Come il nazismo investì nei cartoni animati per compensare l’amore di Hitler per la Disney
La scatola di fiammiferi misteriosa
Un secolo fa la Germania vantava il primato nella classifica dell’innovazione cinematografica, specie nel settore dell’animazione. Uno dei primi esperimenti è firmato da uno dei pionieri del cinema tedesco, Guido Seeber che nel 1910 rende protagonisti del film dei fiammiferi che di fotogramma in fotogramma mutano forme. Si tratta del primo film d’animazione prodotto in Germania. Il genere ha rapidamente preso piede nel Paese tedesco grazie soprattutto all’intervento di piccoli registi indipendenti che disegnavano i fotogrammi nelle loro abitazioni. Oltreoceano, invece, si era già pronti con la Disney alla grande industrializzazione.
Le avventure dell’animazione tedesca
A distanza di soli 10 anni dal primo film d’animazione sopracitato, la Germania divenne una grande incubatrice di film d’animazione. A dare nuove forme ci pensarono le nuove avanguardie che caratterizzavano l’arte tedesca del momento, primo tra tutte sicuramente il movimento del dadaismo. Un’altra influenza arrivò dalla scuola di arte e design della Bauhaus. I primi registi cercarono di far confluire nei loro fotogrammi tutto quello che li circondava: colori, tonalità, geometria e ombre. Il 3 settembre del 1926 viene mostrato il primo lungometraggio, Die abenteuer des prinzen Achmed, così tradotto Le avventure del principe Achmed, della regista e animatrice tedesca Charlotte Reiniger, più conosciuta con il semplice nomignolo di Lotte. Il film è ispirato ai racconti popolari arabi collezionati nel testo New Arabian Nights di R. L. Stevenson pubblicato in due volumi nel 1882. Il film d’animazione che racconta del Principe Achmed ricorda alcuni frame che raccontano la fiaba La storia dei tre fratelli (presente nella raccolta Le fiabe di Beda il Bardo) nel penultimo capitolo della saga di Harry Potter, I Doni della Morte – Parte 1.
(Frame de La storia dei tre fratelli nel film I Doni della Morte – Parte 1)
Purtroppo il periodo di sperimentazione legato ai film d’animazione si concluse agli inizi degli anni ’30. I film d’animazione non si rivelarono molto redditizi e i registi preferirono ingegnarsi nella pubblicità. Con l’ascesa del regime nazista, inoltre, l’arte astratta e moderna venne bollata come “degenerata”. L’ultimo film d’animazione mostrato in Germania è stato Tanz der Farben diretto da Hans Fischinger, fratello minore del celebre regista Oskar Fischinger. Si tratta del colpo di coda finale della settima arte influenzata dalle correnti artistiche astratte. Linee sottili e angoli acuti si mescolano in un universo non figurativo governato da leggi in continuo cambiamento.
Il Führer e le proiezioni private Disney
Nel 1939 la Germania decise di smettere di promuovere la produzione statunitense specie per i film d’animazione. Ma, se nel pubblico i film Disney non potevano essere più visti, nel privato, invece, sembra proprio che il Führer amasse le prime pellicole. Anche il Ministro della propaganda Joseph Goebbels condivideva questa passione. Nel suo diario personale racconta come la sera del 22 dicembre del 1937 regalò ad Hitler 18 film Disney per Natale. Una delle pellicole preferite del dittatore tedesco era Biancaneve e i sette nani. Sembra che i famosissimi nanetti lo riportassero alla sua infanzia e gli ricordassero quei piccoli gnomi delle fiabe tedesche. Molti paesaggi, personaggi e sogni raccontati dalla multinazionale americana rispecchiano caratteri e tradizioni della Germania. Lo stesso castello Disney è ispirato al castello di Neuschwanstein (costruito alla fine del XIX secolo e situato nel sud-ovest della Baviera nei pressi di Füssen, nella località di Scwangau).
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Immagine di copertina: Screenshot da YouTube