Il poliziotto arrestato per la tragica morte di una 21enne berlinese condannato dopo 3 anni
Uccise una ragazza in un incidente stradale a Berlino nel 2018, è stato condannato adesso
Il 29 gennaio 2018 Fabien Martini (21 anni), parcheggiò la sua Renault Clio bianca in centro a Berlino, a pochi passi dall’incrocio tra Grunerstrasse e Jüdenstraße. Decise di parcheggiarla nella striscia divisoria centrale, accanto alle altre macchine. Questa decisione le sarebbe costata la vita. Infatti, un’auto della polizia uscì da un tunnel ad una velocità di 134 km/h e corse verso di lei. L‘auto di pattuglia si schiantò contro il lato guidatore della piccola Renault di Fabien, uccidendola. Il 15 dicembre 2020 il poliziotto Peter G. (53 anni) è stato condannato ad un anno e due mesi di libertà vigilata per omicidio colposo dalla Corte Federale, presso il tribunale amministrativo di Tiergarten. L’avvocato dell’uomo, a margine della sentenza, ha dichiarato che «l’incidente ha cambiato anche la sua vita, è psicologicamente rovinato».
Le indagini non sono state condotte adeguatamente, la critica del giudice e dell’avvocato
Il giudice ha criticato il modo in cui sono state svolte le indagini definendolo ‘caotico’. «In un incidente del genere, il guidatore diviene immediatamente colpevole di un crimine. Ma allora il servizio investigativo non aveva tempo di andare in ospedale. Mi sembra impossibile» ha dichiarato il giudice. L’avvocato della famiglia Martini chiese quattro anni per il poliziotto, perché, oltre all’alta velocità, l’agente sarebbe stato anche ubriaco. Secondo l’avvocato «le indagini sono state condotte solo nei confronti della vittima e non dell’imputato». Infatti, come afferma a gennaio 2019 Ulrich Frei, dottore e direttore dell’ospedale Charitè di Berlino, in un anno nessuno ha chiesto di controllare la cartella dell’imputato. Secondo la cartella clinica confiscata all’inizio del 2019, il sangue del poliziotto prelevato dalla Charité dopo l’incidente aveva un tasso alcolemico di 1,1 per mille. Dal punto di vista giuridico non si tratta di un problema, in quanto non è stato prelevato un secondo campione.
La rabbia dei genitori della vittima
I genitori di Fabien ascoltano increduli la sentenza. La madre, in lacrime ha dichiarato che «Fabien voleva diventare poliziotto, ed un poliziotto l’ha uccisa». I genitori non hanno mai saltato un giorno del processo, sempre vestiti di nero e con una foto incorniciata della figlia. La loro rabbia risiede soprattutto nel fatto che non sia stato effettuato un secondo prelievo di sangue del poliziotto per avere le prove sufficienti della sua ebrezza e quindi condannarlo alla giusta pena. Molti aspetti della condotta del poliziotto rimangono, dopo tre anni, ancora irrisolti.
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Immagine di copertina: Foto Judge di ©Daniel Bone da Pixabay CC0