Incontri ravvicinati del tipo berlinese su Warschauer Brücke

di Giovanni Piazza – (dal Laboratorio di Scrittura Creativa “Scrittori Emigranti”)

Nel periodo in cui era disoccupata, Helen tornava spesso in bicicletta di notte. Questo per due motivi: le piaceva esplorare le stranezze della vita notturna e da disoccupata era troppo povera per regalare parte del suo sussidio alla BVG. Quando poteva, cercava di non essere pigra e provava a pedalare, non importa quanto tardi fosse.

Quella sera, dopo aver bevuto due-tre birre a casa di Claudia, venne il momento dell’epifania.
Erano le due e mezza del mattino, Helen stava pedalando distrattamente la sua ridicola ed economica bicicletta rosa – fin troppo poco borghese per il suo stile – quando nella nebbia del Warschauer Brücke una strana figura si avvicinò, come se provenisse misteriosamente dalla sagoma della torre della televisione.

Hai un accendino, sì o no? » si sentii dire mentre l’uomo correva verso di lei.
Helen era inglese e riconosceva una parlata in tedesco stretto abbastanza velocemente. Il tono brusco e diretto non le aveva lasciato dubbi: era un berlinese.
Ja… » rispose sicura, nel frattempo stava cercando l’accendino in una delle tasche del suo loden.
Allora, ce l’hai ‘sto accendino o no, ragazzina? »
Helen rimase di stucco. Non tanto per la sgarbatezza della seconda domanda: se vivi a Berlino, con la cafoneria o ci vai a letto, o altrimenti vai in terapia o ti trasferisci. No, non era quello il problema.
Appena gli passò l’accendino, notò che la mano del tizio era sporca di nero, come se avesse scavato tra chili di fuliggine, mentre il resto del corpo le sembrava immacolatamente pulito. E il motivo per cui poteva affermare una cosa del genere è che quel tizio era nudo.

Così, dal nulla, con -3 gradi Celsius, nel vuoto di una notte nebbiosa Berlinese, col batacchio in vista e senza neanche le scarpe. Ovviamente un tizio del genere non poteva che portare un costoso orologio al polso della mano pulita. Lo stile è stile.
Allora, questo accendino? »
Eh…..?» Helen cercava con un dito l’accendino, con l’altra lo spray antistupro.
Do you speak Geeeeeeeeerman? … Turisti…»
Eh..? »
Allora? Hai l’accendino sì o no? Non lo vedi che fa freddo? Mi vuoi lasciare a congelare o cosa? »
Eh…. »
Che faccia fai? Non l’hai mai visto un uomo nudo? » le rispose il tizio, rimasto spazientito davanti ai suoi occhi « Secondo me ne hai visti eccome», aggiunse.

Non (è) che Helen non avesse niente da dire o fosse diventata muta di colpo, di solito rispondeva a tono, è che era ipnotizzata dalla bizzarria della situazione.
Voleva dire qualcosa per stemperare, ma continuava a squadrare il tizio dall’alto in basso. Era altissimo, qualcosa tipo due metri o giù di lì, con un taglio di capelli da monaco francescano, una mano sporca, un’altra sul cui polso c’era un Tag Heuer in argento, mentre l’intero corpo era bianco e pulito, come se fosse appena uscito dalla vasca da bagno. Sembrava un enorme Bambino, senza peli sul corpo – eccetto quelli pubici – e una pancia ben idratata da orsacchiotto.

I miei occhi sono qua » le rispose il nudista intercettando il suo sguardo con l’indice come se fosse un mastro burattinaio.
Eh… »
Come ti chiami? »
Eh… »
Finalmente Helen trovò l’accendino e l’uomo fece un inchino per ringraziarla, lasciando pendere la sua acconciatura come un parrucchino appeso a uno stendino. Helen notò la pianta del piede allargarsi a contatto con l’asfalto e non poté fare a meno di emettere un’intensa smorfia di disprezzo: stava pensando al centinaio di preservativi su cui molto probabilmente quello strano personaggio aveva camminato.
Grazie, era ora! »
Eh… bitte! »
Ah, vedi che parli?» e il tizio se ne andò verso il semaforo, poco prima della fermata del tram.
Eh…. » l’accendino, s’era preso l’accendino. Ma meglio così, Helen lo avrebbe sicuramente bruciato, quell’accendino.

Bloccata con la bici a metà del ponte, guardò in direzione della East Side Gallery per accertarsi che quella scena non l’avesse vista solo lei. Si sistemò il casco e andò avanti a pedalare, quando poco dopo rivide il nudista correre come un maratoneta verso l’M10.
Helen Sorrise. Era in uno strano posto tra l’incredulo, l’altezzoso e lo stanco.
Fissò la sua attenzione sulle chiappe del tizio, sode e larghe al tempo stesso, che la intrattenevano come un video di Nicki Minaj.
Ma era tardi e Helen superò la scena con una serie di pedalate di emergenza.
Schlaf gut!» le gridò il nudista da dietro.
” Sogni d’oro un par de palle, domani trasloco da ‘sto buco di pazzi! ” pensò Helen, convinta che il giorno dopo avrebbe fatto ricerche sdraiata, comoda comoda col tablet sulla pancia, per vedere i costi delle case a Dublino, alcuni progetti internazionali in Giappone e altre robe del genere.
Ma era praticamente domenica, e presto un brunch messicano avrebbe cancellato tutti i buoni propositi. Era sempre così, ogni weekend aveva una rivelazione su cosa fare della sua vita, ma poi questi propositi venivano soppressi da chili di tapas.

Foto di copertina: spinheike public domain

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