Berlin, la storia dell’album tossico di Lou Reed ambientato nella capitale tedesca
Berlin è la terza opera solista di Lou Reed dopo l’esperienza con i Velvet Underground. Un concept album oscuro, non a caso ambientato a Berlino.
All’inizio degli anni ’70 Lou Reed, giovanotto di Brooklyn, abbandonò uno dei gruppi più interessanti e sperimentali allora in circolazione: i Velvet Underground. Musicista e poeta, cantastorie nichilista dei bassifondi metropolitani, Reed di certo non si fermò, pubblicando, nel 1972, il suo primo album da solista Lou Reed. L’album non ebbe il successo sperato e Reed precipitò in una profonda crisi, ritornando a vivere a casa dei genitori. Ma il contratto con la RCA andava rispettato e Reed avrebbe dovuto comporre in fretta un altro album. In soccorso del giovane americano venne un alieno caduto sulla terra, David Bowie, grande fan dei Velvet Underground (a cui aveva dedicato il brano Queen Bitch), primo passo di un sodalizio artistico e personale che legherà il Duca e Reed per tutta la loro vita. Con il cantautore britannico, Reed incise il suo secondo album, Transformer, uscito pochi mesi dopo il primo. Vuoi per lo zampino di Bowie, vuoi per la partecipazione di Mick Ronson alla produzione, il disco fu un enorme successo, permettendo a Reed di entrare nell’Olimpo musicale . Una serie di brani che restituiscono un perfetto affresco dei bassifondi newyorchesi degli anni ’70, popolati da travestiti e prostitute, da drogati e libertini, con diamanti musicali che risplendono ancora oggi come Perfect Day, Walk on the Wild Side, Vicious o Satellite of Love. Ma il patinato e glamour mondo descritto in Transformer di certo non aveva soddisfatto appieno l’inquieto Reed. Anima tormentata, Reed doveva scavare ancora di più nel torbido dei sentimenti umani, per comporre un album che rispecchiasse realmente la sua condizione. Il risultato fu il concept album Berlin, un viaggio oscuro nella depravata vita di una coppia di amanti tossicodipendenti americani trasferitisi a Berlino. Lontano dall’artefatta atmosfera della New York degli anni ’70, Reed ambienta la storia dei due amanti nella plumbea Berlino. Qui lustrini, edonismo e cocaina lasciano lo spazio a siringhe, violenza e decadenza.
Con Berlin Lou Reed rompe con le sonorità e le tematiche di Transformer restituendoci il vero animo dell’artista, grazie anche alla scelta di ambientare la nuova opera a Berlino
Di certo scegliere di ambientare la sua nuova opera in quella che, all’epoca, era una delle città più ‘dark’ di tutta Europa ha aiutato Reed a prendere coscienza di sé stesso e a sviscerare i suoi sentimenti più profondi. Ma bisogna chiarire subito una cosa. A Berlino Reed non mise piede per registrare l’album, né ci era mai stato prima della sua composizione. Sono stati numerosi suoi colleghi artisti, che Berlino l’avevano visitata e vissuta, a raccontargli per filo e per segno come si viveva e che atmosfera si respirava all’epoca nella capitale tedesca. Tanto bastò a Reed per volare con la fantasia Oltreoceano, riuscendo a comporre liriche e musiche che sembrano testimonianze dirette di una permanenza personale in città. Berlin segna la rottura con Transformer, sia a livello di melodie che di liriche. Le melodie glam rock del precedente lavoro, scelta artistica dettata soprattutto dalla collaborazione con Bowie, all’epoca punta di diamante del genere, vengono quasi del tutto abbandonate, sostituite in Berlin con musiche che sembrano uscire direttamente da una lugubre kneipe o da un club berlinese. Via i folli personaggi borderline e l’ eros festoso di Transformer, sostituito da una spirale di violenza, depressione e dipendenza da droghe.
La storia raccontata in Berlin, opera rock tragica
L’idea per scrivere Berlin è stata data a Reed dal produttore musicale Bob Ezrin (collaboratore, tra gli altri, di Kiss, Alice Cooper e Pink Floyd). Ezrin aveva chiesto a Reed che fine avessero fatto i due amanti maledetti protagonisti della canzone Berlin, contenuta nel primo album dell’artista americano. Questo è stato il punto di partenza da cui Reed ha sviluppato la storia di Jim e Caroline, coppia di amanti tossicodipendenti americani che vivono nella Berlino divisa dal Muro con i loro figli. Berlin inizia con un ricordo, quello di Jim che ricorda il compleanno di Caroline, di quanto fosse bella accanto al Muro, della felicità nell’essere con lei a festeggiare in un piccolo Caffè. Oh, honey it was paradise! Ma la gioia durò ben poco tempo, sostituita ben presto dall’infelicità più profonda. Entrambi sono tossicodipendenti, abusano di metanfetamine ed eroina, con Caroline costretta a prostituirsi per comprare le dosi per lei e per Jim. Entrambi si violentano psicologicamente a vicenda, fino ad arrivare a veri e propri abusi fisici:
Caroline says
she can’t help but be mean
or cruel, or oh so it seems
Il degrado in cui Caroline e Jim sono precipitati fa sì che i servizi sociali gli levino i bambini. La vicenda è destinata a finire tragicamente, con Caroline che si taglia le vene nel letto in cui, ricorda Jim, i due avevano concepito i figli, il luogo in cui, un tempo, erano stati felici:
And this is the place our children were conceived
candles lit the room brightly at night
And this is the place where she cut her wrists
That odd and fateful night
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