Porta di Brandeburgo, https://pixabay.com/it/photos/porta-di-brandeburgo-berlino-estate-1041803/, TreptowerAlex, CC0

«Io, italiana a Berlino che voterà alle Europee per il mio Paese. Orgogliosamente e con emozione»

di Enrica Holden Venni*

Dal 23 al 25 maggio si vota in tutta l’Unione Europea. Farlo, più che è un diritto, è un dovere per chiunque crede in questo straordinario e difficilissimo progetto

Sabato per la prima volta andrò a votare all’Ambasciata italiana a Berlino.  

Di norma lo si è sempre fatto per posta. La Germania un paio di mesi fa mi ha fatto sapere che in quanto cittadina europea (che brividi, che emozione quando ho ricevuto la lettera), alle Europee avrei potuto scegliere se votare per la Germania o per l’Italia. 

Il primo pensiero è stato “sovranisti mediterranei, anche no. Io voglio l’eurocrazia!”. Poi ci ho riflettuto un po’ e mi sono detta “votiamo per l’Italia và, che alla fine mi piace perdere”. Ho comunicato i dubbi e decisione agli altri miei amici espatriati, sia italiani che da altre parti d’Europa e a questo punto sono iniziate discussioni del tipo “ma quando andiamo ?”, “ma ci sarà coda?”, “ma davvero non so chi votare!”.

In questi ultimi giorni pre-elettorali sono pervasa invece da una particolare eccitazione. L’idea di andare con i miei amici in Ambasciata, di coordinare il mio weekend con le persone che dovranno andare alle loro ambasciate e vedere colleghi che tornano in Italia per votare, non fa altro che emozionarmi. Che poi la Lombardia mi manda la cartolina dicendo “Guarda che si vota anche per il sindaco” mi fa pensare soprattutto”E a me che me ne importa? Si vota per l’Europa e io secondo voi penso alla provincia di Brescia?“. Ma lasciamo perdere.

Il punto è: Votiamo per l’Europa del domani. Per i figli dei miei amici che hanno tutti il doppio passaporto. Per i popoli che 80 anni fa si trucidavano e i cui nipoti ora si sposano. Votiamo per le serate passate alternando risate in inglese, francese, spagnolo, tedesco. Votiamo con la sicurezza europeista di chi ha potuto fare l’Erasmus, di chi ha deciso di lasciare il suo paese e non ha dovuto richiedere un visto, votiamo non ricordandoci nemmeno più come fossero le lire, le dogane.

Votiamo per i nostri figli del domani, che non capiranno nemmeno perché qualcuno potesse considerare di opporsi all’Europa. Per far vedere a quelle insopportabili facce sovranisti che non siamo bifolchi, che chi emula Trump in Europa non ha pane per i suoi denti, che crediamo nelle unioni e non nelle fratture.

Ecco, sono emozionata. Se andrà male, almeno mi sono goduta il prima. Ora e sempre, cittadini europei!

* Enrica Venni, bresciana di nascita, berlinese d’animo, combattente di inverni ghiacciati dal lontano 2011, si occupa di Business Development.

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Immagine di copertina: Porta di Brandeburgo, ©TreptowerAlex, CC0