Germania, migliaia di studenti di medicina in prima linea nell’emergenza Coronavirus
Migliaia di studenti di medicina tedeschi si offrono volontari per contribuire nella lotta contro il coronavirus. A partire da gruppi Facebook, sono nate diverse piattaforme online che mettono in contatto volontari e strutture ospedaliere
La pandemia globale Covid-19 sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari di tutti i Paesi. Il problema più grande in questa guerra sono infatti i pochi posti letto nei reparti di terapia intensiva, la carenza di materiale sanitario adeguato e il poco personale. Medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari lavorano 7 giorni su 7 per turni infiniti ed estenuanti. Per questo motivo migliaia di studenti di medicina si sono offerti volontari per dare una mano negli ospedali di tutta la Germania. È iniziato con un gruppo Facebook chiamato Medis vs. COVID-19 con più di 20.000 membri, poi ampliato in un sito dove gli studenti possono vedere quali ospedali e altri istituti medici hanno bisogno. Questo non è l’unico progetto attivo in merito: Match4Healthcare è un’altra piattaforma che mette in contatto studenti di medicina e altri volontari con gli istituti medici. Al momento la situazione è ancora sotto controllo e permette alla maggior parte degli ospedali di gestire unità di terapia intensiva senza supporto. Ma si prevede che la situazione cambierà presto. Secondo le statistiche della federazione tedesca degli ospedali dal primo aprile sono stati ricoverati circa 5.5000 pazienti Covid-19, di cui 1.500 in terapia intensiva. La scelta di questi studenti non è però priva di complicanze. Essi potrebbero essere costretti a cambiare specializzazione, una scelta estremamente rilevante per la loro carriera successiva. Il Ministero della Sanità ha dichiarato che possono decidere se posticipare gli esami finali di un anno e iniziare l’anno pratico in anticipo o procedere con essi. Il rischio di essere costretti a cambiare la loro scelta è alto in quanto il Ministero ha esplicitamente dichiarato che gli studenti possono essere trasferiti per “soddisfare le esigenze dell’attuale situazione sanitaria”.
La storia di una studentessa tedesca che ha interrotto il suo Erasmus per scendere in prima linea. “Devo dare una mano”, così spiega Charlotte Dubral, 24 anni
Charlotte Dubral è una studentessa di medicina di 24 anni. Si trovata a metà del suo Erasmus in Polonia quando la pandemia globale Covid-19 è iniziata. La ragazza, invece di continuare a frequentare le lezioni a Cracovia ha deciso di tornare in Germania per dare una mano. Rientrata in Germania a metà Marzo, Dubral ora lavora per il Dipartimento di medicina preventiva e malattie infettive dell’Università di Colonia. Dove ogni giorno vengono testate dalle 200 alle 250 persone. A DW ha spiegato di aver “deciso di dare una mano perché non appartengo a un gruppo ad alto rischio”. Per poter iniziare ha frequentato un corso intensivo di procedure igieniche in cui si spiegava come indossare e disinfettare correttamente gli indumenti protettivi. La studentessa è stata incaricata di registrare i sintomi delle persone sottoposte a tampone, nonché di individuare le persone con cui sono entrati recentemente in contatto. Successivamente sarà chiamata a raccogliere campioni random tra i pazienti dell’ospedale universitario.
Gli studenti di medicina e infermieristica Italiani rispondono all’appello. Migliaia di ragazzi entrano in corsia per dare una mano
Migliaia di studenti di medicina e infermieristica hanno risposto alle “call to action” dei vari ospedali e strutture sanitarie della penisola. Le attività pensate per le nuove leve sono tutte a prova di studente e prevedono le precauzioni necessarie. 250 studenti dell’università di Bologna si sono uniti sotto lo slogan “a un metro da te”, in coordinazione con la l’Azienda Ospedaliero Universitario di Bologna e dell’USL della città, con il contributo della Fondazione Sant’Orsola. Gli studenti dell’università di Pisa, oltre a entrare in corsia, hanno creato la campagna “Fighting panic with information” per aumentare la sensibilizzazione sul tema e fare “buona” informazione. Queste sono solo alcune delle centinaia di iniziative che arrivano dalle università di tutta Italia.
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