«A chi sui gruppi FB di italiani all’estero demotiva i neo-arrivati dico: “Io ce l’ho fatta”. E se ne facciano una ragione»
La storia di Giorgia Fiocco e di come, senza abbattersi, ha superato le problematiche di chi si trasferisce in un Paese senza un lavoro né la conoscenza della lingua e decide di non abbattersi
«A fine 2014 al mio compagno, anche lui italiano, ma che lavorava in Germania, è stato proposto un dottorato di ricerca in Francia. Il 5 febbraio, con un furgone preso a noleggio e accompagnati da mio padre, abbiamo rinchiuso le nostre vite siamo partiti alla volta di Tolosa. Appena arrivata iniziai a cercare gruppi Facebook di italiani all’estero, in Francia o a Tolosa, per parlare con persone che avevano già vissuto quello che stavo passando io. Avevo 25 anni, una lauree triennale in Formazione e Sviluppo Risorse Umane e una magistrale in Scienze della Formazione Continua, entrambe prese a Padova. Il mio obiettivo quindi era iniziare una mia carriera nel settore delle Risorse Umane, ma non parlavo francese. Chiesi così se ci fosse stato qualcuno con esperienze nel settore di mio interesse per capire come muovermi. Ricevetti informazioni molto generali e qualche commento ironico della serie “basta cercare” o “cerca su Google”. Mi ricordo una persona che postò più commenti giudicanti e demotivanti. Affermava che avrei dovuto abbassare le mie aspettative, che gli unici lavori possibili erano quelli lavapiatti, che non ero né unica né speciale e che non avrei trovato “la pappa fatta”. E, la cosa più triste, è che questi commenti ricevevano anche qualche like».
A parlare così è Giorgia Fiocco, classe 1990, originaria di Vigodarzere, provincia di Padova. A distanza di cinque anni da allora Giorgia è diventata impiegata di una società di consulenza che opera a livello nazionale e si occupa, come desiderava al momento del trasferimento, di formazione professionale. «Non è stato facile. Il primo problema era imparare il francese. Mi sono iscritta ad un corso intensivo e nel frattempo ho iniziato con qualche lavoretto, sia per praticare la lingua che per contribuire alle spese quotidiane. Si trattò soprattutto di lavori saltuari che facevano leva sulle esperienze già maturate durante gli anni universitari: lezioni private di italiano, cameriera per catering, commessa di negozio di Frozen Yogurt e così via. Dopo circa nove mesi dall’arrivo ho ottenuto il mio primo impiego nell’ambito delle Risorse Umane, un lavoro amministrativo per cui era richiesta, oltre alla conoscenza del francese, anche una buona conoscenza dell’inglese. Ho poi avuto la possibilità di lavorare per due anni nella selezione del personale all’interno della stessa azienda. Ho deciso poi di tornare a quello che era il mio settore di predilezione, la formazione, e poco meno di due anni fa ho quindi cambiato per lavorare nell’azienda in cui mi trovo attualmente. Insomma, ho raggiunto l’obiettivo che avevo all’epoca e così, a distanza di 5 anni, sono tornata su quei gruppi Facebook in cui ero stata demotivata per esprimere un messaggio di solidarietà e positività a tutte quelle persone che oggi si trovano nella situazione in cui io mi sono trovata 5 anni fa. Sto già iniziando ad accompagnare persone nel campo del Career e Life Coaching e supportare persone che vogliono lasciare l’Italia per andare a lavorare all’estero fornendo informazioni pratiche sul trasferimento in Francia e/o un supporto più generale sulla ricerca di lavoro come scrivere un buon CV, come redigere una lettera di presentazione ecc».
Espatriare in Francia, cosa si pensa prima di partire
«Sono approdata a Tolosa un po’ per caso. Era una città che non conoscevo assolutamente e che non sarebbe mai rientrata nel ventaglio delle mie opzioni se non fosse stato per il lavoro del mio compagno. Quando mi ha proposto di trasferirci assieme in Francia non sono stata da subito entusiasta. Avevo già avuto qualche esperienza di viaggio in questo Paese e nonostante le bellezze turistiche e naturalistiche, non nascondo che avevo paura di scontrarmi con lo stereotipo del “francese con la puzza sotto al naso”. Decisi comunque di cogliere l’opportunità che mi si era presentata e di non lasciarmi influenzare da pregiudizi o dicerie. Avevo comunque già preso in considerazione l’idea di lasciare l’Italia nonostante avessi ricevuto più di un’offerta lavorativa. Anni prima avevo fatto un indimenticabile Erasmus di quattro mesi a Joensuu in Finlandia, avevo voglia di continuare a viaggiare, conoscere nuove culture e imparare nuove lingue».
Trovare casa e lavoro in Francia per un’italiana
«All’inizio abbiamo avuto qualche problema per trovare un appartamento. Avevamo un solo stipendio e le agenzie spesso non accettavano i nostri genitori italiani come “garanti”, anche se alla fine tutto si è risolto. A livello lavorativo sapevo che mi sarei trovata in un Paese dove la non conoscenza del francese mi avrebbe penalizzata e che avrei dovuto quindi darmi da fare per superare la barriera linguistica, ma non mi aspettavo che alcune porte si sarebbero chiuse perché, a parte la lingua, non avevo conoscenza del sistema francese. Nonostante mi fosse stato anche suggerito di convertire la mia laurea italiana in un titolo francese, decisi di non farlo sia perché avrebbe costituito un investimento economico importante che per i lunghi tempi burocratici necessari e gli eventuali esami che avrei dovuto preparare. Penso di aver fatto bene. Il mio è un diploma di laurea valido a livello europeo e alla lunga non mi ha impedito di avere contratti o uno stipendio in linea con il mio profilo».
Un confronto con il mondo lavorativo italiano
«Non ho mai lavorato a tempo pieno in Italia, ma sentendo le esperienze dei miei amici e familiari credo che la Francia possa offrire più stabilità lavorativa in termini di contratti e un’organizzazione del lavoro che permette di conciliare meglio vita professionale e vita privata. Inoltre, per esperienza personale, ho notato che la Francia offre molte più opportunità rispetto all’Italia per chi ha deciso di fare della ricerca il proprio mestiere. Per una giovane della mia età ciò può voler dire avere la possibilità di portare avanti progetti personali come acquistare una casa, crearsi un proprio nucleo familiare o semplicemente avere una miglior qualità della vita. Le tutele e il sistema di welfare garantiscono una certa sicurezza anche in momenti particolari come ad esempio quella della pandemia che abbiamo vissuto».
La vita in Francia e il rapporto con l’Italia
«Sono innamorata di Tolosa, del clima, della posizione geografica e dello stile di vita che ci permette di avere. Inoltre, in cinque anni, abbiamo instaurato dei forti rapporti di amicizia con persone francesi e da tutto il mondo. . Nei primi anni sentivo molto la lontananza e il mio desiderio di tornare era forte. Di Tolosa non c’è nulla che non mi piaccia, ma sentivo e sento delle mancanze: un bel pranzo di famiglia, essere d’aiuto ai miei cari nei momenti di difficoltà, poter vedere in ogni momento gli amici di una vita. Sono più che altro i legami alle persone e alle tradizioni. Il fatto di sapere che in due ore di volo posso essere a casa e i canali di comunicazione di cui si dispone al giorno d’oggi aiutano però molto a rendere queste mancanze più sopportabili. Ad oggi sento ancora questa nostalgia di tanto in tanto, ma ho accantonato per il momento l’idea di tornare in Italia. Non escludo invece di partire per un’altra destinazione».
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