Un’italiana ha girato un film sull’alimentazione forzata per trovare marito

Ambientato in Mauritania, il film di Michela Occhipinti mostra l’altra faccia dell’Africa

Alla 69esima Berlinale è stato presentato il film Flesh Out – Il corpo della sposa della regista italiana Michela Occhipinti.  La pellicola è stata presentata nella sezione “Panorama” e vede nel suo cast gli attori (non professionisti) Verida Beitta Ahmed Deiche (Verida), Amal Saab Bouh Oumar (Amal), Aichetou Abdallahi Najim (Aichetou), Sidi Mohamed Chighaly (Sidi).

 

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Flesh Out: la trama

Protagonista della pellicola è Verida, una giovane ragazza promessa sposa ad un uomo che neanche conosce. Ha tre mesi per prendere peso ed essere pronta così alle nozze combinate dalla famiglia. Perché sì, nella tradizione mauritana, vi è il concetto di “grasso è bello” e dunque la ragazza è obbligata dalla madre a ingrassare di almeno 20 kg per raggiungere i 100kg programmati. Questa pratica si chiama gavage e vede la giovane consumare inizialmente 6 pasti al giorno per poi esserne 10.

Costretta a mangiare anche nel cuore della notte Verida comincia ad essere esausta, sia fisicamente che psicologicamente. Intanto un altro uomo, Sidi, comincia a farle la corte…

Una pratica disumana

Il gavage è, purtroppo, ancora presente in Mauritania ma, come ci mostrano i dati, solo il 20% delle ragazze vengono alimentate forzatamente, altre decidono  di farlo per pure scelta personale. Il gavage è, in ogni caso, una pratica disumana, una piaga da estirpare. Nel film di Occhipinti vediamo addirittura come le ragazze disubbidienti vengano portate forzatamente nel deserto dove, un’anziana donna, tramite tortura obbliga le ragazze a mangiare: “Adesso bevi anche quello che hai vomitato”.

Come afferma anche la regista in un’intervista a Cinecittà news: “Nel 2012 sono stata in Mauritania per un mese. Sono entrata nelle case e ho posto milioni di domande. In un salone di bellezza un’anziana mi ha fatto vedere le smagliature sulle sue braccia, segno di grande bellezza. Un tempo il gavage era estremo, veniva compiuto nell’arco di una sola notte e molte morivano con questa pratica, chiamata ‘el leila’. Oggi non si fa più ma nei villaggi del deserto, per bambine e ragazze molto giovani, è ancora molto diffuso”.

Nel complesso il film risulta essere di forte impatto non solo per la tematica che questo affronta, ma specialmente per l’interpretazione degli attori. Pur essendo, come già anticipato, attori non professionisti questi risultano essere convincenti e “naturali”. Il merito di ciò va anche grazie alla sceneggiatura che pur dimostrandosi molto semplice risulta essere di grande effetto.

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