Berlino, presentazione e conferenza di Alita, nuovo (e bel) blockbuster firmato Robert Rodriguez

Abbiamo partecipato all’anteprima e alla conferenza stampa di Alita: Angelo della Battaglia a Berlino

James Cameron è tornato: non in veste di regista, ma di produttore, anche se in Alita c’è tanto anche del suo occhio. Del resto, come confida Robert Rodriguez durante la conferenza stampa berlinese di mercoledì 30 gennaio, alcune scene erano già state scritte e disegnate in bozzetti dall’autore di Titanic e Avatar prima che passasse a lui il timone del progetto. Ma facciamo un passo indietro e ricostruiamo partendo dalle basi: che film è Alita: Angelo della battaglia, in uscita sia in Germania che in Italia il prossimo 14 febbraio? Prima di tutto c’è da dire che è un blockbuster basato sui primi due volumi (ma con accenni anche del terzo e del quarto) dell’omonimo manga du Yukito Kishiro pubblicato nel 1990. Premesso che nella versione originale la protagonista, metà umana (il cervello), metà cyborg (il corpo) si chiamava Ganmu e non Alita (come invece è stato deciso per tutti gli altri mercati a parte il Giappone), è stata pubblicata in Italia e nel resto del mondo pochi anni dopo raggiungendo una discreta fama internazionale tanto da attrarre l’attenzione di James Cameron che ne acquistò i diritti per una versione cinematografica nel 1999. Dopo aver attesto alcuni anni, Cameron si mise davvero al lavoro solo nel 2005. Realizzò buona parte della pre-produzione per poi però abbandonare il progetto per dieci anni quando decise di rimetterci le mani cedendo però la regia all’amico e collega Robert Rodriguez. L’Alita che arriva ora sugli schermi parte quindi da lontano e, dopo averlo visto in anteprima, ciò che possiamo dire è che forse le cose non potevano andare meglio di così. La CGI e in generale la tecnologia nel cinema è cresciuta a tal punto negli ultimi dieci anni che dopo essersi goduti la visione di Alita viene difficile pensare che nel 2005 sarebbe stato possibile realizzare un prodotto così visivamente affascinante e allo stesso tempo godibile.

Alita: Angelo della Battaglia: la trama

In un futuro apocalittico dove i ricchi vivono su una piattaforma sospesa nel cielo proprio sopra all’unica altra città dell’interno pianeta, il cyberdottore Ido Daisuke (Christoph Waltz) Ido trova la testa di una ragazza robot nella discarica dei rifiuti provenienti “dall’alto”. Si rende subito che c’è ancora attività celebrare e così, dopo averla portata nel proprio studio e averle donato un corpo la adotta come se fosse sua figlia con il nome di Alita (Rosa Salazar). La ragazza non ricorda niente del suo passato, ma gradualmente si rende conto che conosce tecniche di combattimento estremamente sofisticate. Era una ribelle? E se sì, perché?

L’attrice Rosa Salazar durante la conferenza stampa a Berlino del film Alita: Angelo della Battaglia

Come Christoph Waltz, Robert Rodriguez, Rosa Salazar e Martin Landau hanno presentato il film a Berlino

Giunti nella capitale tedesca per la presentazione del film avvenuta dentro la suggestiva installazione di Frank Gehry dentro la sede della DZ Bank, Christoph Waltz, Rosa Salazar, Martin Landau (produttore) e Robert Rodriguez e hanno scherzato e risposto ad alcune delle domande rivoltigli dai giornalisti locali e internazionali. Il film del resto è stato accolto più che positivamente dai media alla fine della proiezione stampa andata in scena qualche ora prima creando i presupposti per un’atmosfera rilassata e informale. Ecco, sintetizzate, le affermazioni principali dei tre. Rosa Salazar: «Ritengo il personaggio di Alita un’eroina, ma non per forza simbolo di femminilità, quanto di chiunque durante la propria esistenza riesce a scoprire sé stesso, ciò di cui è capace nonostante in pochi lo credano possibile. Per preparare bene il ruolo ho detto no ad un film in Italia, a Modena, dovrei mangiato tanta pasta e passato tempo al sole, ma volevo essere pronta fisicamente e avevo bisogno di allenarmi al massimo». Secondo Christoph Waltz: «Questo non è un film girato con la motion capture, ma un emotion capture film. Ci si emoziona tanto. È politico, nella maniera in cui politica significa parlare di vita e organizzazione sociale della stessa. Alita non è un Pinocchio né un Frankenstein, lei è una persona con un corpo da robot, i suoi pensieri sono sempre umani. Ho parlato con James Cameron del progetto, ma il mio regista era ed è Robert Rodriguez, se vi è piaciuta la pellicola lo dovete a lui». Landau racconta un aneddoto: «Abbiamo portato Yukito Kishiro sul set in Texas. Era la prima volta che usciva dal Giappone. Sul momento, dopo aver visto alcune scene, non ha detto nulla. Quando poi è tornato in Giappone e ha visto il montaggio finale del film ci ha fatto pervenire il messaggio che gli era piaciuto moltissimo, che non immaginava sarebbe stato possibile trasporre il tutto così bene. Cameron anni fa gli aveva promesso che non avrebbe tradito lo spirito del manga e così è stato». Chiude Rodriguez:  «È un film complesso da un punto visivo sia perché abbiamo dovuto ricreare un mondo con regole ed elementi innovativi sia perché in quel mondo abbiamo dovuto immaginarci scene d’azione credibili. Per trovare l’ispirazione della  sequenza della rissa però ho fatto qualcosa di molto semplice: ho cercato sul web i video delle scene delle peggiori risse nei bar. Alla fine, anche a distanza di secoli, l’uomo quando è arrabbiato e vuole fare a botte continua a comportarsi sempre allo stesso modo»

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