«Io, Federico Buffa, vi spiego perché Guardiola ha “fallito” in Germania e perché dirigenti tedeschi e italiani sono simili»
Domenico Laezza e Marco Mei per Berlino Magazine tu per tu con Federico Buffa a Berlino
Federico Buffa a Berlino: accade grazie ad un evento dell’Ambasciata italiana e si trasforma per noi nell’occasione di realizzare una breve intervista. Buffa è uno dei più importanti giornalisti sportivi italiani, uno dei pochi capaci di realizzare dei veri e propri racconti di basket, calcio (e altri sport) per la tv e l’editoria. È amico di alcune dei più grandi giocatori italiani della nostra epoca. È così che molte leggende e aneddoti altrimenti chiusi negli spogliatoi sono arrivati al grande pubblico.
Sulla partita Germania Ovest – Germania Est ai Mondiali del 1974
Nella prima fase dei Mondiali del 1974 in Germania, la Germania dell’Ovest si trovò nel girone con la Germania dell’Est. Era una partita storica. Sugli spalti c’era anche la ventitreenne Angela Merkel. Quando segnò Sparwasser (qui la sua storia) si chiese “e adesso che facciamo?”. Era preoccupata per le conseguenze politiche. Vinse la Germania dell’Est uno a zero. Dopo la partita Franz Beckenbauer, capitano della squadra dell’ovest, decise di affrontare di petto la situazione. Andò in sala stampa con un atteggiamento di sfida nei confronti dei giornalisti. Tuonò poi la carica ai suoi compagni che da lì in poi non persero neanche una partita e si laurearono campioni.
Il Mondiale nella Germania dell’ovest nel 1974
È l’unico Mondiale in cui viene ricordata più la squadra sconfitta, l’Olanda che quella che vinse, ovvero la Germania padrona di casa. L’Olanda arrivò in finale e nella memoria collettiva quella squadra rappresenta tuttora l’esempio di un mondo senza ruoli, un concetto che non era pensabile in uno sport. Johan Cruijff parla di quella squadra dicendo che in quel gruppo giocavano sulla parte destra del campo tutti quelli che potevano giocare in tutti i ruoli, mentre a sinistra giocavano quelli che dal punto di vista tecnico erano a livello degli altri, ma ognuno di loro la esprimeva in un modo unico rispetto agli altri. Johan preferiva giocare a sinistra con i creativi. Già soltanto questa spiegazione ti fa capire che livello di calcio giocavano.
Johan Cruijff non ha mai vinto un Mondiale…
Non ha vinto nessun Mondiale anche perché ne ha voluto giocare uno solo. Si favoleggia che il secondo non l’abbia voluto giocare per aver ricevuto delle minacce. Tuttavia, questo ti dice sulla libertà di pensiero di Johan Cruijff. Oggi un giocatore non potrebbe permettersi di dire no ad un mondiale per motivi economici. Un giocatore degli anni 70 con la sua testa poteva. Del resto fu l’unico dell’Olanda ad opporsi all’Adidas e a giocare con una maglietta cin una striscia orizzontale nera in meno sulle spalle per rimanere fedele alla Puma, con cui aveva un contratto. Cruijff è stato il primo giocatore di calcio a capire la potenzialità commerciale del suo ruolo. Aveva un suocero molto adatto ad insegnarglielo. Se leggessi della sua vita fin da piccolo scopriresti già aveva una propensione agli affari sin dalla tenera età. Tra l’altro è cresciuto in una città come Amsterdam, una città che non ha eguali per mercanzia.
La Germania e l’Italia
La prima cosa che mi viene in mente di questo rapporto è il loro mondiale vinto a casa nostra nel 1990. Paolo Maldini recentemente mi ha dichiarato che la semifinale persa contro l’Argentina è stata la più grande delusione della sua vita. Me la ricordo bene. Poi almeno nel 2006 noi abbiamo vinto da loro. Vincendo anche contro di loro, in semifinale.
Perché Guardiola ha “fallito” in Germania
Guardiola è stato un giocatore di quel Barça allenato proprio da Johan Cruijff. Si dice che la partita della Spagna persa ai rigori contro la Russia all’ultimo Mondiale sia la fine di quel calcio, ma io non ne sono convinto. La Spagna lascia il mondiale con 22 partite senza sconfitte. Gli spagnoli giocano un campionato intero a 3 fino all’ultima giornata con Real, Atlético e Barça e vincendo addirittura la Champions e l’Europa League. Non credo sia finito il calcio fatto di possesso palla in Spagna, loro lo trovano molto congruo alla loro cultura. Guardiola, ha portato il possesso palla in una nazione come l’Inghilterra dove non l’hanno mai fatto. Di Guardiola uno c’è n’è e palesemente è il più grande pensatore di calcio esistente. L’altro giorno ho chiesto a Maldini cosa pensasse di Guardiola. Mi ha detto che gli ha dedicato la Champions vinta col Barcellona come gesto simbolico per gli insulti che ricevette dai tifosi milanisti dopo la finale persa con il Milan. Guardiola è un allenatore che ha vinto ovunque sia stato,. In Italia non siamo pronti per Guardiola, non abbiamo la cultura per accettarlo. Guardiola vorrebbe giocatori adatti al suo calcio, sennò direbbe lasciamo perdere. In Inghilterra ha vinto già al secondo anno, dopo avere avuto il tempo per fare metabolizzare le sue idee. In Germania questo non è avvenuto fino in fondo, soprattutto con la Champions, perché non gli è stato dato il tempo necessario. I tedeschi tendono a ragionare come noi italiani da questo punto di vista. Non hanno pazienza. Non so se Guardiola smetterà davvero a breve di allenare come ha annunciato. L’amore che persone come lui hanno per il mestiere che fanno mi fa pensare che poi gli manca troppo per smettere. Non sei più un calciatore che smette perché non ha più la condizione atletica, sei sempre un libero pensatore e riattivare e o tenere attivo il pensiero è diverso.
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