È morto Ulay, artista e compagno storico di Marina Abramović
La stampa slovena questa mattina ha svegliato il mondo con la notizia della morte del compagno/performer di vita di Marina Abramović
Frank Uwe Laysiepen, meglio noto come Ulay, lascia il suo pubblico e i suoi fan all’età di 76 anni. La stampa di Lubiana, città in cui l’artista risiedeva da più di 10 anni, e alcuni amici artisti hanno annunciato la scomparsa dell’artista tedesco questa mattina. Nel 2011 gli era stato diagnosticato un cancro. Sin da subito la chemioterapia è accompagnata dalla terapia interiore che l’ha accompagnato per tutta la vita: l’arte, in ogni sua forma. Dal vivo, virtuale, documentata o semplicemente pensata. Parte così l’ultimo lavoro, Project Cancer. Si tratta di un documentario di Damjan Kozole, con il quale Ulay ha collaborato anche in altre occasioni. L’artista ripercorre i luoghi che hanno lasciato una traccia nella sua vita accompagnato da una troupe. E’ l’ennesimo esperimento sul proprio corpo. Ancora una volta l’arte gli salva la vita. Parole espresse dall’artista stesso in divere occasioni. “Nel picco della mia carriera ho trattato molto male il mio corpo con azioni masochistiche, auto-aggressive, ferendomi da solo. Tre anni fa ho scoperto di avere un cancro. Ma non aveva nulla a che fare col mio lavoro: le mie performances del passato, anzi, mi hanno insegnato che la mente deve essere più potente del corpo”, aveva raccontato a Elisa Grando de Il Piccolo di Trieste, nel 2014.
La vita e il grande amore per l’Abramović
Ulay nasce a Salingen nel 1943. Lascia la Germania nei primi anni ’60, paese con il quale mantiene un rapporto conflittuale. Si lascia alle spalle un matrimonio e un bimbo piccolo. Si trasferisce in Olanda dove si dà alla fotografia, con una fascinazione fortissima per le Polaroid, che diventa sempre più intimamente connessa con la performing art. Tra i momenti memorabili di una vita dedicata alla fotografia, alla performance, all’arte più sconosciuta, non può essere tralasciato l’incontro con l’artista serba Marina Abramović. Siamo ad Amsterdam nel 1976 quando avviene l’incontro che cambierà la vita dei due artisti. Ulay ha 33 anni ed è già un’artista. La loro storia d’amore è diventata per certi versi più famosa delle loro performance. Non è un male, perché in molti hanno conosciuto l’arte della performance tramite il loro amore. Solo un anno dopo il primo incontro, 1977, Bologna, avviene una delle performance più celebri della storia dell’arte della performance. Imponderabilia la performance che con la nudità ha sondato il comportamento umano. Il 2 giugno del 1977 l’artista serba Marina Abramović, allora ventinovenne, ma già tra le performer più discusse e controverse di tutto il panorama artistico, e Ulay, ormai ufficialmente il suo compagno, decidono di porsi, completamente nudi, uno di fronte all’altro, all’ingresso della Galleria. Il pubblico per accedere al museo è “costretto” a passare tra i due corpi nudi dei due artisti. I visitatori devono per forza decidere di volgere il loro sguardo verso Marina o verso Ulay. Devono affrontare uno dei due corpi. L’idea dei due artisti è proprio quella di focalizzarsi sul pubblico, sulla sua capacità decisionale, sulle sue reazioni, e in questo processo la nudità diventa, di per sé, un aspetto che ci interessa poco, benché sia esso stesso il fulcro della performance. La nudità che causa imbarazzo pone il visitatore di fronte a un dilemma. È stata una delle storie d’amore più discusse e famose della storia dell’arte. L’amore tra i due termina con la famosa passeggiata sulla Muraglia Cinese. La lunghissima serie di mura sarebbe dovuta essere l’annuncio dei fiori d’arancio, ma si rivelò il culmine della loro relazione.
MoMA 2010: l’emozionante epilogo di una storia che sembra non voler finire
Sembra ieri quando l’artista Abramović si è esibita in una lunga performance chiamata The Artist Is Present al MoMa, invece sono passati 10 anni. La performance ha come obiettivo allungare la percezione del tempo di un individuo. Marina seduta in silenzio a un tavolo di legno di fronte a una sedia vuota, attese che le persone si alternassero sedendosi sulla sedia e chiudendo gli occhi con lei. Nel corso di quasi tre mesi, per otto ore al giorno, ha incontrato lo sguardo di 1.000 sconosciuti, molti dei quali sono stati commossi fino alle lacrime, instaurando una connessione speciale. Tutti ricorderanno quando tra la folla e gli spettatori della performance si è fatto spazio Lui. L’incontro con il compagno di una vita e suo collega di performer è stato inaspettato. Molti hanno gridato all’inganno. Si è pensato fosse tutto organizzato. In questo video, però, è raccolta la testimonianza del momento in cui Ulay e Marina si incontrano dopo tante litigate e battaglie legali. In quello sguardo e in quella stretta di mano, sta tutto il non detto e il non dicibile di ciò che resta dell’amore. Le immagini parlano da sole.
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Immagine di copertina: Screenshot da Youtube