. I soldi stanno finendo.
È il momento di una svolta
Perché sarebbe ora di cambiare la dialettica così diffusa tra Berlino, Francoforte e Monaco: L’Italia non è nemica della Germania. L’Italia non è la figlia viziata dell’Europa, che vuole i soldi dei tedeschi. Queste sono scemenze piantate in testa dalla propaganda politica. Per quanto ancora i tedeschi vogliono continuare a credere alla favoletta che Italia, Grecia, Spagna e Portogallo sono beceri spendaccioni e che le crisi economiche sono solo colpa loro?
Perché questa è la vera eredità europea che rischia di rimanere ad Angela Merkel: far credere ai tedeschi che esista un’Europa virtuosa – il nord – è un’Europa viziata – il sud. Basta un po’ di razionalità per comprendere che se quattro paesi quattro, e tutti in relativa salute economica, in poco tempo tracollano, non può essere perché sono cattivi e il dio finanziario li ha puniti. I tedeschi hanno fama di essere un popolo razionale: perché credono a questa favola?
La spiegazione è un’altra: l’euro, se non cambia, arricchirà soprattutto i ricchi e impoverirà i poveri. Ne scrivevo nel mio ultimo articolo e mi scuso se devo ripeterlo: senza un sistema adeguato di trasferimenti fiscali, una moneta comune che includa paesi così diversi come Italia e Germania non può funzionare davvero. Il risparmio si concentra dove c’è già ricchezza. Gli altri luoghi muoiono.
Ricette indigeste
Ho intervistato ben due volte l’ex-direttore dell’Ifo di Monaco (il principale istituto di rilevazioni industriali tedesco), il prof. Hans-Werner Sinn, e per due volte mi ha detto che “l’Italia dovrebbe svalutare i propri salari del 30-40% per tornare competitiva”. È la ricetta ufficiale, da sempre: creare un bacino di lavoratori meridionali sottopagati a uso del mercato nordeuropeo. Poi la Germania può continuare a esportare, e il ciclo continua. E per due volte ho fatto presente che, a quel punto, gli italiani emigrerebbero verso la Germania a frotte (check – lo dicevo nel 2011), e l’algido professore mi rispondeva che “andrebbero fermati, perché altrimenti il debito pro-capite in Italia diventerebbe troppo alto”.
Perché poi, come si fa a credere all’altra favola che i primati esportativi tedeschi siano dovuti al fatto che le BMW siano bellissime macchine? Come fa l’elite tedesca a negare l’evidenza che la moneta comune sia vantaggiosa per la Germania? Perché questo sarebbe l’equilibrio continentale: la Germania può esportare e crescere meglio grazie all’euro, ma il benessere andrebbe in parte redistribuito, per bilanciare l’economia continentale.
La Cancelliera e i rischi a cui andiamo incontro
La strada scelta da Angela Merkel è pericolosissima. Promuovere l’idea che esista una Germania buona e un meridione cattivo è la fine dell’Europa. Sono stufo di sentir commentare i tedeschi che l’ondata nazionalista in Italia sia dovuta all’ignoranza del popolo: l’ondata nazionalista è la cosa più normale che possa capitare in questi casi. Se europeismo significa vent’anni di stagnazione e nessun aiuto durante una crisi sanitaria epocale, è normale che la gente si ribelli. Sarebbe sorprendente il contrario.
L’ho scritto anni fa su una rivista tedesca che si chiamava “The European”: la preferenza italiana per leader anti-europei ha origine tedesca. L’infido caporedattore ha titolato l’articolo “Made in Germany”, con foto di Berlusconi, e per una settimana la mia casella di posta è stata intasata da mail d’insulti. Il quotidiano austriaco “Die Presse” su cui i miei articoli erano syndicated non mi ha più pubblicato nulla. Sarà esperienza personale, ma era ed è segno dei tempi.
Angela Merkel aveva due strade percorribili negli ultimi anni: ristrutturare l’euro (redistribuendone i benefici) o continuare ad accumulare ricchezza per la Germania, incolpando gli altri paesi delle crisi. È stata scelta la seconda strada. Il vero problema dell’euro è strutturale: così com’è non può funzionare. Solo qualcuno in malafede o un ignorante può sostenere che l’euro funzioni, e che siano i paesi meridionali a sbagliare. Ma questa versione fallace è quella propinata da Berlino alla Germania e al continente.
Questo è il motivo per cui i tedeschi stanno accettando una situazione da oltre 1500 morti al giorno nel sud del continente senza particolari preoccupazioni. Ma che è successo all’umanità della Germania? Che è successo perché per i tedeschi sia normale accettare questa tragedia, anteponendo considerazioni contabili all’ecatombe in atto? Questo è il vero banco di prova dello spirito tedesco dopo il 1945 – e di gente tedesca in piazza in protesta perché non si aiutano Italia, Spagna e Grecia non ne vedo. E magari non è colpa loro – la vulgata anti-meridionale propagata in Germania è stata potente – ma, mi si consenta di dire, il tutto è deludente.
Un occhio al futuro della moneta unica
Se l’euro è stata una guerra, è il momento di dichiararla vinta per la Germania. Ma quanto vuole continuare a vincerla ancora? Quanti altri record di esportazioni vuole far segnare? Quanto vuole abbassare ancora il tasso di disoccupazione? Quanto vuole aumentare ancora i salari? Ma si rendono conto i tedeschi di essere arrivati a fine corsa?
E non lo dico con presunzione: ho la cittadinanza tedesca, e ho conservato quella italiana nell’utopia che esistesse uno spirito reale di comunità tra popoli. Ma da troppi mesi ormai non percepisco segnali contrari alla storia dell’Italia cattiva. Percepisco commiserazione da parte dei tedeschi. Ma non c’è da commiserare: c’è da agire.
Merkel non è mai stata persona da mosse politiche forti. Si è occupata di gestire, mediare, tamponare. Forse sta attendendo ora per concedere meno poi: un’attesa comunque colpevole. Forse vuole portare la Germania fuori dall’euro, come suggerisce tra gli altri il caro prof. Giulio Sapelli. Ma è comunque una strategia cinica, di un cinismo che dei principi fondanti dell’Europa non ha niente. Dov’è la cooperazione? Dov’è la fratellanza? Dov’è l’amicizia tra i popoli? Germania, ci sei ancora?
È tempo di creare una vera Europa Unita
Il Coronavirus potrebbe essere l’occasione ultima per riconoscere la vittoria economica tedesca: sarebbe ora d’iniziare a costruire la pace. Dopo il primo conflitto mondiale le le potenze vincitrici – e ci mise una bella mano l’incompetente presidente americano Wilson – imposero alla Germania riparazioni di guerra altissime, che contribuirono in breve al tracollo sociale e politico tedesco. L’emersione di movimenti nazionalisti in Germania fu dovuta all’incapacità politica a Versailles di assegnare un ruolo alla Germania: si voleva annientarla. Le conseguenze sono note a tutti.
Nel 1953 fu cancellato il 50% del debito pubblico tedesco: una mossa che consentì al paese di ripartire economicamente, costruendo una società nuova e liberata dal demone nazista. Avvenne grazie a De Gasperi, lui sì vero europeista. Il 50% del debito cancellato in realtà avrebbe dovuto essere ripagato dopo una riunificazione tedesca, ma nel 1990 (durante il processo di riunificazione) gran parte di esso venne nuovamente cancellato, con il benestare di Grecia e Italia. Di fatto fu anche la riunificazione è avvenuta grazie a un accordo accettato da Francia e Regno Unito.
Kohl è stato il maestro di Angela Merkel, e ha chiesto molto all’Europa per la riunificazione tedesca. Gli altri paesi hanno dato, in nome della solidarietà che era alla base del progetto europeo. Ma tutto questo alla Cancelliera non interessa.
La “fermezza” di Berlino non è una virtù politica, ma bieco egoismo elettorale. Negare di mettere in comune il debito per il Coronavirus non è una mossa da politico, ma da politicante. Da qualcuno che vuole solo mantenere il potere, sacrificando l’umanità dei popoli. Di più: sacrificando l’onore della Germania, che dall’Europa ha avuto tanto. L’Italia, la Germania e l’Europa non meritano tutto questo. E’ troppo facile sostenere che la Germania non vuole prendersi in carico responsabilità politiche estere, perché con il potere economico si ha automaticamente responsabilità politica. Qualsiasi altra versione sarebbe solo edonismo, del tipo che ha portato ai peggiori disastri della storia.
Anche perché i primi a rimetterci, se l’Italia dovesse fallire, sarebbero proprio i tedeschi – e l’odio monterebbe sull’odio. E’ un appello, per quanto possa valere: fate presto, salviamo l’Europa!
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Photo by Jade Maclean from Pexels – CCo