Yusra Mardini, la rifugiata che ha salvato 20 naufraghi nel Mediterraneo andrà alle Olimpiadi
Yusra Mardini, rifugiata siriana diciottenne che ha salvato dall’annegamento i venti passeggeri del barcone con cui è giunta in Europa, parteciperà alle Olimpiadi 2016.
La storia. Le vicende di Yusra iniziano più di un anno fa. Ben venti persone si trovavano sul un gommone partita dalla costa turca dirette verso la Grecia. Sono tutti profughi. Raggiunto il mare aperto i motori vanno in avaria. L’imbarcazione comincia a prendere acqua. A nuoto si può raggiungere la costa, ma non tutti sanno nuotare. Lei sì. Ha diciassette anni, è allenata come sua sorella, Sarah anche lei a bordo. Si tuffano e spingono la barca nuotando per tre ore e mezza. Accanto a loro scendono in acqua altri passeggeri per aiutarle. Non sanno bene come fare, seguono le istruzioni delle due giovani. Arrivano a Lesbo, Turchia. Sono sfiniti, ma sono tutti salvi. L’intero gruppo decide di seguire la cosiddetta rotta Western Balkan e dirigersi a piedi in Germania. Attraversano Macedonia, Serbia, Ungheria e Austria cercando sempre di evadere ai controlli della polizia e alle frontiere. Ce la fanno.
Europa. Nove mesi dopo, Yursa è nella piscina dello stadio olimpico di Berlino. «Mi sarei vergognata, se avessi permesso a qualcuno di morire, quella notte», ha confessato all’UNHCR. «In molti non sapevano nuotare e di certo io non sarei rimasta a sedere piangendomi addosso aspettando la nostra morte. Dovevamo morire? Bene, lo avremmo fatto da dignitosamente».
Rio 2016. «Voglio fare questa cosa. Voglio mostrare a tutti che il dolore lascia spazio a tempi più sereni. Voglio infondere speranza e invogliare tutti a fare qualcosa di buono delle loro vite». Il CIO ha stanziato 2 milioni di euro perché Yursa e atleti come lei possano raggiungere la piscina olimpionica brasiliana. Yursa è nata a Damasco e dichiara di odiare il mare. «Alle persone restano i sogni. Non ci sono le condizioni ideali, forse, per realizzarli, ma dobbiamo sempre impegnarci al massimo, perché non si può mai dire! Provateci! Potrebbe capitarvi l’occasione giusta, oppure potreste essere voi stessi a creare una tale opportunità».
Una nuova vita. L’atleta è seguita dal coach sportivo Sven Spannekrebs,punto di riferimento per la famiglia di lei. «Yusra è fantastica. Migliora di giorno in giorno. Volevo proporle come obiettivo le olimpiadi del 2020, ma il CIO, la Commissione Olimpica Internazionale, ha candidato lei e altri 42 atleti per la squadra degli atleti olimpionici rifugiati 2016». Yusra e gli altri come lei non sfileranno dietro alla bandiera siriana, bensì a quella olimpica. Perché lo stato di rifugiato, di fatto, priva di una “patria”. La cerimonia di apertura si terrà il 5 agosto. Il presidente del COI Thomas Bach ha affermato: «Vogliamo aiutare gli atleti di un certo livello, perché la loro eccellenza non deve passare inosservata, specialmente se vengono da una situazione tanto disastrosa come quella dei rifugiati. Infonderemo speranza, mostreremo che un mondo migliore è possibile».
Foto di copertina (C) Youtube CC BY SA 2.0