Immagine di copertina:©Trollmanngross di Hans Firzlaff , public domain on Wikipedia

Johann Trollmann, il boxeur gipsy che sfidò il nazismo

Johann Trollmann, chi era il pugile che sfidò il nazismo

Si presentava sul ring con la scritta “Gipsy” cucita sui pantaloncini durante il nazismo in Germania: ecco chi era Johann Trollmann. Pugile Sinti nato ad Hannover nel 1907, Johann era anche soprannominato “Rukeli”, che significa albero, per via della sua forma possente e i capelli ricci che lo caratterizzavano. Con il suo stile di lotta unico si impose negli anni ’30 come pugile professionista, ma veniva comunque additato come “lo zingaro”. Denigrato dalla stampa per il modo in cui affrontava gli avversari, venne esonerato dalla squadra olimpica del ’28 per via delle sue origini gipsy.

Salì sul ring travestito da pugile ariano per ridicolizzare il modello imposto dal regime

Quando Hitler prese il potere, Johann Trollmann deteneva il titolo dei mediomassimi l’ebreo Eric Seelign. Un tale smacco non venne tollerato dal regime e la cintura fu tolta al pugile ebreo per essere poi rivendicata solo in seguito. Per ottenere il titolo dovette sfidare l’arianissimo Adolf Witte a Berlino. Sconfisse lo sfidante senza alcun margine di incertezza e nonostante l’opposizione dei giudici a Trollmann gli venne riconosciuta la vittoria. Solo otto giorni più tardi, però, le autorità naziste gli revocarono il titolo che passò quindi a Gustav Eder. Trollmann ci riprovò sfidando anche il nuovo campione. Durante l’incontro per il titolo, per accertarsi che Trollmann non vincesse, la federazione gli impose di combattere secondo le loro regole, privandolo quindi del suo personale e inarrestabile stile di lotta. Alla richiesta, il pugile rispose salendo sul ring con i capelli tinti di biondo e il corpo cosparso di farina così da ridicolizzare  e denunciare l’idea del “pugile ariano”.

Il prezzo che fu costretto a pagare per aver avuto il coraggio di sfidare il regime

Contro Gustav Eder, Trollmann perse la sua chance di riconquistare il titolo e anche la licenza per combattere. Cadde in rovina e iniziò a fare esibizioni di lotta presso dei luna park e a lavorare come cameriere per mantenersi. Minacciata anche la sua famiglia, il pugile dovette sottoporsi alla sterilizzazione e fu costretto ad abbandonare moglie e figlia. Venne in un primo momento richiamato al fronte a combattere e poi internato a Neuengamme, dove intratteneva le SS con degli incontri amichevoli, per poi essere trasferito a Wittenberge. Qui assunse una falsa identità e prese il nome di Emil Cornelius, con le cui vesti fu costretto ad affrontare un ultimo incontro professionistico. Mandò al tappeto l’avversario contro il volere delle autorità e per questo venne ucciso. A 60 anni dalla sua morte, la federazione pugilistica tedesca ne ha riconosciuto il valore e ha posto le sue scuse alla famiglia.

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