La Germania elimina ogni orma nazista dal suo alfabeto fonetico

L’alfabeto fonetico tedesco come arma di discriminazione nazista

La discriminazione degli ebrei non è avvenuta solo dal punto di vista fisico e morale, ma anche dal punto di vista linguistico. I nazisti, infatti, avevano modificato l’alfabeto fonetico tedesco per soddisfare il loro intento di eliminare qualunque riferimento alla popolazione ebrea. Fu così che, dall’alfabeto fonetico, vennero eliminate 14 parole proprie della tradizione ebraica. Tra queste, i nomi David, Jacob, Nathan, Samuel e Zacharias, indicanti le lettere D, J, N, S e Z. Essi vennero sostituiti con Dora, Julius, Nordpol, Siegfried e Zeppelin parole che, al contrario, rispecchiavano l’ideologia nazista.

Adesso però è arrivato il momento di fare un passo in più nella lotta contro l’ antisemitismo. Su impulso dell’attivista Michael Blum, infatti, gli esperti stanno cercando delle parole alternative a quelle che erano state scelte dai nazisti. Ad occuparsi della questione e definire i nuovi termini sarà il Deutsche Institut für Normung e.V. o DIN (Istituto tedesco per la standardizzazione) il cui portavoce, Julian Pinnig, afferma che i candidati favoriti sono nomi di città o di villaggi della Germania, mentre esclude i nomi di persona poiché non rifletterebbero la diversità etnica nazionale odierna. Il nuovo alfabeto fonetico tedesco dovrebbe essere adottato a partire dal 2022,. Insieme a quest’utlimo anche se la vecchia lista antisemitica verrà riportata in allegato per preservarne la memoria.

Nascita, utilità e sviluppo dell’alfabeto fonetico

L’alfabeto fonetico è un codice utilizzato in occasione, ad esempio, di una telefonata o di una trasmissione radiofonica, per favorire la comunicazione e scandire la pronuncia delle singole lettere. Ad ogni lettera viene assegnata una parola che aiuti a identificarla. In Italia, ad esempio, una pratica comune a tal fine è quella di utilizzare i nomi di città italiane come Ancona, Napoli, Napoli, Ancora per indicare il nome Anna.

La versione internazionale di riferimento, invece, è il codice ICAO, che venne sviluppato negli anni cinquanta del XX secolo dall’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO) in modo che fosse comprensibile e utilizzabile da tutti i piloti e gli operatori dell’aviazione civile. L’alfabeto viene usato ancora oggi per scandire parti di un messaggio o di una segnalazione che sono critiche o difficili da riconoscere durante una comunicazione vocale. Questo stesso codice venne adottato dalla NATO, motivo per il quale spesso viene anche definito alfabeto fonetico NATO. Quest’ultimo è ampiamente utilizzato negli affari e nelle telecomunicazioni, in Europa e Nord America, ed è stato adottato dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU). Anche se è composto da parole inglesi, le lettere codificate possono essere riconosciute facilmente da persone che parlano altre lingue.

La prima versione tedesca di un alfabeto fonetico risale, invece, alla Prussia del 1890, in seguito all’invenzione del telefono, e prevedeva un numero per ogni lettera (A=1, B=2, C=3, etc.). Successivamente, nel 1905, i numeri vennero sostituiti da nomi dando vita, così, alla tavola di Weimar (“A wie Anton” = “A come in Anton”). Fu proprio quest’ultima la versione che modificarono i nazisti nel 1934. Eliminarono i nomi di origine ebrea, in linea con la loro ideologia antisemitica, e li sostituirono con parole connesse al regime e alla storia nazista.

L’ideologia celata dietro le parole, spesso ignorata

Gli storici affermano che il gesto dei nazisti di modificare la tavola dello spelling eliminando i nomi degli ebrei, doveva essere letto come primo avvertimento dello sterminio di milioni di ebrei che sarebbe avvenuto qualche anno dopo. Clemens Schwender, professore e studioso di “spelling tables” afferma che l’uso attuale e abituale di parole come Siegfried, «mostra che i 12 anni di era nazista […] hanno ancora un forte impatto». Tuttavia, alcuni riferimenti nazisti presenti nell’alfabeto fonetico tedesco furono eliminati già dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tra questi, la parola “Ypres” per “Y” (oggi “Ypsilon”) che faceva riferimento all’omonima battaglia del 1914 in cui, durante la Prima Guerra Mondiale, i tedeschi utilizzarono per la prima volta il gas velenoso. Altri esempi sono il nome “Siegfried” che era tornato alla sua forma precedente (Samuel) pur continuando ad essere la versione dominante, o “Nordpol” (Polo Nord) che richiamava il luogo di origine della razza Ariana, ritenuta, da Adolf Hitler, superiore.

Michael Blume, a capo della lotta contro l’antisemitismo nel Land del Baden-Württemberg, afferma che, già solo da quest’ultimo esempio, si nota «quanto profondamente si sia insinuato l’ideale nazista nella nostra lingua e nei nostri pensieri, senza che nessuno se ne chiedesse mai il perché». È proprio da Blume, infatti, che è partita l’iniziativa di sostituire tutte le parole dell’alfabeto fonetico collegate al regime nazista. Incoraggiato dal supporto del Consiglio Centrale degli ebrei della Germania, il cui presidente, Josef Schuster, ha fortemente apprezzato l’iniziativa. Blum afferma che il suo «intento è semplicemente di non continuare ad utilizzare automaticamente la versione introdotta dai nazionalsocialisti che ha eliminato i nomi Ebrei». Per questo motivo, l’attivista consiglia di riutilizzare la versione anteriore al 1934 (la tavola Weimar) fino all’autunno 2022. Questo fino a quando si diffonderà la nuova versione basata sui nomi di città tedesche.

Il fatto che i termini di origine nazista siano rimasti in circolazione per tanto tempo, secondo Blum, dimostra una mentalità profondamente e radicalmente antisemitica e razzista. Tuttavia, dopo che la notizia del cambiamento si è diffusa sui social media, molti hanno affermato di non essere al corrente dell’origine nazista di alcune parole.

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Immagini: Lettere alfabeto Foto di Free-Photos da Pixabay