Dall’Oberkieker all’Ampelmann, il mito dei semafori di Berlino
L’omino basso e paffutello che regola il traffico pedonale di Berlino, l’Ampelmann, è solo l’ultimo di una lunga serie di semafori per regolare il traffico crescente della capitale.
Era il 1924, a Potsdamer Platz confluivano cinque grandi stradoni ed il caos regnava incontrastato. Proprio per disciplinare il traffico di tram, auto e carrozze, diventato ormai fuori controllo in un incrocio che all’epoca era tra i più movimentati d’Europa, l’amministrazione cittadina sull’esempio di New York, Londra e Parigi installò il primo semaforo della nazione: una sorta di torretta di controllo, non a caso a base pentagonale, con segnali luminosi orizzontali e orologi su ogni lato.
L’ “Oberkieker” (la vedetta), come usavano chiamare i berlinesi il semaforo della città, divenne un vero e proprio simbolo della capitale e regolò a pieno ritmo la circolazione di Potsdamer Platz finché non finì anch’esso tra le macerie della Seconda guerra mondiale. Alla fine degli anni ‘90 si decise comunque di ricostruirne una replica, del tutto identica all’originale, visibile tutt’oggi all’entrata della stazione di Potsdamer Platz.
L’ampelmann
La storia dei semafori berlinesi è tutt’altro che conclusa qui. Chiunque metta piede nella capitale tedesca e si trovi a dover attraversare le strisce pedonali si accorgerà di un singolare segnale luminoso per i pedoni che campeggia in gran parte della città: un omino basso e paffuto con tanto di cappello che non appena il segnale diventa rosso allarga le braccia in segno di pericolo. Si tratta dell’ ”Ampelmann”, letteralmente uomo del semaforo.
Disegnato nel 1961 dallo psicologo Karl Peglau su incarico di funzionari dell’ex DDR con lo scopo di diminuire gli incidenti stradali, l’omino riscosse subito successo e fu presto impiegato su tutti i semafori pedonali di Berlino est: la sua forma simpatica e allo stesso intuitiva e ben visibile veniva recepita con maggiore velocità dai pedoni, risultando più efficace ai fini della sicurezza.
L’Ostalgie
Con la caduta del muro gli Ampelmännchen furono pian piano soppiantati fino a quando nel 1996 il designer industriale Markus Heckhausen si inventò una lampada utilizzando i vecchi pezzi di semaforo dell’est con al centro il simpatico omino. Negli anni la nostalgia per i vecchi semafori dell’est si fece sempre più forte finché nel 1997, con un referendum popolare, i berlinesi scelsero di reintrodurre l’amato omino luminoso su gran parte dei semafori di Berlino est (ma anche un po’ ad ovest).
Heckhausen, cavalcando l’onda del successo che lui stesso contribuì ad alimentare, fondò alla fine degli anni ’90 una propria compagnia di design che grazie ad un accordo con l’ideatore dell’omino del semaforo divenne l’unica detentrice dei diritti del marchio Ampelmann (questo il sito). Da qui l’apertura di vari punti vendita e di un ristorante: gadget di ogni tipo, abbigliamento, accessori, che hanno fatto diventare il singolare omino luminoso un’icona di Berlino e di quell’Ostalgie che affligge ancora tanti (ma sempre di meno, gli anni passano per tutti e così si sbiadiscono i ricordi) dei suoi abitanti.
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