Bambino DDR

Storia dei riformatori della DDR: prigioni e torture che la Germania fa finta di non ricordare

Le atrocità della rieducazione socialista imposta ai “figli” della DDR

“Kindheit im Heim” infanzia a casa – è il titolo apparentemente innocuo di una mostra presentata dalla fondazione Großes Waisenhaus zu Potsdam, dietro cui si si celano, in realtà, gli orrori della rieducazione nei riformatori della DDR imposta ai “figli” della nazione sino al 1990. Lo scopo del progetto – frutto di una collaborazione fra l’università e il museo del film di Potsdam e la Freien Universität Berlin – è dare, finalmente, una voce a centinaia di “ex-bambini difficili” del regime comunista tedesco; ragazzi che oggi hanno oggi più di 50 anni e che vennero internati in giovinezza in Jugendwerkhof – ufficialmente dei centri di recupero giovanile – per aver tenuto comportamenti non conformi al sistema e per essere, quindi, rieducati ad onesti “cittadini socialisti”. Molti di questi giovani, considerati allora alla stregua di dei mezzi delinquenti, erano colpevoli di aver marinato la scuola o di essere scappati da situazioni familiari invivibili. Altri crimini comuni erano l’ascolto di canzoni Rock proibite dal regime, obiezioni fatte a professori con troppa foga adolescenziale o, ancora, avere genitori che si lamentavano apertamente delle condizioni poco democratiche della Deutsche Demokratische Republik e magari pianificavano anche di trasferirsi all’estero!

Gli Jugendwerkhof, i riformatori della DDR

Gli Jugendwerkhof, in totale circa 150 strutture nel territorio della DDR, ospitarono dal ‘64 al ’89 circa 4000 giovani “dissidenti” dai 14 sino ai 18 anni in condizioni di vita terrificanti: stupri sistematici, digiuni forzati, pestaggi e isolamenti erano parte del processo rieducativo. Gli adolescenti che ricevettero tale “sostegno educativo” rimasero per anni in silenzio, bloccati dalla vergogna, dal senso di colpa e dalla paura di essere stigmatizzati (come d’altronde erano sempre stati), prima di trovare il coraggio di raccontare il loro passato e di organizzare regolarmente degli incontri finalizzati all’elaborazione dei traumi che hanno subito.

La storia degli Jugendwerkhof dal 2012 ai giorni nostri

Nel 2012 lo stato tedesco istituì un fondo di risarcimento per gli ex-Heimkinder della DDR inizialmente fissato a 300 € mensili; tuttavia, nel 2014 – data di scadenza per la richiesta di risarcimento – molti degli interessati non sapevano neppure dell’esistenza dell’indennizzo, afferma Roland Herrmann, che all’età di 14 anni visse per sei mesi in una Kinderheim in Bad Freienwalde in Brandenburg. Hermann, e molti altri come lui, ritiene che questo fondo di risarcimento fosse solo un tentativo per liquidare le vittime -e la colpa che esse incarnano – e ritiene, invece, che il denaro debba essere affiancato ad un programma ufficiale di riabilitazione affinché lo stato dimostri di riconoscere il danno e del dolore arrecato a questi particolari cittadini.

 

L’impossibilità del riconoscimento ufficiale dei riformatori della DDR

Il problema è che “ufficialmente” gli Jugendwerkhof, i riformatori della DDR, non esistono più e “non sono mai esistiti”: dopo la caduta del Muro tutti i riformatori chiusero i battenti e la documentazione degli istituti scomparve nel nulla. Non si sa neanche chi vi lavorò: non se ne conoscono i nomi. Chi operò questa perversa rieducazione su centinaia di persone stroncate nel fiore della loro giovinezza rimarrà impunita.

Il monumento

Esistono, per fortuna, sia un’associazione fondata da Ronald Herrmann per la riabilitazione degli ex-internati di Bad Freienwalde che un luogo commemorativo nell’ex-Jugendwerkhof di Torgau Un nuovo monumento commemorativo in onore delle vittime ad opera dell’artista e fabbro Axel Anklam sorge a Bad Freienwalde. L’inaugurazione è datata 9 novembre 2017. Un modo per scolpire nella pietra un orrore altrimenti destinato all’oblio.

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foto: Jugendlicher Häftling und weitere Person bei der Holzbearbeitung Roger Rössing CC BY-SA 3.0 DE