«Nel 1984 disegnai sul Muro di Berlino uomini con la testa di cuori. Ero un vandalo, ora mi reputano un artista»
Da vandalo ad artista: Kiddy Citny ha fatto la storia di Berlino firmando, assieme a Thierry Noir e Emmanuelle Bouchet, i primi murali del Muro
«Quando ero giovane e dipingevo sui muri ero considerato un vandalo. Oggi invece pagano per le mie opere» così ci racconta Kiddy Citny, classe 1957, nato a Stoccarda, a Berlino da quando ha 19 anni, attratto dalla scena artistica e musicale. «Ho pensato per la prima volta di fare l’artista a 17 anni. Volevo un appartamento mio e dovevo pagare l’affitto. Per un periodo ho fatto l’operaio per un’azienda di import/export ma ho capito che non era la mia strada. Così, da autodidatta, ho scelto l’arte. Mi è andata bene, sono riuscito a rimanere a galla». Lo incontriamo nella galleria Culture Pop Studio di Berlino, zona Mitte, non lontano da uno di quei tratti di Muro che nel 1984, assieme a Thierry Noir, contribuì a «trasformare da qualcosa di triste in qualcosa di completamente assurdo e fantastico». Lo colorò infatti con disegni e scritte di pace e umanità tanto che, quando poi Berlino fu riunificata, alcune porzioni del Muro da lui dipinte cominciarono a girare per il mondo donandogli una popolarità forse eterna. Chi vuole ammirare la sua arte dal vivo può recarsi dal 1 al 22 agosto al Culture Pop Studio, dove terrà una mostra insieme all’ amico Thierry Noir, per celebrare i 30 anni dalla caduta del Muro.
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Berlino prima e dopo il Muro
«Quando il Muro ancora divideva Berlino, io vivevo nella parte ovest. Si percepiva continuamente la tensione della Guerra Fredda. Da una parte il capitalismo, dall’altra il comunismo. In mezzo, il Muro. Nel 1984, insieme a Thierry Noir, ho iniziato a dipingere la parte ovest della barriera». In quei giorni si festeggiavano i 750 anni dalla fondazione di Berlino. Berlino Ovest e Berlino Est si contendevano il primato per la metà più bella. La parte occidentale spese moltissimo per rendersi più gradevole. C’erano secchi di vernici avanzate in tutta la città e una notte, Noir e Emmanuelle Bouchet ne presero “in prestito” alcuni. I giorni seguenti, coinvolgendo anche Citny, decisero di usare quei colori per dipingere il Muro e demistificare la sofferenza che esso rappresentava. (Leggi l’intervista a Thierry Noir qui). Continua Citny: «Nonostante io venga tuttora ricordato in primis per i murali di uomini con le teste di cuore, non mi sento né chiuso in una scatola né tantomeno etichettato in qualche modo. Faccio arte e questo significa liberarsi da tutto e dedicarsi a ciò che si ama davvero».
L’arte cambia le cose
«Con la caduta del Muro, Berlino cambiò talmente tanto da trasformarsi in capitale d’Europa e, paradossalmente, in simbolo di libertà. La riunificazione segnò l’inizio del mondo così come lo vediamo oggi, ma non tutto è cambiato. Basti pensare che ancora nel 2019 sono più di 77 i muri a dividere il globo». L’arte rimane però per Citny il mezzo di comunicazione più forte: «se ascoltata, può davvero cambiare le cose. In questo senso, il suo obiettivo è trasmettere un messaggio a più persone possibili, ed è indifferente se all’interno di un museo o per strada. L’arte deve essere democratica. Non deve essere fine a se stessa, ma deve essere portatrice di un messaggio da diffondere. Un esempio è la mia opera Die Welt im Arm, ovvero Il mondo in braccio, vicina tematicamente all’iniziativa Fridays for Future per il suo forte messaggio di responsabilità, nel prendere in mano il pianeta e proteggerlo. L’arte, però, non cambia le cose solo in meglio: può essere manipolata e indirizzata». Durante il nazismo, molti artisti furono considerati degenerati e nascosti al pubblico. Anche in Russia durante il regime sovietico c’era un elenco ristretto di musicisti e artisti la cui arte era approvata dal partito. «Oggi in Cina c’è un rigido controllo sull’arte e in America alcune mostre vengono segnalate con l’etichetta “Explicit paintings”. La censura si allarga anche ai social network, dove nudi e foto inadatte – per chi non è chiaro – non vengono pubblicate. Sicuramente abbiamo più libertà d’espressione rispetto al passato, ma resta comunque limitata. Sono fiducioso nell’impegno dei giovani».
Chi è Kiddy Citny
«Quando ti lanci in qualcosa, è la volta che impari a volare. Se non fossi riuscito a realizzarmi con l’arte, mi sarei concentrato sulla carriera da musicista. Dal 1984 ho una band, si chiama Sprung e suoniamo punk avant garde». L’arte impregna, con diverse forme, ogni aspetto della vita di Citny: «Come artista, mi sento vicino alla corrente tedesca Die Brücke e all’artista espressionista Egon Schiele, anche lui sovversivo, anche lui testimone di guerra. Appartengo allo stesso tempo di Keith Haring e ricordo che quando il mio amico Thierry Noir dipinse il Checkpoint Charlie, Keith lo ricolorò con i suoi motivi: voleva essere lui a lasciare il segno. Per il futuro, non voglio pormi limiti e sono pronto a tutto. È strano da dire, ma come artista sono più motivato ora che in passato. Con il tempo ho maturato un pensiero naive, te lo confido: l’arte può davvero cambiare il mondo».
Dinosauri della Street Art – 30 anni dalla caduta del Muro
Dal 2 al 28 agosto 2019
Tutti i giorni dalle 10 alle 21
Vernissage giovedì 1 agosto dalle 18 in poi
Presso Galleria d’arte Street Art Berlin
Postdamer Str. 7, 10783, Berlin
Entrata libera
Evento: Dinosaurier der Street Art, 30 Jahre Mauerfall
Leggi anche: I primi due artisti ad avere dipinto il Muro in mostra a Berlino per i trent’anni dal 9 Novembre 1989
Immagine di copertina: © Immagine originale scattata da Abram Tomasi
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