A molti ebrei fuggiti al nazismo è ancora rifiutata la cittadinanza tedesca
Discendenti di ebrei fuggiti dal nazismo fanno richiesta per la cittadinanza tedesca
Una legge consentirebbe a figli e nipoti di ebrei scappati dal nazismo di diventare cittadini tedeschi. Tuttavia, molti candidati si vedono rifiutare la richiesta. Una serie di clausole impedisce che la maggior parte dei richiedenti abbia un esito positivo. Nel 2018 nel Regno Unito nasce un gruppo, l’Article 116 Exclusions Group, per cercare risposte.
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La cittadinanza tedesca
Nella Germania nazista, tra il 1933 e il 1945 molte leggi limitarono la vita dei cittadini ebrei. Tra queste, alcune erano mirate a revocare loro la cittadinanza. Una legge del 1933 consentì al Reich di rimuovere la cittadinanza a cittadini ‘indesiderati’. Ad esempio agli ebrei, i cui nomi furono pubblicati sui giornali Deutscher Reichs-Anzeiger e Preußischer Staatsanzeiger. Le leggi di Norimberga del 1935, la legge sul passaporto degli ebrei del 1938 e l’undicesima ordinanza sulla legge della cittadinanza del Reich del 1941 mirarono a deprivare completamente i cittadini ebrei della propria cittadinanza, rendendo più facile la deportazione. L’articolo 116 della costituzione tedesca, che consente ai discendenti degli ebrei rifugiati all’estero di acquisire la cittadinanza, recita: «Gli ex cittadini tedeschi che sono stati privati della loro cittadinanza per motivi politici, razziali o religiosi tra il 30 gennaio 1933 e l’8 maggio 1945, ed i loro discendenti, potranno avere la cittadinanza tedesca ripristinata su richiesta». Tuttavia, più di 100 persone lamentano che la propria richiesta non è stata accettata. Ulla Jelpke, del partito tedesco Die Linke, considera che sia un loro diritto e chiede chiarimenti sulla legge.
Richieste rifiutate
Per coloro che sono nati prima del 1953, la cittadinanza è possibile solo per via paterna. Perciò, se il candidato vuole passare via materna, non è possibile per egli acquisire la cittadinanza. Un altro motivo di rifiuto è quando l’antenato rifugiato ha sposato un cittadino non tedesco. Questo è il caso di Sylvia Finzi, la cui madre aveva sposato un ebreo italiano. Alcuni cittadini ebrei fuggiti all’estero, sicuri di aver già perso la cittadinanza tedesca, acquisirono la cittadinanza del nuovo paese o si sposarono, perdendo la cittadinanza tedesca. In alcuni casi, il loro nome non era ancora comparso sulla lista dei giornali in Germania, quindi risulta che abbiano perso la cittadinanza per altri motivi. Perciò non è possibile per i loro discendenti acquisire la nuova cittadinanza tedesca attraverso l’articolo 116. Una richiedente si sente «Tradita da Berlino, di nuovo», poiché la Germania ha rifiutato la sua richiesta. Considera che «giudicare mia nonna su una tecnicità è un evidente caso di revisionismo storico e diniego dell’Olocausto. La mia famiglia non ha deciso di trasferirsi in Francia per divertimento, è stata obbligata per proteggersi e prevenire di diventare apolide».
Il caso britannico
Ad ottanta anni dal Kindertransport, il Regno Unito si mobilita sulla questione. In cooperazione con l’Association of Jewish Refugees, l’Article 116 Exclusions Group (formato da richiedenti le cui richieste sono state negate) chiede al governo tedesco di sostenere ed onorare lo spirito dell’articolo 116. Le richieste di cittadinanza tedesca attraverso l’articolo 116 sono aumentate dopo i risultati della Brexit. Indubbiamente, alcuni richiedenti sono spinti dal desiderio di avere un secondo passaporto europeo. Tuttavia, «il gruppo insiste che la Brexit sia un motivo secondario. Molti dei membri, che vivono in tutto il mondo, hanno visto le proprie richieste negate decenni fa e hanno lottato individualmente per la giustizia anche prima che l’azione collettiva fosse iniziata».
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Immagine di copertina: KinderTransport Memorial Liverpool Street © Flickr